«Le dimissioni non chiudono affatto questa vicenda», stiletta presidente della Commissione regionale pari opportunità, Margherita Perretti «Non si può tacere di fronte all’ennesimo caso in cui l’ambito politico istituzionale regionale è interessato da vicende che vedono le donne oggetto di abuso di potere e vittime di una cultura maschilista e violenta, che mostra di essere estremamente diffusa proprio nella classe dirigente politica da cui dovrebbero invece provenire azioni rivolte a sostegno di un miglioramento della condizione femminile», rincara la dose il Coordinamento donne della Cgil.
La sanità dei messaggi molesti fa sanguinare quasi come quella che sbaglia le cure. Il giorno dopo le dimissioni del dirigente generale del dipartimento Salute della Regione, Francesco Bortolan, lo sciame di scosse telluriche non si ferma. Indignazione, rabbia si mescolano alla voglia di cambiare pagina.
«Limitarsi ad accettare le dimissioni significherebbe occultare la verità dei fatti e non rispettare la dignità delle donne», marca il punto Perretti. È stata la prima a scrivere a Bardi, lunedì 31 luglio, quando si è diffusa la notizia di whastApp con presunte molestie sessuali al’indirizzo di una dottoressa in del dipartimento Salute. «A differenza di quanto dichiarato dal presidente Bardi, le dimissioni del dg, a nostro avviso, non chiudono affatto questa vicenda. Occorre fare chiarezza e rispondere a diversi interrogativi attraverso un’accurata indagine interna». Alza il tiro, Perretti, e chiarisce il perché si debba andare avanti e chiarire: «Ci sono altre donne che sono state oggetto di molestie e magari costrette a trasferirsi in altri uffici? Si conosceva già da tempo questa situazione ma si è fatto finta di nulla? Limitarsi ad accettare le dimissioni significherebbe occultare la verità dei fatti e non rispettare la dignità delle donne. Sappiamo che è stata presentata un’interrogazione e forse, data la gravità della vicenda, sarebbe opportuno discuterne all’interno della massima assise regionale. Come in più occasioni abbiamo ribadito, è fondamentalel’esemplarità dei comportamenti di chi rappresenta l’istituzione regione, ma anche di chi lavora al suo interno, a partire dalle figure apicali».
«La vicenda che lo ha interessato non poteva avere epilogo diverso stante la gravità dei fatti che sono emersi» sostiene la consigliera regionale di Parità, Ivana Pipponzi. Che si augura adesso una marcia in più nel « costruire una cultura del rispetto della Parità e delle pari opportunità nel mondo del lavoro e del contrasto alle discriminazioni di genere». «Proseguirò, unitamente alla mia collega Rossana Mignoli, nell’attività istituzionale di contrasto alle molestie, in sinergia con l’Ispettorato territoriale del lavoro di Potenza - Matera e con la campagna informativa che va avanti dal 2018. Sul sito istituzionale www.consiglieradiparita.regione.basilicata.it è disponibile in formato pdf il Vademecum "Discriminazioni e molestie, come riconoscerle e come difendersi", utile strumento per far orientare le lavoratrici vittime di discriminazioni e violenze e per offrire loro tutele rimediali», conclude Pipponzi.
Altrettanto netta la posizione del Coordinamento done Cgil. Che in una nota chiarisce il perché «le dimissioni non sono sufficienti» e chiede l’attivazione dell’Osservatorio sulla violenza di genere «mai riunito negli ultimi cinque anni» e «attestato proprio all’assessorato alla Salute».
«Non si può tacere - sono le parole contenute nella nota - di fronte all’ennesimo caso in cui l’ambito politico istituzionale regionale è interessato da vicende che vedono le donne oggetto di abuso di potere e vittime di una cultura maschilista e violenta, che mostra di essere estremamente diffusa proprio nella classe dirigente politica da cui dovrebbero invece provenire azioni rivolte a sostegno di un miglioramento della condizione femminile». E ancora: «È innegabile, a nostro parere, considerata la frequenza di questi episodi e di queste vicende, che ci sia una responsabilità politica pesante da parte di chi effettua scelte o non assume, di fronte all’evidenza delle questioni, le decisioni conseguenti per porre fine a una situazione che vede la Basilicata salire troppo spesso alla ribalta delle cronache nazionali per fatti gravissimi che ledono la dignità delle donne».