BARLETTA - «Dopo la crisi registrata negli anni della pandemia, nel 2020 e 2021, le tendenze di fondo del turismo nazionale, così come quello pugliese e della Provincia di Barletta, Andria, Trani mostrano segnali di consolidamento di ripresa dei flussi turistici, che però devono fare i conti con un quadro nazionale ed europeo che risente degli effetti dell’inflazione, legata ai prezzi dell’energia, del rallentamento della crescita economica della Germania e dell’intera Zona euro e delle avversità climatiche». Parla Emmanuele Daluiso, vice Presidente EuroIDEES-Bruxelles, componente dell’Associazione Italiana di Scienze Regionali.
FATTORE CLIMA - Già, le avversità climatiche. «Hanno frenato l’avvio della stagione estiva del 2023 - sottolinea Daluiso - soprattutto nei confronti della domanda turistica nazionale. L’anno in corso dovrebbe, comunque, registrare il consolidamento dei segnali di ripresa dei flussi turistici post pandemia, sia a livello nazionale che a livello pugliese e della Bat. Da un’analisi più strutturale, mettendo in relazione crescita economica e crescita turistica delle province italiane, emerge, tuttavia, un quadro critico delle province pugliesi: tutte sono classificabili fra le province con un basso livello di crescita sia economica che turistica. Gli sforzi fatti dalla Puglia per affermarsi sui mercati del turismo nazionale e internazionale, hanno sicuramente prodotto degli effetti positivi, ma la strada da fare sulla via della crescita turistica è ancora tanta. La nuova grande sfida è quella di promuovere una strategia in grado di integrare crescita economica e crescita turistica».
LA RIPRESA POST COVID - Il 2022 è stato l’anno di ripresa del turismo italiano, con una crescita del +42,5% delle presenze turistiche. «Tale crescita - fa notare Daluiso - non è stata, tuttavia, sufficiente a colmare le perdite registrate soprattutto nel 2020 (-52,3%). Infatti, nel 2022 le presenze turistiche in Italia hanno registrato un -5,7% rispetto al 2019, un anno molto positivo per il turismo italiano. Il 2023 dovrebbe consolidare i segnali di ripresa del 2022: nei primi quattro mesi la crescita delle presenze turistiche in Italia è stata pari a +26,8%, per quanto questo forte balzo dipenda anche da un dato dei primi quattro mesi 2022, influenzato dalla lenta ripresa, dopo le vicende pandemiche del 2021».
LE ASPETTATIVE - E allora, che fare? «Su questo trend di consolidamento della ripresa turistica nel 2023 si è espressa positivamente, seppur con prudenza Marina Lalli, presidente nazionale di Federturismo (Confindustria), nonché direttore generale della Terme di Margherita di Savoia. Per Lalli, il 2023, pur legato a buone prospettive di ripresa dopo le buone performance dei primi mesi, alla fine sconterà l’avvio lento della stagione estiva, a causa delle condizioni metereologiche, registrate nei mesi di maggio e giugno, caratterizzate da alluvioni e siccità, che hanno spinto moti turisti italiani a disdire le prenotazioni fatte. Sulla stessa scia, Antonio Capacchione, presidente nazionale del Sindacato Italiano balneari della Confcommercio, il quale pur condividendo che si è in una fase di ripresa post pandemica, ha espresso i suoi timori legati alle difficoltà della domanda turistica interna, per l’elevata inflazione e l’aumento dei tassi d’interesse che limitano i consumi, compresa la spesa turistica».
Insomma, tutti fattori che alla fine potrebbero limitare le previsioni di un buon 2023 per il turismo italiano».
PRIMA E DOPO LA PANDEMIA - «Il primo importante dato da sottolineare - afferma il vice Presidente EuroIDEES-Bruxelles - è che la Puglia nel suo insieme è riuscita a contenere le perdite di presenze turistiche nel corso del 2020: -34,4% rispetto a -52,3% fatto registrare a livello nazionale. In questo anno, le province pugliesi che si sono difese meglio sono le due province legate al turismo estivo: Lecce con -28,4% e Foggia con -29,3%. La provincia di Barletta, Andria, Trani si è difesa bene con -37,6%, seguita da Taranto con -41,5%, Brindisi con -41,7% e Bari con -44%. Oltre a difendersi meglio nel periodo pandemico. la Puglia ha reagito bene anche nella fase post pandemica. Analizzando i dati del 2022 rispetto al 2019, l’anno pre pandemia, emerge che la Puglia, superando la quota di 16 milioni di presenze turistiche, nuovo record regionale, ha registrato una crescita del +4,4%. È un dato di tutto rilievo, visto che l’Italia nel 2022 non è ancora riuscita a recuperare le perdite della pandemia e ha segnato un -5,7% rispetto al 2019. L’andamento delle varie province pugliesi è diversificato: da una parte le province che hanno fatto un bel balzo in avanti (Bari con +11,4%, Brindisi con +8,6% e Lecce con +6,7%), dall’altra quelle che non sono riuscite a recuperare le perdite del 2020 (Taranto con -2,9% e Foggia con -1,9%). Le città della provincia di Barletta, Andria, Trani si sono difese con un +0,3%».
VERSO IL FUTURO - Ma ora occorre guardare ancora oltre. «Dati ufficiali non sono disponibili - avverte Daluiso - e così ho provato a chiedere ad alcuni operatori del settore il loro punto di vista. Marina Lalli ritiene che la Bat e la Puglia, nel suo insieme, dovrebbero consolidare la crescita del 2022, per quanto l’avvio lento della stagione estiva potrebbe far sentire il suo peso. Antonio Capacchione sottolinea che le presenze straniere che hanno guidato la crescita del turismo in Puglia nel 2022 dovrebbero continuare a farlo anche nel 2023. Il risultato finale dipenderà dalla capacità di crescita della domanda turistica italiana, alle prese con l’inflazione e il caro mutui. Per ora sta prevalendo un turismo di fine settimana. Palmino Canfora e Mario Landriscina, rispettivamente presidente e direttore di Confesercenti di Barletta, Andria, Trani, sono molto prudenti sui risultati finali del 2023: affermano che per quanto per alcune strutture ricettive si registrino risultati incoraggianti, emerge tuttavia una debolezza tanto di presenze nazionali quanto di quelle straniere. Nel complesso, dunque, il quadro prospettico per il 2023 non è ben delineabile: dopo un avvio interessante di flussi turistici nella prima parte dell’anno, soprattutto a ridosso della Pasqua, i mesi successivi di maggio e giugno hanno frenato le buone aspettative e ora prevale la prudenza. Lalli auspica che la seconda metà dell’anno possa far concludere il 2023 positivamente».
IN ITALIA - In soccorso arrivano gli stranieri. «Un dato positivo per la Puglia è sicuramente la crescita di presenze turistiche straniere, uno degli obiettivi fondamentali che il Governo regionale si è dato con il piano strategico per il turismo - osserva il componente dell’Associazione Italiana di Scienze Regionali -. Dopo il blocco della pandemia, le presenze turistiche in Puglia nel 2022, rispetto al 2019, hanno registrato una crescita del +14%, un trend che ha interessato soprattutto le province di Lecce (+23,8%), di Bari (+20,4%) e Brindisi (+15,3%), a fronte di un calo registrato dalle province di Taranto (-4,2%) e Foggia (-1,5%). Per quanto riguarda la Barletta, Andria, Trani, è emerso un lieve incremento (+0,6%). Sicuramente, fra le principali sfide del turismo pugliese vi è quella della destagionalizzazione: attualmente il 78% delle presenze turistiche si addensa nei mesi estivi da giugno a settembre. Questa sfida è particolarmente rilevante nelle province con i maggiori flussi turistici, cioè Lecce e Foggia, che da sole registrano il 58% delle presenze turistiche della Puglia. Se a queste aggiungiamo le province di Brindisi e Taranto, che, come le prime, esprimono un turismo prevalentemente legate al mare, la quota sale a circa l’80%. In queste quattro province la quota di turismo non estivo è molto limitata: Foggia 11,6%, Lecc 14,2%, Brindisi 23,8%, Taranto 25%. Dove invece la sfida della destagionalizzazione può dirsi quasi vinta è Bari con il 44,6% e Barletta, Andria, Trani con il 42,4%. Si tratta di valori superiori alla media nazionale, pari al 37,6%».
FLUSSI E TERRITORIO - L’altra grande sfida per il turismo pugliese è rappresentata da una più equilibrata redistribuzione dei flussi turistici, a favore delle aree interne della Puglia. «Nel 2022 - rileva Daluiso - il 51,3% delle presenze turistiche si è concentrato in soli 10 comuni, prevalentemente città costiere, attrattive per il mare. Se allarghiamo lo sguardo alle prime venti città il valore sale al 72,8%. Tutti sappiamo delle difficoltà che nel periodo estivo si incontrano nella maggior parte di questi comuni, mentre la gran parte dei comuni interni soffre la scarsa presenza di flussi turistici. Il maggior coinvolgimento delle aree interne nelle strategie di sviluppo del turismo pugliese favorirebbe una maggiore crescita del turismo. Ovviamente, aree interne significa motivazioni di attrazione diverse dal mare, in altri termini, nuovi prodotti turistici da creare, valorizzare e promuovere».
SFIDE E PROBLEMI - Daluiso conclude così: «Le sfide della destagionalizzazione e del coinvolgimento di nuove aree per una nuova fase della crescita turistica della Puglia necessariamente allarga l’orizzonte delle criticità che occorre affrontare con nuove strategie di sviluppo. A tal fine, si può indagare la relazione che c’è tra crescita turistica e, più in generale, crescita economica, nelle province italiane. I risultati non mentono. Ed evidenziano chiaramente che crescita turistica e crescita economica sono strettamente collegate e quindi non vi può essere una strategia di crescita turistica che non sia integrata con la crescita economica. In ben 67 province su 107 vi è una stretta correlazione fra crescita economica e crescita turistica. Più nel dettaglio: in 31 province, a una elevata crescita economica corrisponde una elevata crescita turistica. Tra queste città, ci sono Bolzano, Trento, Verona, Firenze, Venezia, Rimini. In 36 province a una bassa crescita economica corrisponde una bassa crescita turistica e fra queste vi sono tutte le province pugliesi».
Più che una possibilità, provare a cambiare questo stato delle cose è un dovere.