BARI - Stamattina nove agenti della Polizia municipale dovranno presentarsi in sedi diverse rispetto a quelle in cui lavoravano fino a venerdì scorso, quando hanno ricevuto una lettera di tre righe firmata dal direttore generale del Comune di Bari, Davide Pellegrino. Sono i nove agenti che, secondo gli accertamenti della commissione di accesso nominata dalla Prefettura dopo il blitz Codice Interno, avrebbero (avrebbero avuto) contiguità inopportune con i clan mafiosi. Il 18 febbraio il prefetto Francesco Russo, nella lettera con cui ha comunicato al sindaco Vito Leccese che non ci sono i presupposti dello scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose, ha anche preannunciato un provvedimento di sospensione per una vigilessa (già eseguito) e di un altro per la revoca del titolo di pubblica sicurezza (e dunque del porto d’armi) ad altri nove agenti.
Il Comune ha deciso di non aspettare la prefettura. E dunque da oggi i nove sono stati trasferiti «per esigenze di servizio» ad altre mansioni che non richiedono l’utilizzo della pistola: dovrebbero essere destinati al servizio di piantonamento all’ingresso degli uffici. Nelle lettere non si fa alcun riferimento a Codice Interno e ai risultati dell’ispezione amministrativa disposta dalla Prefettura, che ha - tra l’altro - passato al setaccio tutti i dipendenti comunali, incrociando le anagrafiche con i contenuti delle banche dati. Il Comune ha infatti invocato generiche motivazioni organizzative. Ma ciò che è emerso sui nove agenti è scritto nero su bianco nella relazione trasmessa al Viminale...