Sabato 06 Settembre 2025 | 15:05

Comunali Bari, parla Romito: «Basta con i salotti baresi, vogliamo una città pluralista»

 
Michele De Feudis

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Michele De Feudis

Comunali Bari, parla Romito: «Basta con i salotti baresi, vogliamo una città pluralista»

Le dichiarazioni del candidato del centrodestra: «Basta overdose di marketing. Lavoriamo a una stagione di credibilità, onestà e discontinuità»

Lunedì 15 Aprile 2024, 05:03

16 Aprile 2024, 21:04

Fabio Romito, candidarsi sindaco di Bari con il centrodestra unito è un’onore ma anche una impresa ardua?

«È un onore di sicuro, ma anche una grande responsabilità. Ho il dovere di rappresentare un popolo da vent’anni messo da parte. Il mio impegno sarà volto a riportare alle urne tanti cittadini che hanno vissuto una disaffezione nei confronti del centrodestra insieme ad altri che erano stati dalla narrazione del centrosinistra. Bisognerà costruire un legame rinnovato con la gente, per diventare maggioranza e guida della città».

Da dove partirà il suo viaggio-percorso per far conoscere l’alternativa che vuole rappresentare?

«Mi aiuta il mio vissuto quotidiano. Vengo da una tradizione moderata e dopo tutto quello che è successo, il mio primo compito sarà rassicurare la città, per portarla fuori da questa palude. Con ottimismo e prospettiva».

È stato eletto nel consiglio di circoscrizione di Poggiofranco nel 2009. La strada fatta negli enti locali quanto conterà nelle prossime settimane?

«Con tutto il rispetto per gli altri candidati sindaci, vivo la città da vent’anni, ogni giorno, in tutte le sue sfaccettature grazie alla mia attività amministrativa nelle istituzioni. Non devo con gli spin doctor cercare nuovi messaggi da veicolare. Io e la città di Bari “ci conosciamo” molto bene. Ascolterò i cittadini per scegliere gli obiettivi principali da raggiungere nell’immediato».

Si vota l’8 e 9 giugno. Quali saranno i suoi punti cardinali, per orientarsi in questa campagna elettorale flash?
«Scelgo la concretezza da contrapporre alla comunicazione fine a se stessa, la credibilità, l'onestà e la serietà della proposta politica. Bari ha bisogno di un rinnovamento e una discontinuità profonda. Questo non significa abbattere e ricostruire dalle macerie. Noi ripartiremo da quello di buono che è stato fatto, ma con una discontinuità evidente».

A cosa si riferisce?
«Da vent’anni la cosa pubblica è gestita sempre dagli stessi gruppi di potere. I “soliti noti”. È il momento invece di dare spazio e fiducia a risorse giovani e meno giovani, fuori dalle attuali dinamiche di scelta e partecipazione, perché non erano nel cerchio magico del Pd, peraltro molto ristretto...».

Il giudizio sulla stagione di Decaro?
«Antonio ha consolidato un rapporto con i cittadini. E da qui bisogna ripartire. È entrato nelle corde della città ed è un fattore innegabilmente positivo. Questo approccio, con serietà e semplicità, è quello giusto. Poi io ho lo stesso numero di telefono da vent’anni, tutti quelli che mi hanno conosciuto nel percorso politico, sanno che non sono mai cambiato e che la mia disponibilità all’ascolto è assoluta».

Dove non ci sono stati i risultati attesi o ha fallito il “decarismo”?
«Negli ultimi tempi il marketing, una vera overdose, ha preso il sopravvento sulla realtà. Con effetti tangibili nella vita dei baresi».

Molti le chiedono di porre un argine alle “follie green” e alle piste ciclabili senza senso.
«Sulla transizione ecologica non siamo oscurantisti. Anzi, nella nostra tradizione culturale, c’è una antica sensibilità per l’ecologia e la natura. E mi sembra che qualcuno dimentichi che la giunta Decaro sarà ricordata come quella che ha abbattuto più alberi nella città. È facile fare la pista “ciclabile light” mandando in tilt il traffico cittadino, rendendo quegli spazi pericolosi per ciclisti e automobilisti. Ci vorrà più impegno, invece, ma noi lo faremo come priorità, per realizzare un piano di ciclabilità serio, come c’è in tutte le città d’Europa. È necessario anche un nuovo piano della viabilità, con parcheggi interrati, per dare linfa anche settori economici penalizzati dalle scelte sbagliate del passato».

La città turistica ha aspetti positivi per i proprietari di immobili diventati B&b ma crea difficoltà chi cerca casa o reclama servizi di qualità in presenza di migliaia di turisti.
«Nessuno vuole tornare indietro. Il turismo porta ricchezza. Tuttavia ci vuole una offerta culturale adeguata, con festival giovanili o tematici. Nel nostro orizzonte ci sono proposte di kermesse di respiro nazionale e internazionale, per arti e nuove culture. Tra dare un milione e mezzo di euro al Bifest e ospitare un festival come il Sonar di Barcellona, in grado di moltiplicare i flussi turistici in città, la nostra scelta è certamente la seconda. Noi guardiamo al futuro con ottimismo, fuori dagli schemi del piccolo salotto progressista barese, ormai asfittico e con poche idee, uno spazietto soprattutto restio nell’offrire ossigeno alla parte più dinamica della città».

Dopo la sinistra della “primavera”, ci sarà una stagione di colore opposto?
«A noi interessa consolidare una città pluralista per davvero, senza tappi o pregiudizi ideologici, messi per propri interessi personali dai soliti noti, che hanno approfittato dei comparaggi nella stagione politica che si va concludendo».

Il futuro della zona industriale?
«Incontrerò gli imprenditori presenti nella nostra zona industriale: sono i più penalizzati dalla disattenzione della politica e delle istituzioni. Quella parte di Bari invece di essere una calamità di investimenti, mentre adesso è un luogo lasciato alla marginalità».

La compattezza della coalizione?
«È un dato plastico e anche fotografico sotto gli occhi di tutti».

Oltre partiti tradizionali, chi sarà al suo fianco?
«Ci saranno belle sorprese, con una apertura ad una parte di città che si era disamorata della politica e che invece ha dimostrato grande interesse per un candidatura fortemente innovativa. Noi le cose le facciamo, loro, a sinistra, le predicano solamente».

È già in clima da talk elettorale...
«Noi parliamo di ricambio e lo pratichiamo. Il centrosinistra invece teorizza la parità di genere mentre il primo presidente del Consiglio donna, Giorgia Meloni, è venuto dalla destra politica. Noi siamo concreti, loro sono bravi con gli spot e i post emozionali sui social».

Il professor Nicola Colaianni non è per Giuseppe Conte “una rigenerazione” della litigiosa sinistra barese.
«Quando ero studente, era un apprezzato docente della facoltà di Giurisprudenza. Non entro nelle polemiche del “campetto progressista”, ci hanno accusato lungo di non avere un candidato conservatore. Adesso siamo già operativi. Chi inveiva contro di noi è alle prese con interminabili riti partitocratici, incomprensibili per i baresi, e con un serie senza fine di liti o di candidature bruciate o ritirate. Scegliendo noi, la città metterà fine a queste manfrine...».

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