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Il Bari , quegli errori inaccettabili: squadra inaffidabile, i due gol del Modena l’emblema dei limiti

Il Bari , quegli errori inaccettabili: squadra inaffidabile, i due gol del Modena l’emblema dei limiti

 
antonello raimondo

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antonello raimondo

Il Bari , quegli errori inaccettabili: squadra inaffidabile, i due gol del Modena l’emblema dei limiti

La stagione volge, ormai, al termine e non c’è verso di porre fine a una stranissima alternanza di prestazioni prim’ancora che di risultati.

Domenica 27 Aprile 2025, 12:15

BARI - Se nel calcio ce ne fosse la possibilità... al Bari consiglieremmo il lettino dello psicanalista. La stagione volge, ormai, al termine e non c’è verso di porre fine a una stranissima alternanza di prestazioni prim’ancora che di risultati. Il problema non è la sconfitta. Specie quando non sei una corazzata. E ci sta perdere in casa contro una pari livello. Quello che lascia sconcertati è la diversità di spessore.- Di gioco e atteggiamento, intensità e applicazione. Si pensava che, dopo la grandissima dimostrazione di carattere a Catanzaro e l’energia mostrata contro il Palermo, il Bari potesse esibire argomenti diversi. Vero, le partite non sono mai uguali. Non potrebbero mai esserlo perché diverse sono, soprattutto, le caratteristiche degli avversari. Tutto ma non quei tredici minuti della sfida contro il Modena che hanno indirizzato la partita su binari molto scivolosi. Al culmine di una serie di disattenzioni da matita blù.

A proposito di errori individuali. I commentatori italiani hanno il vizio di attribuire eccessivo peso agli allenatori. Senza, tra l’altro, far loro propriamente un favore. Prendiamo il caso di Longo. Nei primi mesi della stagione di lui si diceva fosse un mago, un tecnico capace di tenere in alto una squadra scarsa. Oggi non gli si perdona nulla, come se in campo ci andasse l’allenatore e non i calciatori. Al netto, evidentemente, di scelte che possono certamente essere discusse. Col senno di poi, naturalmente (perché Vicari e non un gasatissimo Simic, ad esempio?). Basta dare un’occhiata ai due gol del Modena per rendersi conto di come a volte si tenda a invertire il normale e logico ordine delle cose. Il Bari, inteso come concetto di squadra, non era mal posizionato (primo gol subito in otto contro tre). Anzi. Poi se gli interpreti affrontano le situazioni di gioco con l’atteggiamento dei difendenti pugliesi... bè cosa c’entra l’allenatore? Il linguaggio del corpo e la postura. Andatevi a rivedere le immagini televisive. E scoprirete che di fronte a certe mancanze... c’è solo da fare mea culpa senza agitare fantasmi. E dare fiato alla necessità di mettere sempre la guida tecnica davanti a tutto, nel bene e nel male. Dorval e Obaretin, tanto per fare un paio di nomi. Non è così che può difendere una squadra chiamata a fare il salto di qualità. Senza energia, senza attenzione, senza concentrazione.

Ecco perché la sconfitta è uno schiaffo, sì, ma non la questione più seria. Al Bari si chiede di indossare, una volta per tutte, un abito che profumi di affidabilità. Qui non si tratta di mettere in dubbio l’impegno ma dell’incapacità di compiere gli ultimi step che consentano alla squadra di raccogliere risultati consoni al valore della rosa. Il Bari non è stato costruito per inseguire la serie A, su questo ha ragione da vendere Longo pur nella crudeltà, emotiva, delle sue esternazioni. Però è anche vero che si potrebbe fare di più. Magari non dover soffrire fino all’ultimo minuto dell’ultima giornata per acciuffare l’ultimo posto utile per i playoff. La strada giusta? Portare dalla propria parte gli episodi. Rivedere i gol segnati dal Modena porta a una sola convinzione: il risultato è sacrosanto. Perché, poi, tutto il resto vien da se. Compresi gli ormai cronici limiti offensivi. Che nessuno può certo pensare di risolvere d’incanto, dopo quasi quaranta partite alle spalle. O no?

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