La poesia popolare di Gabriella Ferri. Syria rende omaggio al «core de Roma» con «Perché non canti più». E’ stata una delle grandi donne del novecento, voce folk, il cuore fragile celato dalla fisicità da sciantosa, gli occhi grandi per guardare il mondo con il sentimento di pietà, l’intensa vita di Gabriella raccontata con poesia da Syria, una delle più sofisticate cantanti italiane che con umiltà e passione portano avanti la tradizione autorale.
Syria è attesissima il 7 marzo (porta alle 20.30, sipario alle 21) al Teatro Impero di Trani, con lei in scena la sapiente chitarra di Massimo Germini, vero maestro di poesia. Amore e dolore è la cifra del vissuto della Ferri, donna pasoliniana, sembrava uscita da un graffito di Novella Pellegrini, naif e pasionaria, che forse ha pagato troppo alto il prezzo del suo essere vera, antidiva, crocifissa e non ancora risorta.
E’ bellissimo che una giovanissima artista come Syria riconsegni alla musica la poetica di Gabriella, la sua è stata una vera rivoluzione, ha riconsegnato dignità a quella cultura popolare, la magia del Sud: dal Sudamerica a Napoli, passando per la Sicilia e poi la sua Roma pasoliniana, il Testaccio, le periferie con gli stornelli antichi. Una sera Renzo Arbore mi ha raccontato con commozione che Gabriella è stata la sua prima fidanzata romana, alla quale insegnò l’amore per la tradizione folk e Napoli. Renzo mi raccontà della giovane e sensuale Gabriella e la sua piazza Santa Maria Liberatrice, i suoi racconti dell’infanzia del dopoguerra, il sogno da modella, il lavoro da operaia, il sodalizio con Luisa De Santis, figlia di Giuseppe, autore di “Uomini e lupi” e di “Riso amaro”. “La società dei magnaccioni”, “Ciuri, ciuri” e “Vitti ‘na crozza”, la tournée in America con Otello Profazio ed il nostro Matteo Salvatore e poi il Bagaglino. Poi arriverà “Remedios” , “Dove sta Zazà” e “Ciccio Formaggio” e “Zazà”. Ma chi ricorda Gabriella nel duetto con Stevie Wonder al Sanremo del 69? Gabriella la mamma di Roma e poi la depressione, l’abbandono, il tormento, il volo.
”Ho sempre visto Gabriella - racconta Syria - come un’artista libera, con un cuore grande con cui raccontava la vita reale - spiega - Popolana e popolare cantava per tutti, toccando tematiche sociali e dando ai testi un senso poetico. Da romana quale sono, è meraviglioso poterla interpretare e usare il nostro dialetto pieno di ironia e malinconia. Stiamo girando l’Italia con questo spettacolo e in ogni data il pubblico canta il suo repertorio a squarciagola e la festeggia. Mi fa vivere tante emozioni diverse sul palco”. Lo spettacolo è ideato da Pino Strabioli e la stessa Syria con la direzione musicale di Davide Ferrario e Massimo Germini. La fantasia di Gabriella è un affresco fra “scritti, disegni, appunti, scarabocchi, lettere e pensieri – racconta Strabioli - Quella valigia mi è stata data da suo marito e da suo figlio. In quella valigia ho rovistato per intere notti e interi giorni, accatastati, sparsi, mischiati c’erano e ci sono ancora fogli di carta colorati e in bianco e nero. Ho incontrato Syria in un ristorante di Trastevere e mi ha dichiarato la sua passione per Gabriella. Abbiamo pensato di provare ad aprirla insieme quella valigia per farla diventare suono e voce”.