TRANI - «Quando questo processo di cambiamento sarà terminato, Trani non sarà meno illuminata, ma illuminata diversamente». Così il sindaco, Amedeo Bottaro, tracciando il bilancio di un anno Di pubblica illuminazione da parte di City green light, il nuovo concessionario del servizio subentrato alla ex municipalizzata Amet. La staffetta è avvenuta a seguito di adesione del Comune alla gara nazionale Consip, in cui il lotto Puglia è stato vinto proprio dalla società vicentina.
La città, abituata per oltre cent’anni alla pubblica illuminazione praticata dalla sua azienda pubblica, sta facendo tuttora fatica ad accettare il cambiamento, poiché la sensazione prevalente che si ha è di una Trani buia e, di conseguenza, pericolosa. Ed allora, quali i demeriti del concessionario e quali, invece, i problemi trovati e non ancora risolti?
Il primo cittadino si trasforma in docente e dichiara: «Li rimando a giugno, e non a settembre, perché so che entro quel mese si completeranno una serie di interventi che dovrebbero rendere decisamente migliore lo scenario di cui oggi non solo i cittadini, ma anche noi stessi ci lamentiamo. Non me la sento di bocciare l’operato della società, ma neanche di promuoverla pieni voti. Posso però affermare - chiarisce Bottaro - che hanno riscontrato innumerevoli problemi, ben superiori rispetto a quelli previsti, nel passaggio delle consegne».
Cosa, dunque, avrebbe appesantito e rallentato l’operato di Cgl? «In primo luogo - riferisce Bottaro -, Amet ha lasciato a City green light un impianto molto più obsoleto di quello che già si sapeva, e su quell’impianto si sono fatte tutte le possibili migliorie. Ma le dorsali sono rimaste le stesse e, pertanto, si sta adattando qualcosa di nuovo su qualcosa di vecchio».
Ma c’è qualcosa che va ben oltre la questione tecnica, vale a dire l’impatto visivo: i cittadini lamentano la scomparsa della luce calda in favore di una fredda promanata dai punti luce Cgl. In altre parole, una luce di minore qualità e meno intensa, con la conseguenza che le strade sembrano buie. «Ma quella luce era stata pensata per una ben diversa epoca storica - ricorda il primo cittadino -, mentre oggi, anche ai sensi delle attuali normative, sarebbe stata inadeguata. La minore luce è data dal fatto che si sta ancora procedendo alle sostituzioni, giunte all’80% del totale. Ed in ogni caso le lampade a led, così distanziate fra loro, fanno meno luce rispetto a quelle analogiche. Di conseguenza si rende necessaria l’implementazione della rete - deduce Bottaro -, che può avvenire in due modi: l’inserimento di nuovi pali, frammisti a quelli già esistenti, ovvero il doppio sbraccio con l’inserimento di un altro punto luce sullo stesso palo».
Peraltro, si parla anche di presunta scarsa potenza dell’illuminazione: sensazione di buio anche là dove i pali ci sono tutti. «La normativa, già in vigore dal 2005 prevede un’intensità di luce pari ad una candela per metro quadrato - spiega il sindaco -. Certo abbiamo ravvisato zone poco illuminate e fatto apportare delle migliorie in deroga: centro storico e lungomare sono già passati ad un rapporto di una candela e mezzo per metro quadrato».
Le tante carenze finora riscontrate hanno determinato da parte del Comune un doppio impegno di spesa per 75mila euro, costi da molti ritenuti inaccettabili in presenza di un contratto già stipulato. «Ttutto quello che rientra nel contratto di servizio è a carico del concessionario, ma ogni altro intervento fuori da esso dobbiamo pagarlo noi - dice il sindaco -. Se mancano pali e vogliamo più luce alzando le candele per metro quadrato, questi costi devono essere a carico della collettività».