BARI - Mattia Maita a tutto campo. Partendo da un’estate tormentata per finire a un presente riscritto a caratteri cubitali. È tornato, prepotentemente, il tuttocampista che i baresi avevano imparato ad apprezzare. Quella mezzala in grado di coniugare qualità e quantità nel vivo del gioco, a suon di strappi e corse in verticale. Oggi una pedina chiave nello scacchiere di Longo. Altro che sirene di mercato e rapporti fibrillati. Professionista a tutto tondo. È tornato, alla sua maniera.
Ormai non si può più temporeggiare, al Bari serve solo vincere.
«Come ogni partita, noi cerchiamo sempre di vincere. A La Spezia potevamo fare qualcosina in più ma ci sono partite e partite. Abbiamo fatto bene al Picco, non abbiamo preso gol e cerchiamo di portare a casa i tre punti anche contro la Carrarese. Vengono da un 3-0, sono forti e cercheremo di metterli in difficoltà».
A La Spezia si è visto un Bari diverso.
«Torneremo a fare quello che abbiamo fatto finora. Abbiamo una bella identità: ci sono partite e partite, quelle in cui meritavamo di andare sul 2-0 e non l’abbiamo fatto. Bisogna continuare su questo. Arriveranno qui con entusiasmo, andranno affrontati con la massima attenzione».
Contro la Carrarese c’è un precedente felice.
«Il ricordo indimenticabile è il gol di Simone al 120’, ci ha portato in finale e stavo vivendo un sogno. Giocavamo in un clima surreale, era tutto chiuso per gli effetti del lockdown. Poi ho avuto la fortuna di vivere Bari a tutto tondo. È uno splendido ricordo per me».
La condizione atletica del Bari è di gran livello.
«Giochiamo uomo contro uomo a tutto campo, è normale che allenandoti in maniera diversa stai meglio fisicamente. L’anno scorso è stato da dimenticare per tutti».
Il percorso di crescita del Bari.
«Cerchiamo di dare continuità al lavoro e alle nostre idee di gioco, dobbiamo continuare così, andare forte e non calare di intensità. Poi lavoriamo tutti i giorni per cercare di migliorare e sperando di ottenere più vittorie possibili. Quando si vince si cambia completamente il modo di guardare le cose».
In estate ha fatto discutere l’assegnazione della fascia di capitano. Per quasi tutti spettava a lei.
«Non è un pensiero che incide nella mia testa, prima di tutto pensavo a stare bene fisicamente e ottenere dei risultati di squadra. Se l’allenatore ha fatto un’altra scelta, non è affatto un problema. Con tanti giocatori forti e tanti professionisti, questo non è un problema. Penso solo ad andare più in alto in classifica. Sappiamo benissimo cosa ci può dare la gente di Bari. Quando giochi per i playoff, è una piazza che ti dà emozioni come poche».
Qualcuno parla del miglior Maita in carriera. Ma il gol...
«Ci lavoro tanto, negli anni il fatto di non incidere tanto davanti è stato un mio difetto. Non riesco mai a far gol a Pigliacelli, ci sono andato vicino con il Catanzaro e anche l’anno scorso con il Palermo. Quando giochi per mettere sotto l’avversario e chiuderlo in area di rigore, è chiaro che vengono fuori tante occasioni. Sono contento di questi dati e voglio migliorare ancora in fase di conclusione«.
Il calendario, intanto, si infittisce.
«A La Spezia non c’è stato enorme dispendio di energie nelle corse lunghe, bisogna vedere la partita di domani cosa ci dice e che energie ci fanno consumare. È normale che se vinci mentalmente recuperi in un giorno e mezzo, se la perdi ci metti tre giorni. Però ci alleniamo tutti forte e siamo pronti per queste partite ravvicinate».
In quale posizione si sente maggiormente a suo agio?
«Mezzala destra e mezzala sinistra non fa la differenza. A me piace giocare tanti palloni e stare in mezzo alla manovra».
Il Bari di quest’anno riesce anche a divertire i tifosi.
«Quest’anno lavoriamo tanto sul possesso del pallone. L’anno scorso c’erano troppe aspettative per una squadra che aveva cambiato tantissimo, si era creata negatività intorno. L’abbiamo pagata e per fortuna ci siamo salvati. Ora pensiamo solo a questa stagione».
Qual è il vero obiettivo del Bari?
«Per come la penso io, bisogna stare più lontano possibile dalla zona rossa, sempre, per poi gestire più avanti e alzare magari l’asticella. Questo campionato ti può risucchiare. Bastano due-tre partite storte e ti ritrovi in basso. Dopo tanti pareggi una vittoria può cambiare la prospettiva».
Quanto la gratifica l’affetto dei tifosi?
«La dimostrazione di affetto da Bari l’ho sempre avuta. Anche l’anno scorso, mi sono fatto male tre volte, non sono quasi mai stato il vero Mattia eppure le persone mi hanno sempre dimostrato affetto. L’amore che ho per questa maglia lo conoscete. Durante l’estate poi ci sono situazioni che sono state valutate anche da parte della società (l’interessamento del Cesena su tutti, ndr). Si è creato troppo caos davanti a questa situazione, che era risolta dopo 3-4 settimane. Quella dimostrazione di affetto nel ritiro di Roccaraso, quando tanti tifosi mi hanno chiesto di restare, è stata l’ennesima prova del legame con questi colori. Un legame che vive una fase molto intensa».