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Angelo Terracenere «ordina»: Bari, è arrivato il momento di alzare l’asticella

 
pierpaolo paterno

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pierpaolo paterno

Angelo Terracenere «ordina»: Bari, è arrivato il momento di alzare l’asticella

Molfettese classe ‘63, nel suo cuore batte un cuore biancorosso. «Non ci si può accontentare di galleggiare a metà classifica»

Venerdì 14 Marzo 2025, 13:35

BARI - Aspettando Bari-Salernitana. Inizia il conto alla rovescia che condurrà alla sfida della trentesima di B tra biancorossi e granata in programma domani sera (19,30) al «San Nicola». Interessi di classifica a confronto, pugliesi e campani si affrontano mettendo in campo motivazioni diametralmente opposte. Per rientrare in un posto playoff i biancorossi. Per uscire dalle sabbie mobili della zona retrocessione i granata. Attese e propositi nel cuore delle due tifoserie, strette da un antico gemellaggio. Così come non manca la curiosità da parte degli addetti ai lavori, tra cui ex casaccati anni Ottanta pronti ad analizzare la situazione del Bari tra i pregi e i difetti di un gruppo alla ricerca dell’assetto definitivo.

Molfettese classe ‘63, nel cuore di Angelo Terracenere batte un cuore biancorosso. Prodotto del vivaio del Bari, nel 1983 viene girato in prestito al Monopoli dove rimane per due stagioni prima di fare ritorno nel capoluogo nel 1985. Coi Galletti conta una presenza contro il Perugia (esordio in B a 17 anni con Catuzzi) dall’81 all’83. Poi, infila 256 partite e due gol dal 1985 al 1993 guadagnandosi con merito il titolo di autentica bandiera. Col Bari vince anche la Mitropa Cup del ‘90. Dopo otto stagioni trascorse a Bari tra serie A e B, arriva a Pescara nel 1993. L’ultima parentesi da allenatore lo vede coinvolto come tecnico della categoria under 12 e direttore tecnico di tutta la società giovanile del Molfetta Calcio.

Terracenere, di cosa si occupa oggi?

«Lavoro come direttore tecnico della scuola calcio Giovanile Molfetta. Contiamo 420 ragazzi ai quali cerco di trasferire tutta la mia esperienza».

Quante partite del Bari ha visto quest’anno?

«Una sola nel girone di andata ad ottobre e fu vittoria. Con questa proprietà non ho voglia di andare allo stadio. Ne ho seguite altre in tv».

Mancano nove giornate alla fine della regular season e ormai siamo in dirittura d’arrivo. Che giudizio possiamo esprimere sul campionato dei biancorossi?

«La squadra è buona e Longo è un ottimo allenatore. Anche se mi ha un po’ deluso perché non si è saputo imporre con la società. Con una piazza come Bari non puoi accontentarti di galleggiare a metà classifica. Chi allena il Bari deve pretendere una squadra per vincere la B. Il campionato resta mediocre. Non prendiamoci in giro. I calciatori in prestito, poi, sanno che l’anno successivo andranno via. Non si innamorano della città, della maglia e dei colori. La squadra ha ottenuto ben quindici pareggi. Troppi».

A centrocampo sta trovando spazio l’ultimo arrivato Giulio Maggiore. In poco più di un mese ha anche segnato due gol. Un acquisto azzeccato.

«Un buon giocatore. Mi chiedo come mai la Salernitana lo abbia lasciato andare via. Il migliore degli acquisti di gennaio. Pereiro, per esempio, non riesce ad integrarsi e gioca poco».

La linea mediana a tre completata da Maita e Benali sembra offrire ampie garanzie in termini di qualità e quantità.

«Parliamo di giocatori per un centrocampo di alti livelli, da grandi squadre come il Bari. Meno bene in difesa. Davanti c’è stata una rotazione, ma non vedo attaccanti da quindici gol a stagione».

Capitolo attacco. Il leit motiv è sempre lo stesso: meglio una o due punte?

«Io giocherei sempre con le due punte. A meno che non lavori col 4-3-1-2 con un trequartista di grande valore dietro i terminali».

La criticità sembra più legata alla qualità di chi subentra dalla panchina. I trequartisti non mancano, ma Longo non li vede. Le alternative sarebbero Maiello, Lella e Saco. Il mister sembra dare fiducia a quest’ultimo, nonostante sia il più giovane e meno strutturato sul piano tecnico.

«Longo ha spesso insistito col 3-5-1-1, prediligendo la punta unica. Se hai un trequartista forte che ti crea superiorità numerica, è giusto farlo giocare. Ma se non si prendono in considerazione, meglio presentarsi con due uomini davanti».

Pensa che la panchina del Bari sia corta?

«Parlarne adesso serve a poco. Anche ad averla, non mi sembra che dietro le quinte ci siano elementi eccezionali. Chi è subentrato non ha fatto la differenza o cambiato la partita. Basta pensare che di recente è rientrato Bellomo che in precedenza era stato messo un po’ ai margini».

Quanto incidono i ricambi in vista del rush finale e, chissà, dei playoff?

«Sono fondamentali. Anche perché vanno messi in conto eventuali infortuni e squalifiche. Se arriva un periodo negativo, chi giocherebbe? La delusione più grande è Falletti. Ha fatto vedere poco, quasi niente».

Bari-Salernitana che partita sarà?

«Spero non sia un altro pareggio. Di mezzo c’è anche il gemellaggio delle tifoserie. Quando le squadre hanno bisogno di punti, quasi sempre esce fuori il pareggio. Mi auguro che il Bari vinca, magari giocando bene come contro il Sassuolo. Anche se quando giochi contro la capolista hai solo tutto da guadagnare».

Al momento, il Bari insegue l’ottavo posto. Può bastare questo piazzamento per la qualità ed il valore della squadra?

«Per niente. Il Bari ha alternato partite buone ad altre meno brillanti. La forza della squadra si misura quando affronti avversari in difficoltà, di bassa classifica. Contro la Salernitana, mi aspetto che i dieci punti di differenza si vedano tutti».

Quali obiettivi devono porsi i biancorossi da qui al 9 maggio?

«Bisogna impegnarsi come se ci si sta giocando il campionato. È una frase fatta, ma in ogni partita bisognerà correre più degli avversari. Il torneo è scadente e bisogna entrare in campo per onorare la maglia e portarla più in alto possibile».

In questi giorni è a Bari Joao Paulo. Ha avuto modo di sentirlo o incontrarlo? Il ricordo più bello del brasiliano?

«Entro domenica conto di incontrarlo. Quegli anni insieme sono stati fantastici. La partita che ricordo, al di là dei gol al Della Vittorie, è quella dei due gol salvezza al Milan. Insieme a Maiellaro, è stato il giocatore più forte della storia moderna del Bari. Joao non si allenava, ma la domenica ci diceva di passargli la palla per fare gol. Come facevo a non voler bene ad un tipo così?».

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