Ventidue condanne, al netto della riduzione di un terzo per la scelta del rito abbreviato, per associazione mafiosa e droga e quattro assoluzioni dal 416 bis, a conclusione del processo davanti al gup del Tribunale di Lecce, Marcello Rizzo. Il blitz della Dda salentina chiamato «Tripudium» portò a 14 arresti eseguiti dagli agenti della Squadra mobile il 12 dicembre 2023.
Secondo l’accusa, contestata dalla pm Carmen Ruggiero, ci sarebbe stata un’intesa con il placet della Scu, tra brindisini e leccesi, con in testa da un lato i fratelli Fabrizio e Gimmi Annis di San Pietro Vernotico, 43 e 42 anni, e dall’altro Salvatore Perrone, 57 anni, di Trepuzzi. L’impalcatura della Dda, in primo grado, non ha retto per intero. Le motivazioni della sentenza saranno depositate fra 90 giorni.
La pena di 15 anni, un mese e 10 giorni, è stata inflitta a Perrone, alias «Friculino», per il quale erano stati invocati 20 anni, ritenuto colpevole di aver fatto parte dell’associazione mafiosa come capo e promotore.
Il gup ha condannato Fabrizio Annis a 12 anni di reclusione per mafia, a fronte della richiesta a 16 anni e 7 mesi, mentre ha assolto “per non aver commesso il fatto” Gimmi Annis (difeso dall’avvocato Francesco Cascione) per il quale era stata avanzata identica richiesta di condanna a conclusione della requisitoria.
Il gup, inoltre, non ha riconosciuto l’accusa relativa al 416 bis (mafia), nei confronti di altri tre imputati: Vincenzo Catalano, 45 anni, di Trepuzzi, per il quale è stata confermata l’accusa di droga con condanna a 10 anni e 4 mesi, rispetto alla richiesta di 14 anni e 4 mesi; Stefano Elia, 49, di Casalabate, fermo restando l’accusa di droga con condanna a 14 anni, pena in cui è assorbita quella inflitta dalla Corte d’Appello il 14 gennaio 2022, irrevocabile dal 20 settembre successivo, dopo la richiesta a 15 anni; Raffaele Pietanza, 43, di San Pietro, condannato per droga a 11 anni, con assorbimento della pena inflitta dalla Corte d’appello il 16 febbraio 2024, irrevocabile dal 16 gennaio scorso, a fronte della richiesta a 15 anni.
Condannato il sampietrano Giuseppe Sorio, detto Alberto, 37 anni, diventato collaboratore di giustizia: fermo restando l’accusa di mafia, il gup ha escluso per la droga l’aggravante dell’ingente quantità e ha unificato i reati con sentenza del 13 ottobre 2022, irrevocabile dal 3 marzo 2023, chiudendo il conto a 6 anni e 8 mesi, rispetto alla richiesta a 8 anni.
Condannato con le accuse di mafia e droga, a 20 anni, a fronte di una richiesta pari a 18, Massimiliano De Marco, 53, di San Pietro, pena in cui è stata assorbita quella inflitta dalla Corte d’Appello di Lecce il 16 febbraio dello scorso anno, irrevocabile dal 16 gennaio.
Queste le altre condanne: Giovanni Caputo, 10 anni e 4 mesi; Maurizio Carratta, un anno, 10 mesi e 20 giorni, con 2mila euro di multa; Alessio Catania, 12 anni, 9 mesi e 10 giorni; Carlo Coviello, 14 anni e 4 mesi, con assorbimento della pena inflitta dal gup del tribunale di Brindisi irrevocabile dal 18 febbraio 2021;
Elvis Gabaj, 2 anni e 4mila euro di multa, con sospensione della pena; Luigi Giordano, 6 anni, 9 mesi e 10 giorni, con 26.167 euro di multa; Cristian Lazzari, 8 anni e 8 mesi; Emiliano Manno, 2 anni e 4mila euro di multa; Marcella Mercuri, 11 anni, 2 mesi e 20 giorni; Antonio Monticelli, 10 anni, un mese e 10 giorni; Francesco Perrone, 4 anni e 4 mesi con 20mila euro di multa; Luana Perrone, 11 anni; Alessio Serrati, 6 mesi e 2mila euro e Mauro Vitale 2 anni e 2 mesi con 5mila euro di multa.