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Barletta, scopre 2 feretri di due estranei nella cappella di famiglia e si rivolge al Tar

 
Linda Cappello

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Linda Cappello

Barletta, scopre 2 feretri nella cappella di famiglia e si rivolge al Tar

Il comune di Barletta adesso sarà costretto a spiegare come sia stato possibile che un cittadino si sia ritrovato nella propria cappella di famiglia le salme di due perfetti estranei

Martedì 13 Giugno 2023, 07:00

BARLETTA - Il comune di Barletta adesso sarà costretto a spiegare come sia stato possibile che un cittadino si sia ritrovato nella propria cappella di famiglia le salme di due perfetti estranei.

Una vicenda a dir poco paradossale, rispetto alla quale l’attuale amministrazione sembra dimostrare un totale disinteresse. Ma adesso non sarà più così, alla luce di una pronuncia del Tar di Bari del 30 maggio scorso.

Questi i fatti.

Tutto inizia nel 1956, quando il comune di Barletta concede ad un cittadino il terreno necessario per costruire una cappella all’interno del cimitero monumentale. Nell’atto di concessione si precisava che «è fatto assoluto divieto di tumulare persone estranee al nucleo familiare».

Ora accade che lo scorso anno, il figlio dell’originario concessionario scopre casualmente la presenza di due estranei nella tomba di famiglia: un uomo e una donna, con i quali lo stesso non ha nulla a che fare.

A quel punto il proprietario della cappella presenza istanza di accesso agli atti, e scopre che il comune ha consentito la tumulazione delle salme sulla scorta due autorizzazioni, recanti la firma dello stesso. Ma il cittadino afferma di non aver mai prestato alcun consenso, con la diretta conseguenza che le firme apposte in calce all’autorizzazione sarebbero state falsificate.

A quel punto il proprietario della cappella presenta due istanze, datate rispettivamente 4 e 26 agosto 2022, per chiedere di rimuovere le due salme e traslare i resti in un’altra parte del cimitero comunale. Ma l’amministrazione non ha mai dato seguito alla richiesta, costringendo l’uomo a presentare un ricorso al Tar, tramite l’avvocato Marco Palieri.

«Il silenzio serbato dal comune è manifestamente illegittimo - si legge nel provvedimento del giudice della terza sezione Giacinta Serlenga ( presidente Giuseppina Adamo, consigliere Carlo Dibello) - per contrasto con i principi consolidati della legge 241/90». Per questo al comune - che non si è costituito in giudizio - è stato intimato di adottare un provvedimento espresso entro 90 giorni, condannando l’ente a pagare mille euro di spese legali in favore della controparte. In caso di ulteriori omissioni sarà nominato un commissario ad acta.

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