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Cannito-Lanotte, scontro finale? Crisi sull'Urbanistica a Barletta

 
Rino Daloiso

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Rino Daloiso

Cannito-Lanotte, scontro finale? Crisi sull'Urbanistica a Barletta

Le tensioni venute a galla su un progetto nato nel dicembre 2003

Lunedì 27 Novembre 2023, 12:21

29 Novembre 2023, 16:49

BARLETTA - Una volta imperversava in città l’«urbanistica creativa» (e non è detto che sia mai andata in pensione). Stavolta è di turno l’«Urbanistica carsica», quella dei progetti che partono da lontano, sprofondano nei meandri della burocrazia e della sopravvenuta mancata convenienza economica dei privati candidatisi a compartecipare con la parte pubblica alla loro realizzazione. Poi improvvisamente (o quasi) tornano di prepotente e pure «urgente» attualità e parte una vera e propria corsa contro il tempo che se ne infischia di approfondimenti e bilanciamento attuale di interessi pubblici e privati.

È il caso del Contratto di quartiere II, i cui piani sono stati approvati dalla Giunta Salerno (secondo mandato) il 30 dicembre 2003 e ora (solamente una parte, in verità) è al centro del confronto che ha determinato una frattura dirompente all’interno della maggioranza, determinando le dimissioni del sindaco Cosimo Cannito.

Oggetto del contendere la «individuazione degli interventi pubblici da realizzare a scomputo delle somme da versare al Comune da parte dei soggetti vincitori assegnatari dei lotti edilizi». In altre parole: opere pubbliche (strade, par heggi, verde o altro ancora) da eseguire a spese dei privati in cambio del mancato versamento di somme previste al termine del procedimento e previste in entrata nel bilancio comunale. L’impasse avrebbe potuto essere agevolmente superata (pur permanendo altri aspetti non secondari da approfondire), approvando l’emendamento proposto da parte della maggioranza, in cui si impegnava «l’Ufficio tecnico del Comune a procedere all’attuazione delle opere pubbliche contemporaneamente alla realizzazione dell’intervento edilizio, vincolando il rilascio del titolo edilizio alla presentazione della segnalazione Certificata di Agibilità, all’avvenuto collaudo delle opere stesse, realizzate con oneri aggiuntivi e offerte migliorative».

A Forza Italia, guidata dal «pollice verso» del presidente del consiglio comunale Marcello Lanotte (alla faccia della terzietà della carica) ciò non è andato giù. Di lì venerdì sera l’abbandono dell’aula consiliare degli azzurri, le dimissioni del sindaco e l’apertura della crisi.

A proposito della quale intervengo i consiglieri comunali della Lista Mino Cannito Sindaco, Gianluca Gorgoglione, Letizia Rana e Vito Tupputi, che «reiterano il sostegno indiscutibile e incondizionato al primo cittadino, seppur attualmente dimissionario». Poi affermano: «La decisione di dimettersi del sindaco Cannito non può essere ritenuta espressione della sua incapacità a tenere "a bada" la sua maggioranza ma è, probabilmente, la sua risposta all' ennesimo comportamento di irresponsabilità che si è avuto nel Consiglio Comunale tenutosi il 24 novembre scorso, durante il quale tutti coloro i quali in campagna elettorale hanno affermato il loro unico interesse al "bene della città" hanno tradito queste promesse, hanno tradito i cittadini di Barletta ed in particolare quelli che da oltre vent’anni aspettano di avere un maggior decoro e attenzione dei luoghi in cui vivono».

Ancora: «La lista Mino Cannito Sindaco è sempre stata rispettosa delle diverse vedute e opinioni e non può condividere che esse vengano negate neppure dalla "politica". La lista Mino Cannito Sindaco, ancora una volta, è rimasta sempre in aula ben consapevole della rilevanza di quanto si sarebbe dovuto approvare e osservante dei principi che dovrebbero guidare una sana e costruttiva consigliatura. Facciamo tutti un attento e responsabile esame di quanto accaduto, per una cosciente e consapevole visione di ciò che potrebbe accadere alla nostra città di Barletta con un ulteriore commissariamento».

La vicenda ha suscitato scalpore anche all’esterno dello stretto perimetro della politica partitica. Afferma Luigi Lanotte (Argomenti 2000, associazione di amicizia politica): «Venerdì sera seguivo a distanza il consiglio comunale di Barletta e osservare come si è sviluppato il dibattito intorno alla questione della delibera, oggetto della discussione, mi ha lasciato perplesso e sofferente. A partire dalle modalità di come la delibera sia nata ed è stata presentata, per arrivare poi, a come i tanti consiglieri abbiano approfittato della situazione per "beccarsi come avvoltoi". É la classica situazione in cui tutti sembrano aver ragione, ma tutti poi hanno delle colpe, approfittando del caos politico e/o pensando di far bene».

E poi: «In realtà, in tutta questa vicenda richiamata dal giornale, chi ci rimette e non sta bene davvero è la comunità civile, che poi, a causa dei diversi dissapori politici non ha più di tanto i caratteri di comunità. I cittadini sono sempre ormai abbandonati a sé stessi, all'idea che dobbiamo pensare solo al nostro orticello e raggirare il confinante, tanto, siamo giustificati, ce lo insegnano i politici che non sanno governarci. E intanto, ancora una volta, la comunità locale è spaccata, frammentata, e si disaffeziona sempre più alla politica».

Lanotte prosegue: «Le dinamiche nella governance di una città sono complesse, certo, ma basterebbe il buon senso perché forze politiche di maggioranza e opposizione, incluso il primo cittadino, condividano il servizio alla polis per il bene comune e abdichino dal trono dell'onnipotenza. Già, perché, prima ancora che di strategie politiche, inciuci e complotti, i nostri cari amministratori eletti da noi cittadini, devono ricordare che il loro ruolo è di servizio alla comunità civile».

Conclusione: «Meditiamo gente... il nostro fare politica forse deve ritrovare il legame con la gente, inanellando maglia dopo maglia (come l'uncinetto della nonna) rapporti costruttivi, con pazienza, per indossare una maglia nuova e virtuosa».

Giuseppe Porcelluzzi, barlettano, amministratore casa editrice Duepuntozero, la vede così nelle sue «riflessioni sulla questione barlettana, in ordine sparso»: «Innanzitutto: ma quanta poca dignità, quanto poco amor proprio, quanto poco rispetto bisogna avere di se stessi per obbedire ad un segno della mano? Secondo punto: dove è finito tutto il senso di responsabilità manifestato da Lanotte e Grimaldi quando in un moto autocelebrativo, con un flagello in mano, proclamavano il loro martirio nell'accettare l'assessorato all'Ambiente? Un onere tremendo, dicevano, assunto per senso di responsabilità verso la collettività. Ma oggi Grimaldi rassegna le dimissioni, alla vigilia del delicatissimo rinnovo delle autorizzazioni alle aziende inquinanti».

Ancora: «Non conosco e non posso conoscere le intenzioni degli attori in campo. Ma la faida Cannito-Lanotte è di fatto la paralisi della politica cittadina. È evidente però che o il sindaco segue i suoi (di Lanotte) desiderata o la macchina si ferma. Di fatto la linea politica la fa lui, riducendo il sindaco ad un tagliatore di nastri professionista e questa cosa è insostenibile per la città. Meglio chiuderla e permettergli di candidarsi (ammesso che gli amici suoi non lo tradiscano sul finale). La cosa peggiore è che il Pd, come sempre, non ha costruito uno straccio di prospettiva futura, non un idea di guida futura credibile. Detta in termini più semplici: al momento non c'è un nome spendibile per giocare l'eventuale partita delle comunali contro (quasi certamente) Lanotte e forse è proprio per questo che il vicesindaco ha così tanta fretta di chiudere questo capitolo e andare avanti con la storia».

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