MELFI - Slitta l’accordo per la transizione ecologica e il rilancio di Stellantis con il raddoppio della produzione in Italia fino alla soglia di un milione di auto. Se ne riparlerà il 30 agosto (si veda la Gazzetta di ieri). Melfi è una spettatrice-protagonista della trattativa con il suo stabilimento che dovrebbe restare «centrale» nella strategia industriale dell’azienda.
Sui dettagli della riunione tra il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e i governatori di regioni dove ci sono stabilimenti Stellantis abbiamo chiesto al presidente della Basilicata, Vito Bardi, di illustrarci gli aspetti più significativi. Bardi professa un cauto ottimismo: «Noi - dice il governatore lucano - intravediamo la luce. Siamo fiduciosi, ma sempre con prudenza. L’obiettivo è conservare la centralità italiana nella produzione Stellantis, con Melfi naturalmente protagonista. Viviamo un momento di trasformazione epocale, potremmo dire come la rivoluzione industriale di inizio ‘800, e quindi nessuno sa come si evolverà il quadro economico e geopolitico. Noi però abbiamo riscontrato una felice novità, portata avanti dal Ministro Urso».
Quale, presidente?
«Per la prima volta le regioni automotive, ossia quelle dove vi sono stabilimenti automobilistici, fanno parte del tavolo di discussione, insieme a sindacati e al Governo. Non era mai accaduto prima, ma questa volta il Governo Meloni e il Ministro Urso hanno voluto voltare pagina. E giustamente: alla riunione di Bruxelles tutte le “regioni automotive” lamentavano il dover sopportare in solitaria le conseguenze sociali della decisione europea di bloccare la produzione di motori a benzina e diesel nel 2035, anche le regioni governate dalla sinistra che ha voluto questo stop contrario al buon senso, che danneggia imprese e lavoratori italiani ed europei. Tutti insieme, regioni di destra e di sinistra, abbiamo chiesto un fondo europeo, ossia risorse comunitarie per sopportare le conseguenze sui territori di questo brutale stop e per sostenere i lavoratori e la transizione energetica».
Tra Cig, esodo e trasferimenti i lavoratori sono preoccupati. Stellantis chiede incentivi al Governo. Qual è il ruolo delle Regioni?
«Direi decisivo. Non solo perché noi subiamo le conseguenze occupazioni e sull’indotto del passaggio all’elettrico, previsto nel 2035, ma perché ogni stabilimento ha criticità logistiche ed economiche che le regioni possono affievolire o eliminare. Non a caso noi abbiamo messo sul tavolo un intervento importante sui costi energetici. Ovviamente con il Governo abbiamo condiviso la necessità di avere in cambio una garanzia sulla produzione e quindi sull’occupazione. Le parole di Tavares su Melfi ci fanno – con cautela – ben sperare. Le prossime settimane saranno decisive».
Lei ha paventato anche una sorta di guerra commerciale con la Cina…
«Nessuna guerra, per carità. Ma sarebbe opportuno avere una competizione ad armi pari. Che al momento non c’è. Non lo dico io, ma il Ceo di Renault, l’italiano Luca De Meo, che fu anche dei più stretti collaboratori di Sergio Marchionne: la Cina produce auto elettriche a prezzi molto più bassi bruciando carbone senza limiti di inquinamento, possiede i materiali necessari alla costruzione delle batterie, come litio, cobalto, terre rare e ha incentivi poderosi non ripetibili in Europa. La Cina ha già oggi superato Giappone e Germania, diventando il più grande esportatore di autovetture al mondo. Sono cambiamenti epocali rispetto ai quali l’Europa non può non avere una strategia geopolitica. Le buone intenzioni “green” – che in teoria condividiamo tutti - non bastano. Il «sistema Paese» c’è, e l’Italia sta giocando la sua partita. Mi auguro che con la nuova Commissione europea si possa giocare una partita a livello continentale. Tutti insieme».