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Il Bari di Amoruso: «Ora serve qualità»

 
Davide Lattanzi

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Davide Lattanzi

Il Bari di Amoruso: «Ora serve qualità»

«Ha detto bene Di Cesare: stavolta si deve mettere un punto fermo e ripartire seriamente»

Martedì 02 Luglio 2024, 12:23

BARI - «Il Bari deve tornare a recitare secondo il suo blasone: un altro anno di sofferenze non sarebbe proprio tollerabile per una piazza così speciale». Lorenzo Amoruso spera di tornare ad emozionarsi per la squadra del cuore. Cresciuto nel settore giovanile biancorosso, l’ex difensore (ora apprezzato opinionista) conta 75 presenze e otto gol con i Galletti (dal 1988 al ‘95), con una promozione in serie A nel 1994 ed una brillante salvezza nel massimo campionato nella stagione seguente. Quindi due campionati alla Fiorentina, sei di Rangers di Glasgow (dei quali è stato il primo capitano cattolico),t tre al Blackburn, per poi chiudere la carriera a San Marino con i Cosmos.

Lorenzo Amoruso: come vede la ripartenza del Bari dopo la salvezza acciuffata ai playout?

«L’aspetto da sottolineare riguarda le parole del presidente Luigi De Laurentiis. Non è mai facile prendere le distanze dalle posizioni di un genitore, a maggior ragione se si tratta del presidente del Napoli. Lui lo ha fatto in modo netto e mi è sembrato davvero genuino. Il Bari non è la seconda squadra di nessuno e merita un futuro radioso. Ipotesi funeste come un altro fallimento, come ipotizzato da Aurelio De Laurentiis nella famosa audizione al Senato, o immaginare che non ci siano investitori interessati al club ne offusca le prospettive. La società, invece, deve continuare a crescere sia sul piano della sua struttura, sia su quello dei risultati. Solo così si potrà trovare un compratore forte che esaudisca le legittime aspirazioni della città. Ecco, il primo presupposto doveva essere ribadire l’autonomia del Bari e le sue ambizioni. Ora è da augurarsi che al discorso accorato del presidente seguano i fatti».

Magalini e Longo rappresentano il nuovo corso sul piano tecnico: che ne pensa?

«Magalini è una persona esperta, ha fatto una dura gavetta, ha lavorato in contesti diversi, sa cavarsela anche nelle difficoltà. Ha la maturità e l’esperienza per affrontare con equilibrio una piazza esigente. Longo è un tecnico emergente, un uomo che mi sembra brillante anche sul piano dell’approccio comunicativo: un aspetto fondamentale oggi perché arrivare alle nuove generazioni non è semplice. Le scelte sono condivisibili, ma ora serve la parte più importante: i calciatori».

A tal proposito, il mercato è partito ufficialmente ieri, ma il Bari non ha annunciato acquisti. Teme nuovi ritardi nella costruzione della squadra?

«Le tempistiche sono relative, molti club di B sono in fase organizzativa. L’aspetto fondamentale, piuttosto, è trovare i profili giusti. Gente che sia funzionale ad un determinato modo di giocare innanzitutto, ma anche elementi che costituiscano una garanzia in B. Perché lo scorso torneo deve essere un insegnamento da non dimenticare: senza giocatori in grado di fare la differenza, alla fine lotti per non retrocedere. E da questo punto di vista, al Bari servono parecchie certezze, in tutti i reparti. I ruoli cardine sono scoperti: un portiere sicuro, difensori fisicamente forti, centrocampisti dinamici nelle due fasi e attaccanti dai gol sicuri. Ecco, io queste caratteristiche nella rosa attuale non le vedo. Ma se Magalini ha parlato di 12 calciatori in arrivo, cercherà senz’altro queste doti».

Sarà quindi necessaria una rivoluzione?

«No, sono contrario per principio agli stravolgimenti radicali. Il Bari ha bisogno di qualità, questo sì. E anche di quantità a livello numerico. Ma non significa spazzare via tutto a prescindere. Un nucleo che deve rappresentare la continuità va trovato. Gente come Vicari, Ricci, Maita, Maiello, Benali ha meritato nel complesso la conferma così come è stato giusto riscattare Sibilli che nell’ultimo torneo è stato determinante. Magari qualcun altro dimostrerà di tornare utile: valutare il materiale che si ha a disposizione è doveroso. Poi è scontato che si può anche cambiare più del preventivato se nei contrattualizzati attuali non si vede la scintilla giusta».

A che cosa si riferisce in particolare?

«Alla ferocia, alla fame, a motivazioni incrollabili. Ha detto bene Di Cesare: stavolta si deve mettere un punto fermo e ripartire seriamente. Alibi tipo la finale playoff persa oppure le delusioni della scorsa stagione non devono esistere. Chi è a Bari è fortunato: indossa una maglia gloriosa e gioca davanti ad una tifoseria speciale. Tutto il resto non conta».

Già, i tifosi… bisognerà riconquistarli.

«Cito la mia esperienza: quando andammo in serie A cominciammo la stagione con tanti ragazzi provenienti dalla C e si veniva da un torneo deludente. I risultati riportarono il grande pubblico al San Nicola. Bari è sempre pronta a dare il cuore se vede progettualità e amore per la maglia».

Che serie B immagina?

«Sarà un campionato appassionante, forse più equilibrato del passato visto che alcune facoltose proprietà straniere come Parma, Como e Venezia ora sono in A. Ma ci sono Palermo e Cremonese che ci riproveranno, Sassuolo e Frosinone che sanno fare calcio e le immancabili sorprese. Il Bari dovrà stare nel gruppo delle migliori, a giocarsi fino alla fine il massimo traguardo: su questo non si può transigere».

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