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Potenza, le donne lucane sono tra le più scolarizzate ma il mondo del lavoro le snobba

 
A. Boc.

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A. Boc.

Potenza, le donne lucane sono tra le più scolarizzate ma il mondo del lavoro le snobba

Un quadro che emerge chiaro dal rapporto sulle disuguaglianze di genere in Basilicata dell’Istituto di ricerche economiche e sociali (Ires) della Cgil, presentato ieri mattina a Potenza

Venerdì 14 Luglio 2023, 13:18

POTENZA - Sono più scolarizzate dei coetanei ma, al momento della ricerca del primo impiego, le donne lucane vanno incontro ad una serie di difficoltà che, talvolta, scoraggiano l’ingresso e la successiva permanenza nel mondo del lavoro. Un quadro che emerge chiaro dal rapporto sulle disuguaglianze di genere in Basilicata dell’Istituto di ricerche economiche e sociali (Ires) della Cgil, presentato ieri mattina a Potenza. «Si potrebbe addirittura dire - si legge nel rapporto Ires - che la figura ‘tipica’ del disoccupato lucano è rappresentata da una giovane donna, con titolo di studio medio-alto, alla ricerca del primo impiego. Tale figura spesso, in poco tempo, si scoraggia, cadendo nell’inattività o emigrando».

La conferma arriva dai numeri: il tasso di attività delle donne lucane è di 12 punti inferiore a quello medio nazionale, con un gap negativo rispetto al tasso di attività maschile di ben 26 punti; Il tasso di disoccupazione giovanile femminile, in Basilicata, è del 36,3 per cento, con uno scarto di oltre 16 punti rispetto agli uomini; solo l’11,8 per cento delle assunzioni femminili in Basilicata avviene con contratto a tempo indeterminato, a fronte del 15,9 per cento maschile. Differenze di genere riguardano anche le retribuzioni; le donne guadagnano in media circa 4mila euro in meno rispetto ai colleghi uomini a parità di mansioni e livello d’istruzione. «Dallo studio emerge chiaramente che la quota relativa al numero di laureate in Basilicata è migliore della media italiana, ma poi il meccanismo poi si blocca- ha commentato Anna Russelli della segreteria regionale della Cgil- sicuramente la causa è attribuibile ad un dato culturale, sul quale noi dobbiamo lavorare, e che riguarda il fatto che è proprio sulle donne che ricade tutta l’attività di cura del nucleo famigliare, servono strumenti che ribaltino questo squilibrio, come ad esempio, i congedi obbligatori di paternità; se non si introducono diventa complicato fare in modo che ci siano condizioni paritarie all’interno del mercato del lavoro».

A tale situazione concorre anche una carenza di servizi. Solo il 7,3% dei minori lucani viene preso in carico dai servizi per l’infanzia, mentre i nidi aziendali o i servizi domiciliari, sono pressoché inesistenti. Difficoltà di accesso al mondo del lavoro che molto spesso si traducono anche in rassegnata accettazione delle violenze subite tra le mura domestiche. «Una donna che ha poca autonomia economica - ha aggiunto Lara Ghiglione segretaria nazionale Cgil- è maggiormente incline a “sopportare” relazioni violente, ovviamente è complicato per quante non hanno un proprio reddito, emanciparsi da un rapporto violento, esiste poi una cultura ancora una “cultura del possesso“ ampiamente diffusa nel nostro Paese che dobbiamo contrastare con la “cultura del rispetto” da diffondere a partire già dalle scuole».

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