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Raggi gamma e buchi neri: fisici baresi alla scoperta dei segreti dell’universo

 
Barbara Minafra

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Barbara Minafra

Raggi gamma e buchi neri: fisici baresi alla scoperta dei segreti dell’universo

Un lampo di raggi gamma. La prof. Bissaldi (coordinatrice gruppo di ricerca): ha impiegato circa 1,9 miliardi di anni per raggiungere la Terra. La task force del dipartimento Interateneo di Fisica ha collaborato con Nasa Fermi Gamma-ray Space Telescope, che rappresenta una finestra sul cosmo

Mercoledì 16 Novembre 2022, 13:25

BARI - È il più intenso impulso di radiazione elettromagnetica mai osservato. E’ stato catalogato come un lampo di raggi gamma, la classe più potente di esplosioni nell’Universo. Questo colossale evento cosmico bianco, oro e rosso che è apparso e svanito vicino a una banda diagonale rossastra, il bagliore dei raggi gamma della Via Lattea, potrebbe essere legato alla nascita di nuovo buco nero nel cuore di un’enorme stella collassata a 1,9 miliardi di anni luce da noi.

“Il segnale, denominato Grb 221009A e proveniente dalla direzione della costellazione della Freccia, ha impiegato circa 1,9 miliardi di anni per raggiungere la Terra” ha spiegato la prof.ssa Elisabetta Bissaldi, ricercatrice del Dipartimento Interateneo di Fisica ed associata all’Infn di Bari. Responsabile barese del gruppo di ricerca, ha coordinato le analisi nella collaborazione Nasa Fermi Gamma-ray Space Telescope che osserva il cosmo fornendo un’importante finestra sui fenomeni più estremi dell’universo, dai lampi di raggi gamma ai getti dei buchi neri, dalle pulsar ai resti di supernova, all’origine dei raggi cosmici.

“Si pensa – ha spiegato Bissaldi - che sia il bagliore con cui si è formato un nuovo buco nero nel cuore di un’enorme stella collassata sotto il suo stesso peso. In queste circostanze, un buco nero nascente produce potenti getti di particelle che viaggiano quasi alla velocità della luce. I getti attraversano ciò che resta della stella, emettendo raggi X e raggi gamma”.

L’ondata di raggi cosmici ha attraversato tutto il Sistema Solare, attivando diversi osservatori su satellite, tra cui i due strumenti a bordo del Nasa Fermi Gamma-ray Space Telescope, il Gamma-Ray Burst Monitor (Gbm) e il Large Area Telescope (Lat). Ma anche molti altri telescopi sensibili a tutte le lunghezze d’onda, dal radio, all’infrarosso, fino alle estreme energie dello spettro elettromagnetico, si sono immediatamente rivolti verso la direzione di origine del segnale per studiarne le caratteristiche. Moltissime campagne di analisi sono tuttora in corso nel mondo.

“La luce di questa antica esplosione porta con sé nuove informazioni sul collasso stellare, la nascita di un buco nero, il comportamento e l’interazione della materia a velocità prossime a quella della luce, le condizioni in una galassia lontana e molto altro. Un altro Grb così luminoso potrebbe non apparire per decenni”, ha detto Roberta Pillera, dottoranda del corso Interateneo UniBa e PoliBa in Ingegneria e Scienze aerospaziali ed associata all’Infn di Bari, autrice di una delle prime comunicazioni di Fermi-LAT. “Secondo un’analisi preliminare, Fermi-Lat ha rilevato l’esplosione per più di 10 ore. Uno dei motivi della luminosità e della longevità dell’esplosione è che, per essere un Grb, si trova relativamente vicino a noi”. Questo permette di “rilevare molti dettagli che altrimenti sarebbero troppo deboli per essere visti ma è anche uno dei più energetici e luminosi mai visti, indipendentemente dalla distanza, il che lo rende doppiamente eccitante.”

La sequenza costruita da Pillera sulla base dei dati di Fermi-Lat, frutto di più di 10 ore di osservazioni, mostra il cielo nei raggi gamma centrati sulla posizione di Grb 221009°. Il bagliore dal piano della nostra galassia, la Via Lattea, appare come un’ampia banda diagonale sulla sinistra del Grb. Ogni fotogramma rivela raggi gamma con energie superiori a 100 milioni di elettronvolt (MeV), dove i colori più luminosi indicano un segnale di raggi gamma più forte. Mario Nicola Mazziotta, primo ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare della Sezione di Bari e responsabile nazionale del progetto Fermi-Lat: “A distanza di 14 anni dall’inizio della missione, Fermi continua a stupirci con le sue scoperte. Questo il ruolo fondamentale di strumenti come Gbm e Lat che monitorano costantemente l’Universo in banda gamma, ed è anche per questo motivo che la Nasa ha recentemente esteso la durata della missione Fermi per il prossimo triennio”.

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