BARI - «Abbiamo fatto una gran fatica per risalire la china… ora proprio non si può tornare indietro: il Bari deve davvero tentare il tutto per tutto». Giovanni Cornacchini è uno dei doppi ex di lusso della sfida che domani deciderà chi tra i biancorossi e la Ternana resterà in serie B. Il tecnico di Fano, infatti, è stato centravanti degli umbri nel 1998 (10 presenze e tre reti in sei mesi in cui si rivelò decisivo per la promozione dalla C1 alla B dei rossoverdi guidati da Luigi Delneri) e tecnico dei Galletti nel 2018-19. Fu il primo allenatore dell’era De Laurentiis e conquistò immediatamente la promozione dalla serie D alla C per poi restare in sella anche nei primi cinque turni del torneo successivo in Lega Pro. «In tanti danno per scontata l’impresa di quella promozione, eppure per me resta un ricordo meraviglioso», afferma Cornacchini. «È vero: la società allestì una squadra nettamente superiore alla categoria, ma partimmo ad agosto inoltrato in una situazione in cui ogni asset del club era da costruire. E quando si ha un solo risultato a disposizione talvolta diventa ancor più complesso centrarlo. Ecco perché mi sento ancora parte di una storia: il primo gradino da cui doveva cominciare una grande scalata».
Il rischio, invece, è un clamoroso passo indietro…
«Non me lo sarei mai aspettato. La proprietà è sempre stata ambiziosa: l’intenzione fin dal primo momento era compiere miglioramenti costanti per arrivare alla serie A. Il potenziale della piazza era chiaro ad ogni componente del club: ricordo ancora quando al match che celebrò la promozione in C ammirammo lo spettacolo di oltre 22mila spettatori al San Nicola e immaginavamo il tutto esaurito in ben altre categorie. Conoscendo un po’ la dirigenza, sono certo che stiano vivendo la situazione attuale con sofferenza: purtroppo, è indubbio che siano stati commessi errori evidenti».
Quali, a suo avviso, i più determinanti?
«Quattro allenatori in un torneo sono davvero troppi. La verità è che si è inseguita costantemente una svolta, senza fiutare il vero pericolo. Quando non si trova costanza di espressione e di risultati, la prima cosa da fare è mettere in sicurezza la categoria. Soprattutto quando ti trovi in un campionato complesso ed equilibrato come la serie B: ci vuole un nulla a precipitare e, infatti, il Bari si è ritrovato nei bassifondi a causa di due mesi di assoluto blackout. Questo tourbillon deve aver generato ulteriori turbamenti e complicato il cammino di un complesso che, quantomeno sulla carta, non avrebbe mai dovuto correre alcun rischio».
Come si cerca il successo che vale la salvezza?
«Non è detto che il pareggio di una settimana fa sia un male. Il calcio spesso punisce chi scende in campo con l’idea di gestire un risultato. Meglio bandire ogni indugio: il Bari avrebbe dovuto comunque vincere un match su due e, in ogni caso, basterà un successo con qualsiasi punteggio. La strada non è in discesa, ma tutto resta aperto. La strategia da seguire? Io non scherzerei con il cronometro e partirei subito alla ricerca del gol. Non si può pensare di risolvere tutto in mezzora: potrebbe non bastare. I biancorossi non hanno calcoli da fare, potrebbero anche approfittare di un pizzico di tensione che inevitabilmente colpirà la Ternana».
Conosce bene l’ambiente del «Liberati»: sarà un avversario in più?
«Sicuramente sarà un fattore perché il pubblico ternano è caloroso, presente, trascinante. E il Bari, invece, non potrà contare sul cuore pulsante del suo tifo date le note restrizioni. Ma la posta in palio è troppo alta per considerare l’ambiente. Serve attenzione soltanto sul campo, senza pensare ad altro. Un po’ come ha fatto il Cagliari lo scorso anno nella bolgia del San Nicola. Già, in un anno il mondo biancorosso si è capovolto: l’auspicio è che arrivi il lieto fine proprio quando in pochi se lo aspettano».
Del suo Bari l’unico superstite è Valerio Di Cesare che domani compirà 41 anni…
«Chi l’avrebbe detto! Intendiamoci, quando Valerio arrivò in serie D pareva un ragazzino, quindi ero convinto che la sua carriera sarebbe durata ancora a lungo. Certo, non pensavo che avrebbe superato la quarantina in queta condizione. Come sempre, però, tutto nasce dalla testa: la sua forza è un’intelligenza calcistica straordinaria che lo porta a leggere le situazioni prima degli altri. Non sarà più velocissimo, eppure l’anticipo resta uno dei suoi punti di forza. E poi l’amore per il gioco: Di Cesare prende sul serio ogni sfida. Immagino quanto senta questo frangente e quanto sia combattuto all’idea di giocare forse la sua ultima gara da professionista dovendo portare in salvo la squadra in cui ha militato più a lungo. Una cosa è certa: lui è uno di quelli che metterà ancora il cuore oltre l’ostacolo. E sarà il primo a cercare il gol che può valere la permanenza. In fondo, il guizzo in area avversaria fa parte del suo bagaglio tecnico».
In molti si chiedono quale possa essere il futuro del Bari in caso di retrocessione: che ne pensa?
«Il presidente Luigi De Laurentiis forse non è riuscito a farsi conoscere pienamente, ma il mio ricordo resta di una persona di rara disponibilità. Forse, nell’estate del 2018, non immaginava nemmeno il carico di responsabilità che sarebbe derivato da questa nuova avventura, ma ho potuto vedere la sua dedizione crescere giorno per giorno. È un competitivo: immagino che non gli piacerebbe lasciare con un flop del genere. Tuttavia, è pur vero che la mazzata sarebbe talmente forte da dover aprire necessariamente qualche riflessione sull’opportunità o meno di proseguire. Mancano 90’, però: tutto ancora è possibile. Il mio consiglio è che ci credano tutti: dai vertici del club all’ultimo dei tifosi. Pensare male non porta a niente. Ora è il momento di stringersi per un’impresa».