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Aldo Losito
08 Ottobre 2019
ANDRIA - Un pugliese a capo del protocollo della Federazione internazionale di judo (Ijf), una delle più prestigiose del Cio, il Comitato internazionale olimpico. Lui è Antonio Ernesto, 40 anni di Andria, con una lunga carriera da atleta della nobile arte marziale, costellata da diversi titoli italiani ed internazionali e da oltre trecento convocazioni con la nazionale. Da una decina di anni ha lasciato il tatami, ma non il mondo sportivo. Dal chimono alla cravatta, da atleta a manager, un passaggio rilevante per Ernesto, che nel 2015 è arrivato a ricoprire un ruolo di grande prestigio e per la prima volta affidato ad un italiano. In quattro anni, l’andriese ha curato per conto della Ijf, l’accoglienza di capi di stato, autorità politiche, militari e imprenditoriali di tutto il mondo in diverse competizioni, a partire dalle olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016, passando per i campionati del mondo di judo svolti a Budapest nel 2017, in Azerbaigian nel 2018 e lo scorso agosto a Tokyo.
«Un ruolo che gratifica dopo tutti i sacrifici fatti nella lunga attività agonistica - racconta Antonio Ernesto -. sono riuscito ad entrare nella Federazione internazionale di judo (Ijf) che ha un ruolo molto importante all’interno del Cio. Basta dire che il presidente onorario della Ijf è Vladimir Putin e tra gli ambasciatori internazionali ci sono il cubano Antonio Castro (figlio di Fidel) e il nostro Al Bano. Adesso non ho un avversario da superare, ma devo provvedere all’accoglienza dei vip e delle autorità per ogni manifestazione di caratura mondiale. Nel ruolo di capo del protocollo mi rapporto con i media, le federazioni e i governi di tutto il mondo. Il nostro quartier generale è Losanna, ma i miei uffici sono a Budapest. Ogni anno, mi ritrovo a lavorare in almeno 30 nazioni diverse con continui spostamenti in giro per il pianeta, ma appena posso torno nella mia amata Andria».
Negli oltre 25 anni di attività agonistica, il suo nome balzò agli onori della cronaca anche perché fu uno dei pochi italiani a superare un giapponese, in una finale internazionale. «Il tatami mi manca - aggiunge Ernesto - ma continuo ad allenarmi dopo una vita dedicata al judo, e quindici anni con indosso la divisa del centro sportivo dei Carabinieri. Adesso, però, sono concentrato su questo nuovo lavoro che mi sta già regalando soddisfazioni. Aneddoti? Ricordo con gioia un episodio simpatico legato alla nostra pugliesità: Sono riuscito a far indossare un kimono ad Al Bano ai mondiali veterani del 2018. Poi c’è la lettera di congratulazioni ricevuta dal presidente del Cio dopo le olimpiadi di Rio. Inutile raccontarvi della preparazione in occasione dell’arrivo di capi dello stato. Per esempio, quando viene annunciata la presenza di Putin, un mese prima dell’evento, il mio ufficio lavora solo sulla sua accoglienza».
Antonio Ernesto non è l’unico pugliese nell’ambito della Ijf. Con mansioni tecniche ci sono anche Antonio Chiurlia supervisor arbitri, e l’arbitro Roberta Chiurlia, rispettivamente marito e figlia della presidente Erminia Zonno della Fijlkam Puglia. Un altro nome italiano che rientra nello staff tecnico è quello di Pino Maddaloni, indimenticato vincitore olimpico. «Il mio unico rammarico non avere al fianco mio padre Vincenzo che non ha potuto condividere la gioia di aver raggiunto questo ruolo - conclude Ernesto -. Lui ci ha lasciato cinque mesi prima del mio incarico, dopo il costante supporto durante la mia carriera sportiva. I suoi insegnamenti e la professionalità acquisita mi guideranno anche per i prossimi impegni. Ci sono i mondiali juniores a Marrakech dal 16 al 21 ottobre e poi i master in Cina a Wanzu il prossimo dicembre. Contestualmente sono già super impegnato per le olimpiadi di Tokyo 2020, visto che il judo è lo sport nazionale in Giappone».
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