TRANI - La procura di Trani chiude l’inchiesta sull’omicidio di Enza Angrisano, la 42enne di Andria accoltellata il 28 novembre scorso dal marito Luigi Leonetti, ora detenuto nel carcere di Lucera. Nei giorni scorsi il pubblico ministero titolare del fascicolo Francesco Chiechi ha firmato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Nel provvedimento vengono contestati i reati di omicidio volontario con le aggravanti della premeditazione, dei futili motivi, di aver commesso il fatto alla presenza dei figli minori, rispettivamente di sei e 12 anni. Ci sono inoltre le ipotesi di maltrattamenti in famiglia e lesioni colpose.
La tragedia avvenne nell’abitazione dei coniugi, alla periferia di Andria. Nello scorso settembre la 42enne, che si occupava di vendita di prodotti per la casa, aveva comunicato al marito di voler porre fine alla loro lunga relazione. Una decisione, hanno riferito persone vicine alla coppia, che aveva incrinato i rapporti rendendoli tesi.
Pare che la donna avesse manifestato la volontà di rifarsi una vita, accanto ad un’altra persona, dopo essersi resa conto che il rapporto coniugale era ormai alla deriva. Nelle contestazioni formalizzate nel provvedimento, il pubblico ministero scrive che Leonetti avrebbe reso la convivenza ormai intollerabile, disinteressandosi dei bisogni anche economici della famiglia, insultandola in plurime occasioni, minacciandola di buttare per strada i prodotti di bellezza che la vittima deteneva in conto vendita.
I magistrati ritengono che l’uomo abbia agito per gelosia, «che si manifestava sotto forma di ingiustificata espressione di possesso nei confronti della Angrisano, considerata come propria appartenenza e responsabile di averlo tradito, nonché per un intento punitivo contro la volontà di autodeterminazione e la crescente sfera di autonomia di quest’ultima.»
Per quanto riguarda la premeditazione, la procura ritiene che l’uomo abbia maturato i suoi propositi sin dal 23 novembre, quando al termine di una lite aveva schiaffeggiato la moglie costringendola poi a ricorrere alle cure dei medici, «risultando quindi come evento finale di un processo di sedimentazione psicologica consolidatosi nel tempo.»
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, il giorno in cui è stata uccisa Vincenza aveva detto a Leonetti, prima di uscire, che quella sera non sarebbe tornata a casa. La donna, però, intorno alle 17, è rientrata per riaccompagnare a casa il più piccolo dei loro due figli. E’ andata in bagno e qui il marito l’ha colpita per almeno tre volte, al torace e all’addome, uccidendola. L’uomo ha poi chiamato il 118 a cui ha confessato il delitto e ha chiesto aiuto, ma il personale sanitario, al suo arrivo, ha solo potuto constatare il decesso della vittima. All’arrivo dei carabinieri, il 51enne non ha opposto resistenza. L’indagato è difeso dall’avvocato Savino Arbore; i familiari della vittima si costituiranno parte civile con l’avvocato Mario Malcangi.