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Francia: se Macron vince garanzie per il futuro anche di Puglia e Basilicata

 
Leonardo Sforza

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Leonardo Sforza

Macron, 2022

Le due regioni potranno fare tesoro del «Next Generation EU» e del relativo « Piano di Ripresa e Resilienza» per sostenere l’innovazione digitale, la transizione ecologica e lo sviluppo sostenibile

Domenica 24 Aprile 2022, 15:35


Inizia oggi la collaborazione con la Gazzetta di Leonardo Sforza, da oltre trent’anni nel campo delle politiche UE e delle relazioni internazionali.

Il risultato delle elezioni presidenziali francesi, a seguito del ballottaggio fra il presidente uscente filo-europeista Emmanuel Macron e la sfidante eurofoba Marine Le Pen, è atteso con particolare ansietà soprattutto a Bruxelles, ma anche a Roma, Berlino e nelle capitali di mezzo mondo oltre che dai mercati finanziari. Tale ansietà si giustifica, da un lato, per il ruolo sempre più importante assunto dal presidente Macron sulla scena europea e mondiale nel corso del suo primo mandato presidenziale; dall’altro per le opposte visioni valoriali, strategiche e programmatiche che emergono dai programmi dei due sfidanti. Entrambi con profonde conseguenze, nel caso di Le Pen radicalmente negative, sul futuro dell’Unione Europea, sui principi di solidarietà, non discriminazione ed integrazione, sul commercio mondiale, sulle politiche energetiche e di sviluppo sostenibile, sui sempre più fragili ed evolutivi equilibri geopolitici di un mondo multipolare in mutazione.

Su ciascuna di queste problematiche, l’impatto delle scelte elettorali dei francesi è suscettibile di influenzare tanto le riflessioni e la grammatica del tipo di società che vogliamo costruire quanto le questioni pratiche del quotidiano di imprese e famiglie non solo in Francia. Con Macron, l’asse Roma-Berlino-Parigi per la definizione di strategie comuni soprattutto a livello dell’Unione Europea uscirebbe rafforzato. Utile più che mai al Mezzogiorno ed al resto del Paese. L’esempio più eclatante è dato dalla svolta impressa a livello europeo in favore di una politica economica espansiva e di solidarietà, la cui portata può andare ben oltre il contrasto degli effetti negativi della pandemia sull’economia. Conseguenza pratica di tale svolta ormai operativa, fortemente promossa dall’Italia e dal Commissario europeo Gentiloni, ma impensabile senza l’impulso e l’appoggio di Francia prima e Germania poi, è stata l’adozione rapida del «Next Generation EU» e del relativo « Piano di Ripresa e Resilienza ». Un piano dalla portata finanziaria e di governance senza precedenti di cui Puglia e Basilicata potranno fare tesoro per sostenere in particolare l’innovazione digitale, la transizione ecologica e lo sviluppo sostenibile. Per rendere tale svolta strutturale anziché emergenziale nelle politiche di bilancio e indirizzo economico UE, la Francia di Macron avrebbe un ruolo positivo determinante. Inoltre, alla luce del potenziale rafforzamento delle relazioni italo-francesi inquadrate dal «Trattato del Quirinale» siglato da Macron e Draghi a Roma nel novembre dello scorso anno, l’Italia potrebbe incidere di più rispetto a scelte di interesse comune promosse dai due paesi nel contesto europeo ed internazionale.

Peraltro, sarebbe auspicabile la definizione di un simile trattato bilaterale dell’Italia con la Germania, come già fatto con successo dalla Francia con il «Trattato dell’Eliseo» del 1963, rafforzato da Macron e dalla Cancelliera Merkel nel 2019 con il «Trattato di Aquisgrana ». Un simile trattato permetterebbe di inquadrare strutturalmente la cooperazione italo-tedesca e indirettamente rafforzare gli strumenti per una collaborazione più stretta e durevole fra Roma, Berlino e Parigi su temi fondamentali per il futuro dell’Unione Europea, ma il cui sviluppo resta embrionale o da riformare. Si pensi in particolare al progetto di difesa europea, alla definizione di una nuova governance economica per la disciplina di bilancio, a nuovi strumenti per lo sviluppo economico, all’autonomia energetica, alle questioni migratorie , alla proiezione dell’UE sulla scena globale in quanto attore più incisivo e credibile di quanto visto fin ad ora.

In definitiva, questa volta la posta in gioco va ben al di là del tradizionale interesse per la Francia in quanto potenza economica, nucleare e membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La buona notizia è che gli ultimi sondaggi danno il presidente Macron vincente intorno al 55% dei suffragi, confermandolo per un secondo mandato di cinque anni. Lo scarto di dieci punti sulla challenger Marine Le Pen, che si attesterrebe pur sempre intorno al 45% dei votanti, si sarebbe allargato nelle ultime ore probabilmente per una migliore presa di coscienza da parte degli elettori dei rischi sistemici tanto nazionali che internazionali che una vittoria del candidato di estrema destra avrebbe comportato.

La cattiva notizia è che la polarizzazione emersa già al primo turno delle elezioni presidenziali, fra una Francia genericamente anti-sistema ed espressione di un malessere e di un disagio diffusi fra la popolazione, ed una Francia liberal-progressista che vuole ancora credere nell’evoluzione positiva del progetto europeo e nei valori che incarna, è destinata a rimanere se Macron non dovesse imprimere un cambio di passo alla leadership del Paese sia sul metodo di governare che nella sostanza. La campagna per le elezioni legislative di giugno prossimo per rinnovare il Parlamento francese, ed i prossimi due mesi di presidenza del semestre Ue assicurata dalla Francia, saranno un banco di prova importante per riconoscere quel salto di qualità promesso da Macron nella campagna elettorale sia sul piano nazionale che internazionale.

Se alle venti in punto di questa domenica sera, nella tradizionale scenografia delle principali reti televisive francesi comparirà, come da previsioni, il volto di Macron saremo in molti a tirare un sospiro di sollievo. Nel caso contrario, basti ricordare «l’improbabile» primo successo di Trump negli Stati Uniti ed il risultato in favore della Brexit nel Regno Unito entrambi fondati su una narrativa per slogan simili a quelli usati da Marine Le Pen, dovremo faremo i conti con scenari di fantapolitica ai quali sarebbe meglio non pensare.

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