ANDRIA - Olive amare. La stagione olivicola 2021, nei fondi agricoli del Nord Barese, può essere già annoverata tra le più negative che si ricordino. Per il Comitato Liberi Agricoltori di Andria (con i quali concordano i braccianti di Bisceglie, Corato, ecc.), che punta l’indice verso la necessità di una maggiore attenzione istituzionale e politica, «lo scenario è drammatico e le conseguenze si riverberano su tutta l’economia del territorio fortemente compromessa. Il silenzio istituzionale e politico è intollerabile».
DELUSIONE - I produttori si mostrano scoraggiati. La situazione di partenza appariva già delicata a seguito degli eventi climatici avversi che, negli anni passati, hanno funestato l’olivicoltura locale e le tardive gelate del 2018 con i loro strascichi e la cattiva allegagione dello scorso anno si sono sommate ad una siccità eccezionale senza precedenti – sostengono i tecnici del settore - la risultante è stata fallimentare, con uno stato economico compromesso dalle ingenti spese sostenute per cercare di condurre la produzione alla raccolta. «Quando dulcis in fundo è arrivato il momento di cercare di recuperare almeno una parte delle spese sostenute è stato presentato agli olivicoltori un conto amaro – spiega in un documento il Comitato Liberi Agricoltori di Andria - il frutto di un anno di lavoro, spese affrontate, sacrifici sostenuti, è stato svenduto in cambio di pochi miseri euro, con i frantoiani che hanno fatto fronte comune preannunciando sin dall’inizio una campagna al ribasso, così come si è rivelata nella realtà nei mesi della raccolta. Gli olivicoltori esasperati sono stati messi con le spalle al muro, privi di qualsiasi forma di tutela e abbandonati alla mercé degli sciacalli che turbano con sofisticazioni e alterazioni il mercato a scapito degli onesti lavoratori». Il disappunto verso le istituzioni riguarda, per esempio, l’attesa, a distanza di tre anni, degli indennizzi economici per le gelate (che solo ora starebbero arrivando ma non in tutti i comuni).
LE GRAVI DIFFICOLTA' - «Ora siamo in difficoltà – sostengono all’unisono i produttori - soprattutto siamo subissati dall’enorme aumento dei costi di produzione: il combustibile incrementato rispetto allo scorso anno del 200%; i costi per la messa in sicurezza degli ambienti ed addetti al lavoro ormai ingenti, i costi delle materie prime quali fitofarmaci e fertilizzanti anch’essi nell’ordine del 150-200%. Si è scivolati mese doppo mese in questo sfacelo che genera il malcontento e prospetta all’orizzonte è uno stato di mobilitazione generale a tutela non solo dei produttori ma anche della forza lavoro che alla luce della situazione attuale non potrà vedere garantita una continuità lavorativa per i prossimi mesi». Le associazioni di categoria chiedono, a questo punto, che si faccia fronte comune, per chiedere a gran voce un compenso adeguato alle ingenti spese sostenute.