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«Complici aiutarono Restivo a nascondere il corpo di Elisa Claps» Foto •1 •2 •3 •4 •5

 
«Complici aiutarono Restivo a nascondere il corpo di Elisa Claps» Foto •1 •2 •3 •4 •5

Sabato 29 Maggio 2010, 10:10

02 Febbraio 2016, 21:51

dal nostro inviato MASSIMO BRANCATI
SALERNO - La Procura di Salerno non parla di complici. Danilo Restivo avrebbe agito da solo. E da solo avrebbe occultato i resti della povera Elisa in quel «sottotetto degli orrori»: «Non abbiamo elementi per dire che l’assassino abbia avuto l’aiuto di qualcuno prima e dopo l’omicidio» ha sottolineato il procuratore generale di Salerno, Lucio Di Pietro. 

Ma le dichiarazioni ufficiali degli inquirenti sembrano essere ancora una volta strategia, quasI un «depistaggio» per i giornalisti. La conferma arriva dalle parole del detective privato della famiglia Claps, Marco Gallo, secondo il quale dietro l’omicidio di Elisa ci sarebbe stata una regia che ha operato per nascondere il cadavere e sviare le indagini. Il detective è convinto che Restivo sia stato aiutato, per occultare i resti di Elisa, da almeno altre due persone, «entrambe viventi e residenti fuori Potenza», una delle quali potrebbe addirittura averr cominciato a spifferare tutto. «I complici hanno operato dalle 14 alle 16.30 di quella domenica - afferma Gallo - coprirono il cadavere con tegole e materiale di risulta. Danilo, invece, fu mandato a casa. Successivamente, dopo la morte del parroco don Mimì Sabia, qualcuno potrebbe aver tolto un po’ del materiale che copriva la salma, con l’obiettivo di far scoprire quel corpo». 

Perché? E come mai il cadavere è stato nascosto all’interno della chiesa invece che essere trasportato lontano dal luogo del delitto? Pare addirittura, stando a questa ricostruzione, che Danilo non abbia mai saputo esattamente dove fosse stato fatto sparire il cadavere, espediente usato forse per evitare che in prima o poi si potesse tradire. Secondo l’ipotesi investigativa di Gallo, inoltre, Elisa non andò da sola nel sottotetto della chiesa. «Non l’avrebbe mai fatto conoscendo Restivo come un ragazzo disturbato. Ci andò probabilmente con l’amica Eliana De Cillis e con altri amici che poi, però, la lasciarono sola con Danilo, il quale voleva tentare un approccio». Circostanza questa che finora non viene avallata dalla procura.

Ma gli interrogativi sulla vicenda non finiscono qui. Resta da chiarire anche il giallo del ritrovamento del corpo, sul quale il pg Di Pietro è stato didascalico: «Per ora ci siamo concentrati sull’omicidio. Tutti gli sforzi sono finalizzati a inchiodare l’assassino. Poi penseremo anche agli altri aspetti sui quali sono in corso accertamenti». 

Il cadavere, lo ricordiamo, venne scoperto il 17 marzo scorso nel sottotetto della chiesa da un operaio rumeno, Corneliu Todilca, che lavora presso la ditta Lacerenza di Potenza, incaricata dal nuovo parroco della Trinità , don Ambroise Atakpa, di riparare un’infiltrazione d’acqua. Pochi giorni dopo scoppiò il «giallo nel giallo». Il cadavere di Elisa infatti era stato scoperto già alla fine di gennaio, ma non fu detto nulla alle autorità. Lo ammise il viceparroco, il brasiliano don Wagno, in un interrogatorio alla Polizia. Secondo la sua versione, fu una donna delle pulizie a comunicarglielo. Lui vide i resti, ripose gli occhiali accanto a quel cadavere e pregò. Tutto qui.

Insomma, il ritrovamento del 17 marzo è stato una «messinscena». Qualcuno ha voluto far scoprire il cadavere: il corpo di Elisa è stato trovato parzialmente coperto, il che significa, come ha sottolineato il pm Rosa Volpe, che c’è stato chi ha «levato parte del materiale di risulta che lo seppelliva» forse per agevolarne il ritrovamento ufficiale.


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ORE 14:10 - L'INCIDENTE PROBATORIO POTREBBE FAR EMERGERE COMPLICITA'
Gli accertamenti in corso in sededi incidente probatorio sul caso Claps potrebbero portare ad aprire nuove indagini e magari coinvolgere altri soggetti per quel che riguarda l’occultamento del cadavere di Elisa e le presunte coperture che hanno aiutato Danilo Restivo a farla franca per 17 anni. Proprio la presenza di tracce di Dna estranee al corpo, e allo stesso Restivo, potrebbero per gli inquirenti indurre a procedere a nuove verifiche per delineare l’eventuale contesto di complicità sul quale Restivo avrebbe potuto contare. 



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