In Basilicata le aziende agricole e zootecniche sono in estrema difficoltà perché figure specializzate come trattoristi, serricoltori e potatori sono praticamente introvabili. Così come le figure della cosiddetta agricoltura 4.0 chiamati a gestire l’innovazione tecnologica, a utilizzare gli strumenti informatici, a guidare i droni, a leggere i dati meteorologici. Manodopera di altissima specializzazione difficilissima da reclutare. C’è poi la carenza di manovali, quelli necessari per le campagne ortofrutticole di una regione che fonda gran parte della propria economia sulla terra.
Secondo Cia - Agricoltori Italiani all'appello potrebbero mancare tra 90 e 110mila addetti. Fino allo scorso anno molti imprenditori puntavano il dito contro il reddito di cittadinanza: moltissimi potenziali lavoratori avrebbero preferito intascare più o meno la stessa cifra senza dover andare a lavorare. In questo senso si era espresso anche Albano Carrisi, nella sua veste di imprenditore agricolo. In realtà, come spesso hanno ripetuto i sindacalisti, il settore primario è diventato nel corso degli anni sempre meno attrattivo, soprattutto per gli italiani, perché è un lavoro pesante sul piano fisico e perché è fondamentalmente un lavoro stagionale, il che non garantisce un impiego sicuro. Gli stessi stranieri, inserendosi meglio all’interno del tessuto sociale italiano, si mettono in cerca di occupazioni meno faticose e soprattutto meglio pagate.
La soluzione la indica da tempo la Cgil: incrementare i salari e rafforzarli attraverso la politica fiscale. I salari agricoli, in modo particolare, già di per sé bassi, sono ormai scivolati sotto la soglia di povertà, anche a causa dell’inflazione.
La soluzione secondo il governo, invece, è stata teorizzata da Giorgia Meloni nell’aprile scorso inaugurando il Salone del Mobile: per risolvere il problema della mancanza di lavoratori lamentato da molti imprenditori secondo la premier bisogna «incentivare la natalità» e coinvolgere molte più donne nel mercato del lavoro. I dati Eurostat dicono che l’Italia è ultima (assieme alla Grecia) con il 51% di occupate, contro il 64,% della media Ue. «Portando l’occupazione femminile alla media europea e puntando sulla demografia i nostri dati cambierebbero molto. Il governo lavora sul meccanismo per cui più assumi e meno paghi. Con la delega fiscale intendiamo tagliare l’Ires, a patto che quello che si risparmia venga investito o in innovazione o in nuova occupazione».