Sono stati dichiarati colpevoli di associazione per delinquere finalizzata a compiere una serie di furti commessi sia in Puglia, sia ad Ancona, Macerata, Fermo e Ascoli Piceno. Furti perpetrati mediani attacchi ai Bancomat di Poste Italiane, della Banca nazionale del lavoro e alle Casse continue di Kuwait Petrol Italia. La condanna per i cinque imputati è arrivata dalla gip/gup Tea Verderosa, che ha sensibilmente ridotto le pene chieste dalla pubblica accusa, assolvendo gli imputati da alcuni capi di imputazione, così come proposto dai difensori.
Cinque gli imputati detenuti, quattro dei quali già condannati in primo grado del giudice della sezione gip/gup di Macerata lo scorso giugno per altri furti consumanti in quelle zone. I condannati da Verderosa sono Giovanni Moro, 45 anni, di Brindisi (otto anni di carcere; il pubblico ministero aveva chiesto 10 anni e 2 mesi); Cosimo Iurlaro, 41 anni, di Brindisi (9 anni e 8 mesi; il pm aveva chiesto 10 anni e 6 mesi), ritenuti i promotori dell’associazione per delinquere; Vincenzo Schiena, 38 anni, di Mesagne (4 anni e 8 mesi; per il pm 7 anni e 10 mesi); Omar Bianco, 27 anni, di Mesagne (7 anni e 2 mesi; per il pm 8 anni e 10 mesi), e Marco Santoro, 25 anni, di Ostuni (4 anni e 6 mesi; per il pm 8 anni e 8 mesi).
I cinque sono stati condannati al risarcimento del danno da definire in sede civile nei confronti di Poste italiane, Banca nazionale del lavoro, Kuwait Italia e Servizio gestione impianti. Per Kuwait e Servizio gestione impianti, disposta la provvisionale rispettivamente di 22mila e 220 euro, e di 12mila e 830 euro. Condannati alle misure accessorie e al pagamento delle spese processuali alle parti civili.
Come si diceva quattro hanno già subito una condanna con il rito abbreviato: Iurlaro sei anni, di carcere; Schiena quattro; Bianco sei, e Santoro quattro. Santoro e Schiena sono stati difesi dall’avv. Pasquale Annicchiarico; Iurlaro e Bianco dall’avv. Daniela D’Amuri; Moro dall’avv. Ladislao Massari.
Le indagini furono svolte dai carabinieri di Osimo. Inchiodati dalle immagini delle telecamere e dalle intercettazioni delle conversazioni telefoniche. Vengono attribuiti loro una ventina di furti. Il primo nel gennaio del 2016 in un piccolo centro in provincia di Ancona, l’ultimo il tentativo di furto del 25 settembre successivo ad una filiale del Montepaschi di un paesino dell’Anconetano. Si spostavano da una città all’altra. Da Ancona a Macerata ad Ascoli Piceno, a Fermo, a Bari, Brindisi, Lecce e Taranto.
Una ventina tra furti tentati e consumati dai quali avrebbero intascato una cospicua somma di denaro, ma anche gioielli perché loro obiettivi erano pure le gioiellerie (a Guagnano, in provincia di Lecce, svaligiarono “Preziosi d’arte”). Oltre alle gioiellerie e ai bancomat delle banche, avevano preso di mira anche quelli degli uffici postali, centri commerciali e distributori di carburanti. Insomma un giro vorticoso stroncato dagli arresti avvenuti nei mesi scorsi.
L’inchiesta era stata svolta dalla Procura di Ancona, ma il giudice per l’udienza preliminare della sezione gip/gup di Ancona, ritenendo che il reato più grave, la costituzione dell’associazione per delinquere, fosse stato consumato a Brindisi, trasmise il fascicolo ai colleghi di Brindisi.