BARI - Alcuni più evidenti, altri meno, ma di fatto i saldi invernali sono già iniziati. In giro per il centro specie le profumerie hanno già da qualche giorno il cartellino con indicati i doppi prezzi, mentre altri espongono scritte del tipo: «affari natalizi», «occasioni speciali». C'è anche chi non si nasconde dietro troppi giri di parole ed espone il 30% o anche più di sconto per i «boxing days», una strategia di marketing mutuata dal mondo anglosassone dove gli sconti iniziano già a Santo Stefano.
«La stagione dei saldi è praticamente già qui: entro il 5 gennaio prenderanno il via in tutte le regioni. Il primo grande appuntamento commerciale del 2023, che però rischia di essere diluito dalla valanga di pre-saldi e promozioni iniziate già a Santo Stefano: si è importata, infatti, addirittura la tradizione dei Boxing Days, il periodo di sconti - celebrato nel Regno Unito e in altri paesi del Commonwealth - che inizia proprio il 26 dicembre». Così Fismo, la federazione dei negozi specializzati in moda di Confesercenti alimenta le polemiche per i troppi pre-saldi.
«Una valanga promozionale che rischia di disorientare i consumatori, danneggiando gli imprenditori che correttamente aspettano il giorno previsto per dare il via alle vendite di fine stagione. A tutto vantaggio soprattutto dei grandi marchi e delle piattaforme web».
«Dopo avere importato il Black Friday, adesso arrivano anche i Boxing Days, l’ennesima trovata per intercettare in anticipo i consumatori in attesa dei saldi invernali. Una strategia che ha fortemente diminuito, nel corso degli ultimi anni, l’effetto richiamo dei saldi sui consumatori, come è evidente a tutti. A svantaggio soprattutto della rete dei negozi di abbigliamento fisici, per i quali i saldi valevano fino a qualche anno fa fino al 30% del fatturato annuale», dichiara Benny Campobasso, presidente di Fismo Confesercenti. «Purtroppo, quella delle vendite con sconto e sottocosto è diventata pratica commerciale diffusissima, con cui si cercano di mantenere i volumi perduti in questi anni di difficoltà. La pratica, però, di fatto penalizza le attività meno strutturate che non possono competere contro campagne promozionali così aggressive. Ma per i saldi tradizionali i consumatori da sempre premiano i negozi di vicinato dei quali possono verificare la veridicità dell’offerta. Infatti, la spinta del marketing verso pre-saldi, vendite private e promozioni speciali, a nostro avviso, disorienta e riduce le tutele degli stessi consumatori, inducendoli a confondere le vendite promozionali con i saldi di fine stagione. Che sono un evento commerciale del tutto diverso: i saldi, infatti, si applicano solo a prodotti che abbiano una stagionalità, come abbigliamento e accessori moda, seguendo una disciplina giuridica complessa che va dalla comunicazione preventiva dell’inizio delle vendite di fine stagione, all’obbligo del doppio prezzo in cartellino. Dobbiamo fermare la confusione: bisogna rivedere le regole per garantire sconti trasparenti ai consumatori e tutela della concorrenza, anche avvicinando di più la data di partenza delle vendite alla fine reale della stagione».