BARI - «Forse sono un calciatore che non ruba molto l’occhio del tifoso, però cerco sempre di rispettare le consegne dell’allenatore e di essere utile alla squadra». Si descrive così, Raffaele Pucino. In effetti, nel Bari delle meraviglie, la copertina è spesso appannaggio di Cheddira o Antenucci, di Folorunsho o Caprile. Oppure si loda la nuova giovinezza di capitan Di Cesare e la padronanza di Maita in un campionato che non aveva mai frequentato. Eppure, i numeri confermano come il 31enne napoletano sia un pilastro nella squadra biancorossa: sette presenze in campionato, due in Coppa Italia, 804’ minuti totali. Soltanto Caprile, Di Cesare, Maiello e Cheddira contano un minutaggio superiore al suo.
Mignani, insomma, non vuole rinunciare alla sua esperienza, nonché all’equilibrio che garantisce sulla destra, bilanciando la maggiore propensione a spingere di Ricci sulla sinistra. «Sono grato al mister per la fiducia che mi sta accordando», afferma Pucino. «Uno dei nostri punti di forza è il gruppo: fra noi esiste una sana concorrenza, basata sul rispetto reciproco e per le scelte dell’allenatore. Ragioniamo sul “noi”, non sull’”io”. Da diverso tempo ormai, non do nulla per scontato: la vita mi ha insegnato a meritare ogni cosa. Mi ha fatto molto piacere, ad esempio, che il tecnico mi abbia nuovamente schierato dopo l’espulsione di Cagliari. In quel match avevo semplicemente detto all’arbitro: “che cosa fischi?”, in termini più coloriti. Penso che tutti vedano ogni settimana comportamenti ben più esuberanti rispetto al mio, ma resta comunque l’ingenuità del momento che, evidentemente, è stata compresa. È anche vero che Dorval contro il Brescia ha giocato una grande partita, nel mio ruolo. Pertanto, essere riproposto a Venezia, è stato un bel segnale di stima. Per caratteristiche, Ricci è più offensivo di me ed è giusto che sia lui a proporsi con maggiore frequenza ed io curi di più la fase difensiva».
Un leader silenzioso, quindi. Che, però, possiede ormai l’esperienza per spiegare lo strepitoso avvio dei Galletti. «Il segreto dietro i grandi traguardi è il lavoro costante, lo scorso anno abbiamo iniziato un percorso che doveva necessariamente condurci a vincere la serie C. In B siamo partiti con un altro traguardo, anche se magari culliamo un obiettivo che è giusto tenere per noi. Tuttavia, abbiamo conservato l’umiltà, l’identità, la voglia di affrontare chiunque per vincere. I risultati, poi, aumentano l’autostima, conferiscono serenità. Finora, il Bari ha affrontato ogni avversario riuscendo a mantenere il medesimo atteggiamento combattivo e propositivo: significa che siamo all’altezza della categoria. Perciò, è inutile spingere i pensieri troppo avanti: dobbiamo insistere sulla continuità di rendimento, ovvero l’unica arma che consente di superare le eventuali difficoltà». Un ulteriore valore aggiunto viene da una condizione fisica strabiliante: proprio Pucino sembra tra coloro che più hanno beneficiato della preparazione estiva. «Il professor D’Urbano è molto esigente - spiega il laterale partenopeo -, persino quando l’allenamento è più leggero ci sprona a dare il massimo. È evidente che in questo momento le altre squadre fatichino a reggere il confronto fisico con noi. Rispetto all’anno scorso, mi sento molto meglio: arrivai a Bari da svincolato, senza preparazione. Stavolta sono partito alla pari con i miei compagni».
Alle porte, ecco la sfida con l’Ascoli e Raffaele sarà tra gli ex di turno: con i marchigiani conta 49 presenze e due reti dal 2019 al 2021. «In bianconero - ricorda - ho trascorso due anni intensi. Eravamo partiti con un programma ambizioso, ma ci siamo ritrovati invischiati nella lotta salvezza. Nella seconda stagione, in particolare, abbiamo centrato una rimonta clamorosa per centrare la permanenza. Un’impresa riuscita grazie all’avvento proprio del direttore Polito. Ascoli vive di calcio: conservo un bel ricordo della mia esperienza. Nel 2021, sapevo che il mio percorso era destinato a concludersi: ero in scadenza ed il rinnovo non era in programma. A gennaio potevo firmare per un’altra squadra un contratto di due anni e mezzo, ma scelsi le persone: non potevo tradire chi stava dando tutto pur di salvare il club». Lasciato l’Ascoli, proprio Polito lo ha portato a Bari: «Il direttore è una persona diretta, tratta i calciatori come figli: si butterebbe nel fuoco per ciascuno di noi. Mi ha dimostrato tanto, con i fatti: gli sarò sempre grato. Anche ora con il Bari mi trovo in scadenza di contratto, ma non ho mai avanzato richieste: se meriterò, il mio impegno non sarà ignorato. Mi piacerebbe tanto restare: questa piazza in B non ha eguali. Sarebbe bello condurla dove davvero meriterebbe di essere…».