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Micorosa, come risanare un’antica ferita industriale

 
Andrea Pezzuto

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Andrea Pezzuto

Micorosa, come risanare un’antica ferita industriale

Chiuso a Brindisi uno dei più complessi interventi di bonifica sul territorio

Martedì 16 Luglio 2024, 08:56

BRINDISI - Quella che era una bomba ecologica, oggi è un’area che potrà tornare a usi industriali. Ieri il governatore Michele Emiliano, e il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, erano a Brindisi per celebrare la fine dei lavori di messa in sicurezza degli 84 ettari di Micorosa, area che dal 1962 al 1980 è stata utilizzata dall’impianto petrolchimico di Enichem come discarica dei residui di lavorazione di acetilene, dicloroetano e anidride ftalica.

L’intervento ha rappresentato un esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato, che ha visto coinvolti il governo attraverso la sua partecipata Sogesid, la Regione, Arpa, il Comune di Brindisi come stazione appaltante e il privato, ossia Eni Rewind (già Syndial e ancor prima Enichem). Gli interventi di bonifica, del valore di 52 milioni di euro, sono consistiti nel marginamento fisico dell’area attraverso una barriera idraulica di protezione delle acque sotterranee e l’impermeabilizzazione di oltre 50 ettari di corpo rifiuti, oltre al trattamento delle acque di falda. Dal momento della gara d’appalto al completamento dell’opera sono trascorsi nove anni. «Nel 2015 - ha ricostruito Enrico Brugiotti, direttore tecnico di Sogesid - il Comune ha affidato l’opera a una ditta che ha creato problemi. Il cantiere è partito nel 2018, in un anno sono stati effettuati lavori solo su sei ettari. Poi c’è stato il Covid e l’impresa non si è più presentata. Così è stata sostituita da una Rti con a capo la Semataf, che ha completato l’opera».

Enzo Massari, amministratore delegato della Semataf, ha sottolineato con orgoglio come si sia «riusciti a completare l’intervento di bonifica nei tempi e nei costi previsti». Importante è stato il ruolo di Eni Rewind, soprattutto per la captazione delle acque. La società, infatti, ha consentito di usare il proprio impianto di trattamento dell’acqua di falda «per rendere più veloce ed efficace l'intervento, se no si rischiava che l'attività rimanesse bloccata a bonifica completata», ha spiegato Paolo Grossi, amministratore delegato di Eni Rewind. La società ha bonificato 33 degli ettari di Micorosa. Ma «in passato abbiamo bonificato altri 330 ettari per una spesa di 230 milioni di euro. Ecco, quei terreni sono disponibili ma purtroppo non riusciamo a renderli produttivi. Sono utilizzabili a fini industriali, sono ideali per l'ambito delle rinnovabili. Nel 2022 abbiamo istruito una pratica per utilizzare 30 ettari per le rinnovabili ma gli enti locali hanno dato parere negativo. Realizzare impianti per l’energia rinnovabile consentirebbe di supportare un sito industriale importante come quello di Brindisi».

Soddisfatto per il risultato raggiunto il presidente della Regione, Michele Emiliano. «È stato fatto un lavoro titanico. Siamo molto contenti - ha detto - di questo metodo che abbiamo utilizzato qui a Brindisi, dove sono state messe a sistema le energie positive del Governo e del ministero della Ambiente con quelle della Regione Puglia per trovare una soluzione a uno dei casi di bonifica ambientale più complessi in Puglia». Emiliano ha colto poi l’occasione per tornare sulla querelle del mancato accordo tra Regione e Governo sui Fondi di Sviluppo e Coesione: «I lavori di Micorosa derivano da un accordo di programma tra Governo e Regione siglato nel 2013 per l’utilizzo dei Fondi di sviluppo 2007-2013. I fondi Fsc, quelli che Fitto dice che non sono stati spesi, sono quasi tutti impegnati in opere come quella di Micorosa. E le ragioni per le quali - ha precisato - la spesa di questi soldi è tardiva dipendono anche dalla complessità di interventi del genere. Siccome non abbiamo ancora completato la spesa del Fondo di Sviluppo e Coesione, allora dobbiamo bloccare anche il Fondo del prossimo ciclo? È un’insensatezza. Abbiamo tanti casi da risolvere come quello del risanamento ambientale di Micorosa e ci servono i 4,6 miliardi del Fondo di Sviluppo e Coesione». Ma le risorse del Fsc, secondo il governatore, potranno essere utilizzate anche per costruire un futuro per Brindisi oltre la centrale di Cerano: «Questa città sta pagando un prezzo altissimo. Probabilmente dovremmo utilizzare i soldi di cui dispone il ministro Fitto anche per dare una risposta alla crisi della zona industriale di Brindisi, che rischia l’estinzione. Siamo al fianco dei sindacati e dei lavoratori per creare una soluzione, anche con il famoso Fsc. Prima arriva - ha chiosato Emiliano - e meglio è».

Alla cerimonia è intervenuto anche il deputato di Fi, Mauro D’Attis, che in qualità di vicepresidente della commissione Antimafia ha voluto sottolineare come «in un appalto di questo genere, che poteva essere guardato con interesse dalla malavita, la mafia non ha toccato palla». Anche il parlamentare brindisino ha affrontato il tema della decarbonizzazione, ricordando come su sua proposta siano stati approvati gli emendamenti sulla deperimetrazione del Sin, sulla partecipazione congiunta dei porti di Brindisi e Taranto all’avviso pubblico del Governo per l’insediamento della cantieristica dell’eolico offshore e sulla costituzione del comitato ministeriale per la decarbonizzazione». E proprio su questo punto, D’Attis ha inferto una stoccata a Emiliano. La Regione, infatti, di recente ha convocato le imprese intenzionate a insediarsi nelle aree di Enel. «È il comitato ministeriale il luogo dove si deve concentrare tutto e nel quale giungere a un accordo di programma in cui prevedere finanziamenti per i nuovi investitori. Invito il presidente Emiliano a leggere quella norma così da evitare duplicazioni; è inutile fare altri tavoli che non servono a nulla». D’Attis ha anticipato che il comitato si riunirà prossimamente a Brindisi, che «per una serie di condizioni geopolitiche è guardata con molto interesse da importanti imprese».

Il sindaco Pino Marchionna ha invece ricordato come quello celebrato ieri fosse solo «il primo atto in quanto altri interventi di bonifica saranno effettuati nei prossimi anni. Ringrazio Eni Rewind per la disponibilità. Parte adesso un nuovo percorso, nel quale è coinvolto il tribunale di Brindisi, che consentirà di determinare la destinazione ultima di questa area, che speriamo torni produttiva».

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