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Malavita «hi-tech»: nel carcere di Bari droga e telefonini arrivano dal cielo con i droni

 
Luca Natile

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Luca Natile

Malavita «hi-tech»: nel carcere di Bari droga e telefonini arrivano dal cielo con i droni

Nel «Francesco Rucci» trovati apparecchi ancora imballati e auricolari

Mercoledì 13 Novembre 2024, 12:11

BARI - Telefonini (e droga) continuano ad entrare in carcere nonostante i protocolli di sicurezza ed i controlli. Così i boss mantengono rapporti e danno ordini. E all’interno lo spaccio «invisibile» è diventato business. Smartphone nuovi di zecca, auricolari senza fili, caricabatterie sono state recuperati dagli agenti della Penitenziaria ad alcuni detenuti. Gente di nessuno spessore criminali, destinatari di spedizioni via drone, giunte dall’esterno. Si tratta di «centralinisti», piccoli ingranaggi di un sistema gestito per tenere in piedi un ponte di comunicazione tra il carcere e le famiglie, in particolare quelle delle famiglie di camorra.

Dalle celle (sovraffollate) partono ordini che vengono raccolti e condivisi nei quartieri dove la criminalità è più attiva e presente, si risolvono problemi di famiglia, si appiano divergenze, si muovono le fila dei piccoli traffici illeciti gestiti fuori dalle mura del carcere, sulla strada. I rappresentanti sindacali della Uil hanno espresso la loro soddisfazione per l’operazione di intelligence condotta dagli agenti della Polizia penitenziaria del carcere di Bari che operano in condizioni di «cronica carenza di organico e il sovraffollamento della casa circondariale».

I controlli ci sono ma non sono al passo con i tempi. C’è bisogno di strumenti tecnologici evoluti e di una riorganizzazione che viene chiesta da tutte le organizzazioni sindacali.

Le rete che riesce a fare entrare dietro le sbarre telefonini e droga utilizza le ultime diavolerie hi-tec. L’uso dei droni per le consegne oltre le alte mura di cinta degli istituti penitenziari è un fenomeno in aumento. Secondo il sindacato di polizia penitenziaria (Sappe), i droni sono ormai il metodo più usato per introdurre oggetti in carcere.

Un drone commerciale costa poche centinaia di euro e i modelli più avanzati possono allontanarsi fino a 10 chilometri da chi li pilota e trasportare un peso di qualche centinaio di grammi.

Le consegne in carcere solitamente avvengono in due modi: in alcuni casi il carico viene agganciato al drone e il detenuto lo recupera sporgendo le braccia fuori dalla sua finestra, in altri casi viene fatto cadere in un punto facilmente raggiungibile dove viene poi recuperato. Spesso le consegne con i droni avvengono di notte, quando la visibilità è ridotta ed è più facile eludere i controlli. Per coprire il rumore dei droni vengono lanciati fuochi d’artificio vicino al carcere.

Gli oggetti consegnati o il loro utilizzo vengono poi rivenduti o concessi in uso a prezzi molto elevati da coloro che gestiscono il giro. I droni sono l’ultimo ritrovato. Il collaboratore di giustizia Domenico Milella, già braccio destro del «mammasantissima» di Japigia Eugenio Palermiti ha raccontato: «Nel carcere di Bari entrano “fumo” e telefoni ma poca cocaina. I parenti portano tutto». Le famiglie di camorra avrebbero portato nelle celle le stese logiche, le stesse regole (riti di affiliazione compresi) che disciplinano la vita dei clan nella routine criminale esterna.

I telefonisti, come accade in altre carceri, conservano gli apparecchi per gente «importante», organizzano incontri telefonici, anche con la partecipazione di più persone e finanche tra carcere e carcere

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