LECCE - «In casa, il Lecce può fare risultato contro qualunque avversaria. Alla ripresa, dopo la sosta, riceveremo la Roma (il match è in programma lunedì 1 aprile, alle 18 ndc), che è in gran forma dopo il cambio in panchina e l’arrivo di De Rossi. Si tratta di una formazione quotata, ma dobbiamo affrontarla con convinzione, credendo in un risultato positivo. I punti ottenuti contro i capitolini sarebbero preziosi. Mancano nove giornate alla fine del campionato e noi vogliamo conquistare la salvezza».
Non ha dubbi, l’esterno basso Valentin Gendrey, sul fatto che, sfruttando la carica garantita dalla passione del pubblico del «Via del Mare», la sua compagine possa mettere in difficoltà il complesso romano, meritando di muovere la classica e di compiere un altro passo verso il raggiungimento del traguardo-permanenza. «Sono qui da tre anni e conosco bene i nostri tifosi - aggiunge il francese - so che saranno al nostro fianco. Ci terremmo a renderli orgogliosi, dimostrando che la brutta prestazione sfoderata con il Verona è stata solo un episodio da dimenticare».
Il successo centrato sul terreno della Salernitana, prima della pausa imposta dagli impegni della nazionale, ha portato linfa vitale a tutto l’ambiente e in particolare ai calciatori che, come i supporter, erano avviliti ed amareggiati dopo lo scivolone interno rimediato una settimana prima contro l’Hellas. I giallorossi stanno sfruttando lo stop del torneo per conoscere meglio il tecnico Luca Gotti, che ha assunto la guida del Lecce a pochi giorni dal match dell’«Arechi». «Prima della trasferta di Salerno abbiamo lavorato poco con lui, ma c’è stata subito una buona sintonia - sostiene il difensore francese - Mi piacciono le idee di gioco che vuole che applichiamo, i movimenti che ci chiede di eseguire in campo. Sento e vedo che la squadra spinge e va forte e questo aspetto è stimolante».
Contro la Salernitana, Gotti ha schierato il Lecce con il 4-2-3-1. «Ha scelto questo modulo ritenendo che fosse quello giusto per le caratteristiche dei calciatori che ha a disposizione - afferma Gendrey - Ha impiegato due play come Ramadani e Blin davanti alla difesa ed entrambi hanno svolto molto bene il compito loro affidato. Per noi terzini è cambiato poco. Sulla fascia abbiamo sempre quale punto di riferimento l’esterno alto, mentre in mezzo al campo non c’è una mezzala, ma i due mediani occupano una posizione in parte analoga».
A Salerno, la squadra salentina ha dato l’impressione di avere maggiore solidità e più compattezza rispetto alle precedenti uscite. Gotti deve avere martellato parecchio sulla fase di non possesso. «Nei tre giorni che hanno preceduto la trasferta, il mister ha insistito molto sulle distanze che devono esistere tra i difensori e gli attaccanti e, più in generale, tra i reparti», conferma Gendrey.
Falcone ha inciso sul risultato finale con alcuni interventi strepitosi: «Siamo fortunati ad avere tra i pali un portiere del suo calibro. Sono contento che abbia mantenuto inviolata la rete perché per un estremo difensore è importante restare imbattuto. Nella sfida con la Salernitana ha portato a casa quasi da solo tre punti pesanti, grazie alle sue parate. La vittoria colta con i granata ci ha fatto molto bene. C’è una grande differenza tra allenarsi dopo un successo o dopo una sconfitta. Inoltre, venivamo da uno stop doloroso subito in casa e sapevamo quanto fosse importante conquistare il bottino pieno. Dispiace che il primo colpo esterno sia giunto senza la maggior parte dei tifosi al seguito (trasferta vietata, ndc)».
Gendrey mira a fare sempre di più: «Rispetto alla stagione precedente penso di essere migliorato nella capacità di spingermi in avanti. Inoltre, ho segnato il primo gol in A. Ho servito degli assist. Continuo a lavorare con la massima intensità perché so cosa significhi il Lecce per tutto il territorio salentino e voglio dare il massimo per la maglia che indosso e per provare a vincere ed a raggiungere il traguardo prefissato».
A Lecce, escluso Gotti che lo allena da poco, l’esterno basso ex Amiens ha avuto due tecnici: Marco Baroni e Roberto D’Aversa. «Con il primo - chiosa - ho centrato una promozione dalla B ed una salvezza in A. Mi ha fatto crescere tantissimo, dandomi fiducia nonostante non conoscessi il campionato e la lingua. Gli devo molto. Ma ho imparato anche con il secondo, soprattutto per quel che riguarda la fase offensiva, che precedentemente sviluppavo meno».
Sulla possibile quota-salvezza non si sbilancia: «Non abbiamo fatto calcoli o tabelle. La serie A è difficile. Bisogna cercare di mettere da parte quanti più punti è possibile».