Personale ridotto all’osso, bacino d’utenza raddoppiato, locali angusti (in cui la privacy rappresenta un optional) e, come se non bastasse, scarsa (anzi, scarsissima) percezione di sicurezza per i dipendenti, spesso vittime (incolpevoli) di aggressioni e improperi.
Le condizioni di lavoro e di accoglienza presso il Centro per l’Impiego di via Cappuccini rasentano ormai la vergogna: il tutto nel disinteresse totale (o quasi) della Regione Puglia, che dal 1° luglio scorso ha avocato a sè la competenza del servizio (prima a carico della Provincia), senza però che tale passaggio di consegne abbia prodotto sensibili miglioramenti. Anzi...
«Qui ormai è un... inferno - spiega il responsabile, Teodoro Passante -. Da quando hanno chiuso la succursale di Mesagne (lasciando operative solo quelle di Francavilla e Ostuni), l’utenza è più che raddoppiata (circa 200mila unità, tenendo conto anche dei comuni limitrofi a Mesagne) a fronte di un organico attualmente ridotto ad appena sei dipendenti, di cui uno in malattia e un altro in ferie. Nei primi giorni di settembre, il caos negli uffici è stato totale e, dopo che martedì scorso si è raggiunto un numero spropositato, abbiamo chiesto e ottenuto dalla Regione, a partire dal giorno successivo, il contingentamento sino ad un massimo di 60 utenti al giorno. E, nonostante ciò, la mole di lavoro rimane enorme».
A rendere ancora più caotica la situazione, il mancato funzionamento dell’apparecchiatura elettronica di prenotazione: «Una lacuna - evidenzia ancora il responsabile del Centro - che si trascina da più di un anno e che ci costringe ogni giorno ad impiegare l’usciere in quest’attività di accoglienza degli utenti. Ripararlo, del resto, costa una cifra e, poichè le risorse destinate al Centro per l’Impiego sono alquanto ristrette, si va avanti così e chissà ancora per quanto».
La rabbia aumenta nel constatare che negli altri capoluoghi di provincia pugliesi non si avvertono simili problematiche: «A Bari e a Lecce - prosegue Passante - possono contare sino a 15-20 dipendenti. Solo Brindisi vive in condizioni di disagio e, da quando la Santa Teresa è ferma, i problemi sono aumentati, visto che i dipendenti della partecipata ci aiutavano non poco. Lavorare con pochissime unità e un’utenza smisurata è assurdo, tenendo conto anche del fatto che al Centro per l’Impiego si svolgono tanti altri servizi, al cui espletamento provvedono le stesse unità deputate ad accogliere i disoccupati, e io non posso certo chiedere o, peggio, imporre ai dipendenti di andare oltre l’orario di lavoro».
L’ultima “pecca”, infine, riguarda l’inadeguatezza dei locali a disposizione: «Gli spazi sono angusti - conclude il responsabile - e la privacy... va a farsi benedire. Abbiamo sollecitato il trasferimento in uffici più ampi e adatti e devo dire che l’Amministrazione da poco in carica ha dimostrato sensibilità e disponibilità ad assecondare le nostre esigenze, per cui attendiamo fiduciosi l’opportunità di poter lavorare in condizioni più vantaggiose».