È un esercito in crescita, quello dei lavoratori domestici. Aumenta soprattutto il numero dei giovani coinvolti. Non solo di nazionalità straniera, ma anche italiana. In Basilicata, ad esempio, gli italiani fra i lavoratori domestici raggiungono quasi la quota del 50 per cento. Lo dice il rapporto annuale 2022 sul lavoro domestico redatto dall’Osservatorio Domina, centro studi e raccolta dati per monitorare e studiare le attività, i fenomeni e i trend del settore a livello nazionale e locale, istituito nel 2019 da Domina, Associazione Nazionale Famiglie Datori di Lavoro domestico (Firmataria del contratto nazionale di lavoro di categoria).
Considerando l’intero territorio nazionale, i lavoratori in ambito domestico italiani sono complessivamente 28.888, pari al 30 per cento del totale. Ma nelle regioni meridionali e nelle isole la situazione è molto diversa. Il record viene detenuto dalla Sardegna, dove la presenza dei lavoratori italiani nel settore è pari all’81,9%. Seguono il Molise con il 59,5%, la Puglia con il 49,2%, la Basilicata con il 48,6% e la Sicilia con il 46,9%. La regione dove l’incidenza degli italiani sul totale dei lavoratori domestici è minore è il Trentino Alto Adige (27,2%), seguita da Veneto (25,7%), Lazio (19,6%), Lombardia (19,3%) ed Emilia Romagna (19,2%). Considerando i lavoratori domestici nel loro complesso, italiani e stranieri, in Basilicata ce ne sono 7,8 ogni mille abitanti, contro una media nazionale di 16,3.
Ma il trend è in crescita. «Il IV Rapporto annuale sul lavoro domestico - è l’analisi di Domina - evidenzia la crescita dei giovani (under 30) nel settore del lavoro domestico. Si tratta, secondo i dati aggiornati al 2021, di oltre 68 mila lavoratori domestici (regolari), pari al 7,1% del totale. La serie storica evidenzia come il dato sia tornato a crescere dal 2020, dopo anni in cui si registrava una continua diminuzione del peso dei giovani. Questi dati complessivi nascondono due tendenze opposte, che vengono messe in evidenza considerando separatamente i lavoratori italiani da quelli stranieri. Le serie storiche esprimono chiaramente le tendenze in corso negli ultimi 10 anni: nel 2012 i lavoratori domestici italiani giovani erano 14mila, negli ultimi anni il numero è cresciuto progressivamente in maniera quasi lineare, arrivando ad oltre 20mila nel 2021». Al contrario, i lavoratori stranieri «hanno registrato un trend opposto, di calo costante, invertito solo negli ultimi due anni a seguito delle procedure di emersione attuate per fronteggiare la pandemia».
Secondo Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di Domina, «il lavoro domestico rappresenta non solo una necessità per le famiglie italiane ma anche, specialmente nei momenti di crisi economica, un’opportunità di lavoro per i giovani. Gli ultimi anni sono stati caratterizzati dall’aumento di giovani nel lavoro domestici. Non si tratta solo di stranieri, ma anche di giovani italiani che trovano in questo settore un ingresso nel mondo del lavoro. In particolare, nelle regioni del Sud caratterizzate da un alto tasso di disoccupazione giovanile, il lavoro domestico può rappresentare un ambito di lavoro sicuro, formativo e duraturo». Un’analisi che si adatta alla perfezione proprio al caso Basilicata, dove la disoccupazione è elevata e così anche la percentuale di lavoratori autoctoni che, per amore o per forza, scelgono le cure domestiche come porta di ingresso per entrare nel mondo del lavoro.
Un grosso neo, evidenziato anche dal rapporto di Domina presentato alla fine del 2022, resta il lavoro nero. L’osservatorio ha stimato che in Italia il tasso di irregolarità nel lavoro domestico supera il 50% e che l’impatto economico della componente irregolare (solo retribuzione), quota circa 7 miliardi. Per fare un raffronto, l’impatto economico del lavoro domestico regolare fra retribuzione, Tfr e contributi è di 8,1 miliardi.