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Lucia De Mari
15 Maggio 2020
TRANI - La realizzazione dell'impianto cittadino di recupero delle acque reflue per uso irriguo ed industriale, per il quale la Regione Puglia ha stanziato circa 10 milioni di euro, “è finalmente giunta alla fase dell'affidamento della progettazione definitiva che dovrà concludersi entro 80 giorni al massimo ed alla quale seguirà l'avvio dei lavori”: l’annuncio è del consigliere regionale Mimmo Santorsola, che dall’inizio dell’iter è stato impegnato nell’affiancare le categorie interessate e nel portare avanti questo importante progetto, con il quale “sarà assicurata l'erogazione a costi modesti di acqua all'agricoltura ed alle industrie del settore lapideo”.
I lavori permetteranno infatti di riutilizzare le acque sia per usi irrigui sia per le attività estrattive, riducendo al massimo lo scarico dei reflui depurati in mare. Ne trarranno benefici le aziende del comparto agricolo,con un abbattimento dei costi per l'irrigazione.
Ma di cosa si tratta: il riutilizzo in agricoltura delle acque reflue, considerata la crescente richiesta di acqua per uso umano, è sempre più spesso raccomandato dagli organismi internazionali che promuovono uno sviluppo sostenibile soprattutto nei territori come il nostro, in cui la risorsa idrica scarseggia. L’amministrazione comunale di Trani già nel 2016 ha interessato le categorie produttive del territorio per la manifestazione di interesse all’utilizzo delle acque reflue del depuratore a servizio dell’abitato. “Il mondo agricolo tranese – si legge nella relazione del progetto - primo a soffrire per la penuria di acqua nelle campagne, si è prontamente organizzato e gli aderenti alle comunioni irrigue si sono riuniti nel Consorzio Agricoltori Tranesi, manifestando all’amministrazione l’interesse all’utilizzo delle acque reflue depurate per uso irriguo, per integrare le necessità di una vasta area di ha 2500 di pregiate colture (vigneti, frutteti, oliveti, ortaggi) ampliando così i propri settori di coltivazione, commercializzazione e stoccaggio dei prodotti agricoli”.
Con la realizzazione di questo progetto anche il territorio di Trani potrà avere una realtà irrigua collettiva, alimentata da acque reflue, riducendo considerevolmente gli attuali costi dell’acqua. Le destinazioni d'uso ammissibili delle acque reflue recuperate sono: per irrigazione di colture destinate sia alla produzione di alimenti per il consumo umano e animale, sia a fini non alimentari; l'irrigazione di aree destinate al verde o ad attività ricreative o sportive; lavaggio delle strade nei centri urbani, alimentazione dei sistemi di riscaldamento o raffreddamento;'alimentazione di reti duali di adduzione, separate da quelle delle acque potabili, con esclusione dell'utilizzazione diretta di tale acqua negli edifici a uso civile, a eccezione degli impianti di scarico nei servizi igienici; uso di acqua antincendio, di processo, di lavaggio e per i cicli termici dei processi industriali, con l'esclusione degli usi che comportano un contatto tra le acque reflue recuperate e gli alimenti o i prodotti farmaceutici e cosmetici.
Dunque un vero e proprio parterre di potenziali utenti, ed in particolare per il territorio tranese potrebbe avere grande importanza “prevedendo – dice Santorsola – anche il coinvolgimento delle aziende che lavorano il marmo, per evitare spreco di acqua potabile. Per tutto il lavoro svolto esprimo il mio grazie personale allo staff dell'Ufficio Tecnico di Trani, ed in particolare all'architetto Rosario Sarcinelli”.
Dunque in questa Puglia “sitibonda” un impianto del genere porterebbe una serie di vantaggi dal punto di vista non solo economico ma soprattutto ambientale. “Adesso manca solo un tassello: la condotta sottomarina che allontani dalla costa i reflui affinché, soprattutto durante la stagione estiva, l'impatto del sistema complessivo si abbassi ulteriormente salvaguardando il patrimonio costiero e tutelando la balneazione. E sarebbe un lavoro di cui si farebbe interamente carico l’Acquedotto pugliese”.
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