Nel 2016 venne aggredita e azzannata da un cane randagio ed ora, a distanza di quasi due anni e mezzo, batte cassa nei confronti del Comune di Brindisi al fine di ottenere il risarcimento dei danni subiti per un importo complessivo pari a 3.410 euro.
Protagonista una donna che - era il 3 luglio 2016 -, mentre si trovava in via Santi Apostoli, in contrada Betlemme (sulla litoranea a nord del capoluogo), venne puntata da un cane randagio che le saltò addosso e le morse la gamba, procurandole ferite lacero-contuse, poi suturate presso l’ospedale “Perrino”. Oltre alle lesioni, la malcapitata signora subì anche uno choc dovuto allo spavento, anche se le sue urla richiamarono subito l’attenzione dei residenti (d’estate, in tanti vivono nelle abitazioni vicine al mare), l’intervento dei quali fece desistere l’animale, che scappò via. La donna ha dovuto poi sottoporsi, come detto, al ricovero presso il “Perrino” e alle cure sanitarie, per le quali adesso - malgrado sia trascorso del tempo (la prescrizione, comunque, scatta dopo i cinque anni) - pretende un tornaconto economico dal Comune.
L’atto di citazione dinanzi al Giudice di Pace è stato già notificato a Palazzo di Città. Non solo, nei giorni scorsi si è svolta anche la prima udienza di comparizione, in occasione della quale l’Ente, previa delibera di Giunta, si è costituito in giudizio, attraverso i legali interni (avv.ti Emanuela Guarino e Monica Canepa), per respingere ogni responsabilità in ordine all’accaduto.
In particolare, secondo la tesi difensiva proposta dinanzi al Giudice di Pace, si è rilevato che «per quanto riguarda la fattispecie dell’evento sopra descritto, la Legge Regionale n.12/95 affida la competenza del recupero dei cani randagi alle Asl e non ai Comuni, i quali invece sono tenuti a garantire la custodia, in appositi canili, di detti animali, una volta che gli stessi siano stati accalappiati».
In buona sostanza, l’Ente sostiene che la responsabilità giuridica in casi simili ricade sull’azienda sanitaria locale che deve monitorare il fenomeno del randagismo ed evitare che cani senza padrone se ne vadano in giro in zone abitate, con annesso pericolo di aggressioni a uomini e donne.
L’ultima parola, in ogni caso, spetterà al giudice adito.