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Una squadra speciale in azione per difendere i ricci di mare tra Mola e Savelletri

 
Antonio Galizia

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Antonio Galizia

Una squadra speciale in azione per difendere i ricci di mare tra Mola e Savelletri

Uniba, Wwf e Gal in campo per favorirne il ripopolamento

Venerdì 04 Novembre 2022, 13:22

Tre anni di stop alla pesca dei ricci di mare? Università di Bari e Sassari, Wwf, Gal (Gruppi di azione locale) del Sud Est Barese e della Valle d’Itria e Parco delle dune costiere in campo per favorirne il ripopolamento nelle acque di Mola, Polignano e Monopoli nel Barese e Savelletri nel brindisino, note per il consumo di questa prelibatezza che richiama orde di consumatori e sub.

La proposta di legge, presentata nei giorni scorsi da 20 consiglieri regionali, trova nel progetto di ricerca sviluppato da biologici e ricercatori di Università e agenzie di sviluppo costituitisi in Ats (Associazione temporanea di scopo), il fondamento scientifico per «salvare l’ecosistema marino in questa area del Basso Adriatico devastata dalla pesca intensiva di specie a rischio estinzione». Ne dà notizia il Dipartimento di Scienze agro-ambientali e territoriali dell’Università di Bari, capofila del progetto di tutela e gestione dei «Paracentrotus lividus e Arbacia lixula» (nomi dei ricci maschi e femmina) nel litorale adriatico, che coinvolge partner nazionali.

«Il progetto prevede la mappatura e il monitoraggio del territorio costiero, le analisi economiche legate al comparto e la realizzazione di un piano di animazione territoriale. Si tratta di una azione di intervento – spiegano i promotori - che servirà a sostenere un reale miglioramento degli attuali e futuri assetti ambientali ed economici nel territorio costiero barese-brindisino».

Il riccio di mare rappresenta una risorsa importante la cui tutela deve necessariamente passare attraverso un piano di protezione, gestione e ripristino per le zone marine che viene affiancato ad una attività di sensibilizzazione mirata, «L’isola del riccio», promossa sul territorio attraverso il coinvolgimento diretto dei pescatori. I fondali del Barese e del Nord Brindisino sono stati scandagliati dai ricercatori perché considerati tra i più deturpati dai pescatori di frodo di frutti di mare pregiati: molluschi ed «echinodermi» molto richiesti nella ristorazione come ricci, datteri e oloturie, più conosciute come cetrioli di mare.

Il problema riguarda anche altre zone, ma sul tratto costiero indagato, negli ultimi anni l’attività dei pescatori di frodo si è intensificata, come dimostrano i diversi i sequestri eseguiti dalla Guardia costiera che ha recuperato ingenti quantitativi di ricci e datteri di mare nascosti, immersi in acqua e già insacchettati, pronti per essere consegnati a ristoratori e commercianti. Risale al 25 ottobre scorso il maxi sequestro di 3 quintali di ricci di dubbia provenienza, tutti allo stato vitale e rigettati in mare.

I controlli della Capitaneria di porto di Bari e dei dipendenti uffici marittimi di Mola e Monopoli sono costanti ma non riescono a fermare il fenomeno: i chilometri di costa da controllare sono molti ed è difficile cogliere in flagranza i pescatori di frodo in mare mentre è più facile fare i controlli a terra.

Dal report del monitoraggio emerge inoltre che «la richiesta di prodotto è alta e per farvi fronte, i ristoratori e le pescherie importano ricci pescati in Spagna, Portogallo, Grecia e Croazia; i kg totali di prodotto importato in Puglia dal 2017 al 2021 sono stati 160mila 572,35 e il prodotto pescato locale dal 2019 al 2021 ha evidenziato un calo del 48%» per via dell’intensificazione dei controlli e dell’impoverimento dei fondali. In Puglia, la pesca dei ricci di mare è proibita a maggio e giugno, mentre a partire da luglio è consentita la pesca di 50 esemplari per i non professionisti, in apnea e senza attrezzi, e di mille per la pesca professionale. Se la proposta di legge regionale verrà approvata, il fermo durerà 3 anni. Per tutti.

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