TRANI - «Difettano i presupposti per un’ordinanza contingibile ed urgente, non puntualmente indicati e specificati, né desumibili per la lunga preesistenza della situazione di fatto. Difetta, altresì, il requisito della prova della imputabilità della contaminazione del sito alle ricorrenti, che dal 1999 non hanno più nella disponibilità la particella in questione». La prima sezione del Tribunale amministrativo regionale per la Puglia ha accolto il ricorso proposto da Dora e Maria Giovanna Cortellino, eredi della proprietà della cava dismessa di contrada Monachelle che, almeno dallo scorso settembre, fuma ininterrottamente per la combustione di oli minerali stoccati al suo interno.
Il sindaco, Amedeo Bottaro, aveva intimato loro di «porre in essere tutte le attività necessarie ad eliminare la fuoriuscita di fumi neri e odori nauseabondi, concordandole con il custode giudiziario, Andrea Daconto. La sentenza del Tar ne revoca l’ordinanza e consegna l’iter, più che mai nelle mani, della Provincia, organo deputato per legge nella fattispecie, cui il Comune si era sostituito per la presunta inerzia, e della Procura di Trani, che a sua volta ha nominato un consulente per la definizione dell’intervento di bonifica da effettuarsi. [nico aurora]