BARI - Se Giuseppe Conte polemizza con i colleghi leader dei partiti in corsa per l’Ue senza poi prendere in considerazione di andare a Bruxelles, in nome di un rapporto poco trasparente con gli elettori, così a Bari il progressista Michele Laforgia critica la scelta del «centrosinistra con Vito Leccese» di avere liste con il nome di Antonio Decaro, sindaco uscente, anche se il politico barese non sarà - direttamente - parte della contesa per il prossimo consiglio comunale e la prossima giunta.
Il nuovo duello - tutto nel campo della sinistra- è andato in scena venerdì sera nella sede dei Comboniani, dove si è tenuto il dibattito sui temi legati all’accoglienza e all’immigrazione. Laforgia ha sottolineato come le liste con il nome di Decaro sostanzino una sorta di forzatura rispetto all’elettorato, non essendo il politico Pd in gara per Bari ma per un seggio nell’Ue. «Ripeto da tempo, inascoltato, che Antonio Decaro, in qualità di sindaco in carica e principale personalità del centrosinistra cittadino - spiega Laforgia alla “Gazzetta” - avrebbe dovuto essere il garante dell’unità del fronte progressista prima, durante e dopo il voto di giugno. Le cose sono andate diversamente, com’è noto». «Ma il fatto che a sostegno di Vito Leccese ci siano ben due liste denominate “Decaro per Bari” e “Decaro per il Sindaco” mi pare a dir poco inopportuno, come ho ribadito settimane fa ai diretti interessati. Antonio Decaro non è candidato al Comune, è candidato alle elezioni europee. E chi vota non dovrebbe trovare sulla scheda simboli che creano confusione», conclude Laforgia. Vito Leccese, di contro, non commenta la polemica, mentre dal suo entourage fanno sapere che il mondo civico di Decaro è stato da subito sostenitore della candidatura dell'ex capo di gabinetto.
La querelle segna il primo “incidente” tra i due candidati progressisti che hanno giurato di andare insieme in un eventuale ballottaggio con il conservatore Fabio Romito: verso l’8 e 9 giugno, però, si inizia a definire una linea di distinzione tra le due proposte politiche, con Laforgia che dà maggior peso al necessità di rinnovare il quadro politico, mentre Leccese rivendica una sostanziale continuità corroborata dalla contezza della mole di progetti avviati dall’amministrazione uscente.
L’affondo del penalista ha letteralmente fatto infuriare i sostenitori di Leccese nella sala. Riccardo Montingelli, promotore di Progetto Bari e pioniere dell’ecologismo pugliese, spiega così alla "Gazzetta" il suo disappunto: «Da chi è stato in giunta con Decaro, con consiglieri comunali e assessori, non gradiamo che si getti fango su Decaro». E aggiunge: «Leccese non risponde alle provocazioni, ha elogiato anche la Bottalico, per l’impegno nell’assessorato, mentre Laforgia si chiede come mai il sindaco uscente abbia presentato liste con il suo nome a favore dell’ex parlamentare verde. Ma cosa c’è di strano? Decaro ha partecipato alla indicazione della candidatura di Vito, e non deve chiedere il permesso a nessuno per mettere la faccia e il proprio nome nella competizione al fianco di Leccese».
La chiosa finale di Montingelli: «Forse Laforgia vuole discutere del gradimento dei baresi per Decaro e del culto delle personalità, effetto del berlusconismo… La platea non ha apprezzato questo clima. Una polemica sul nome delle liste ci lascia basiti».
Laforgia nel dibattito con i comboniani ha anche illustrato la sua visione sul ruolo di una delle capitali del Mediterraneo: «Bari deve recuperare la sua funzione di città della pace. Il mio personale impegno politico è quello di far smettere le guerre, affinché anche l’Italia sia promotore di pace nel mondo». Sui Cara e dei Cpr il penalista, ricalcando le posizioni della sinistra più attenta al mondo dell'immigrazione, è stato tranchant: «Da giurista e da cittadino sono due mostruosità giuridiche, sono strutture che non funzionano: una città non può essere una città felice se non è una città accogliente per tutti».