Venerdì 24 Ottobre 2025 | 11:46

Omicidio Carvone, chiesta la conferma dell’ergastolo. La difesa: «Nuova perizia balistica»

Omicidio Carvone, chiesta la conferma dell’ergastolo. La difesa: «Nuova perizia balistica»

 
Fabiana Agnello

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Fabiana Agnello

Omicidio Carvone, chiesta la conferma dell’ergastolo. La difesa: «Nuova perizia balistica»

L’avvocato del killer: «Ferrarese mirò alle gambe, ma la vittima inciampò»

Venerdì 24 Ottobre 2025, 09:32

Nella giornata di ieri è iniziato il processo d’appello sull’omicidio di Giampiero Carvone, definito nella sentenza di primo grado una vera e propria «spedizione punitiva» che sarebbe stata commessa «sia per motivi abietti sia per agevolare l’attività della Sacra Corona Unita». Il giovane venne ucciso per aver rotto il vincolo dell'omertà, segnatamente per aver fatto i nomi, a un pregiudicato del rione Perrino, delle persone che lo avevano supportato nel furto di una Lancia Delta, la notte prima dell'omicidio. L’udienza si è svolta nell’aula bunker del carcere di Borgo San Nicola, a Lecce, dove è recluso il 29enne Giuseppe Ferrarese, condannato in primo grado all’ergastolo per l’uccisione del 19enne. È coinvolto nel procedimento anche il 56enne Orlando Carella, assistito dall’avvocato Giuseppe Guastella, condannato in primo grado a tre anni e sei mesi di reclusione per il reato di intralcio alla giustizia, con l’aggravante del metodo mafioso, che ha assorbito quello di favoreggiamento. Davanti alla Corte d’assise d’appello di Lecce, presieduta dal giudice Teresa Liuni (a latere, Francesco Messina), ha discusso il sostituto procuratore generale Imerio Tramis, che ha chiesto la conferma dell’ergastolo nei confronti di Ferrarese. E hanno discusso gli avvocati Marcello Tamburini, che rappresenta la parte civile, ossia i familiari di Carvone (presenti in aula) e il difensore dell’imputato (video-collegato), l’avvocato Emanuela De Francesco. La difesa ha chiesto una nuova perizia balistica per ricostruire la dinamica dell’omicidio avvenuto con una pistola calibro 7,65, mai ritrovata, impugnata da Giuseppe Ferrarese la notte tra il 9 e il 10 settembre 2019 in via Tevere, al rione Perrino. Per la difesa Ferrarese avrebbe sparato all'altezza delle gambe. Carvone, durante la fuga, sarebbe inciampato e a quel punto sarebbe stato colpito da un proiettile.

Il presidente Teresa Liuni si è riservata di decidere al termine di tutte le discussioni; la prossima si terrà il 2 dicembre.

Rispetto alla posizione dell’altro imputato, Orlando Carella, difeso dall’avvocato Giuseppe Guastella, è stato chiesto concordemente al sostituto procuratore generale di escludere l’aggravante del metodo mafioso. Il 56enne è accusato di aver fatto pressioni sulla super teste affinché coprisse Ferrarese. La donna, ex dell’omicida, ha infatti smentito il falso alibi che aveva fornito l’assassino, negando di aver trascorso insieme a lui la notte del misfatto. Secondo l’avvocato Guastella, la forma contestata a Carella è di natura oggettiva perché - ha scritto il giudice di primo grado - quest’ultimo ha una precedente condanna per associazione per delinquere di stampo mafioso risalente agli anni Novanta. Ma nella contestazione dell’aggravante mancherebbe per esempio una condizione di assoggettamento della donna, che all’epoca dei fatti intratteneva con lui una relazione. Infatti, secondo la difesa la donna (teste chiave) si rivolse a Carella per chiedere come comportarsi quando le venne notificato l’atto di citazione testimoniale.

Dunque, ora la parola passerà nuovamente alla difesa dell’unico imputato per l’omicidio di Carvone che, come si legge nelle 95 pagine di motivazioni della sentenza di condanna all’ergastolo (con isolamento diurno di sei mesi) «poteva essere ucciso», in quanto costituiva «un ostacolo per i traffici delittuosi dell’organizzazione mafiosa».

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