BARI - Cominceranno oggi davanti al gip di Trani, Domenico Zeno, gli interrogatori di garanzia dopo le misure cautelari eseguite giovedì dalla Finanza per gli appalti truccati alla Provincia Bat e al Comune di Trani. Si parte con le cinque persone finite ai domiciliari e gli altri cinque destinatari di interdizione, mentre lunedì tocca ai quattro finiti in carcere tra cui ci sono tre dirigenti e funzionari pubblici.
I pm Francesco Tosto, Giuseppe Aiello e Ubaldo Leo ipotizzano a vario titolo le accuse di corruzione propria e impropria, turbata libertà degli incanti e della scelta del contraente, truffa aggravata, subappalti non autorizzati e falso ideologico. Dirigenti e funzionari avrebbero chiesto soldi (anche sottoforma di consulenze) e regali a fronte dell’affidamento di incarichi prevalentemente a progettisti e tecnici.
Dalle carte dell’inchiesta, partita da quanto avvenuto per la messa in sicurezza della ex discarica Cobema di Canosa (di competenza della Provincia) il ruolo centrale dei dipendenti pubblici arrestati e in particolare dell’ex dirigente dell’Urbanistica del Comune di Trani, Francesco Gianferrini, finito in carcere. Tra gli indagati per corruzione figurano anche la moglie, Leda Damiani, e il figlio Joseph (destinatario di sequestri): avrebbero ottenuto denaro e altre utilità da vari imprenditori. Ad esempio i 75mila euro presi per l’aggiudicazione di un immobile a Terlizzi, soldi mascherati attraverso un falso preliminare di vendita immobiliare, o i 3mila euro ottenuti a fronte dell’incarico di progettazione dei lavori di messa in sicurezza della discarica. Soldi che è il figlio a consegnare al padre, a fronte di una fattura fatta all’imprenditore. «Pensavo che io e te fossimo una squadra», dice il figlio al padre...