BARI - Il netturbino 51enne dell’Amiu Michele Amedeo fu ucciso su ordine dell’ex amante, l’imprenditrice di Cassano Vincenza Mariani, 58 anni. Il ruolo della donna come mandante del delitto non è più solo un’ipotesi accusatoria perché la Cassazione ha reso irrevocabile la condanna per concorso in omicidio premeditato a 14 anni e 4 mesi di reclusione. Una donna, è scritto negli atti, «dall’indole possessiva, ossessiva e vendicativa», che pianificò la morte di Amedeo dopo la fine della relazione, assoldando un sicario per 5mila euro.
L’OMICIDIO - La vittima, 51 anni, dipendente dell’Amiu, fu uccisa a colpi di pistola la sera del 25 aprile del 2017 nel parcheggio dell’azienda, nella zona industriale di Bari. Ad ordire le trame di un intrigo diabolico fu l’ex amante Vincenza Mariani. Autori materiali del delitto il 36enne Giuseppe Baccellieri, detto «Celentano», genero della Mariani, il quale sparò 4 proiettili da un’auto in corsa e Massimo Margheriti, 52 anni, già custode della ditta di mobili gestita dalla stessa Mariani, alla guida di quell’auto.
Amedeo fu colpito da tre dei 4 proiettili esplosi: il primo, mortale, al fianco sinistro, il secondo al petto, quando la vittima era già piegata, il terzo al collo mentre il 51enne tentava di fuggire. Il delitto era stato premeditato, tanto è vero che la sera precedente l’agguato e nelle prime ore del mattino dello stesso giorno, i tre effettuarono un sopralluogo per studiare abitudini, orari e turni di lavoro del netturbino. Peraltro la donna aveva scelto quella data accuratamente, perché il giorno successivo si sarebbe tenuta la festa di laurea della figlia della vittima e quindi il suo intento era «massimizzare l’effetto devastante che la condotta avrebbe avuto sull’intero nucleo famigliare della vittima».
Complice del delitto il collaboratore di giustizia Michele Costantino, 46 anni che confessò di aver collaborato fornendo ai sicari l’arma (una calibro 9 corto) e l’auto (una Fiat Bravo rubata).
IL PROCESSO - In primo e secondo grado, a maggio 2020 e a novembre 2021, Mariani, Baccellieri e Margheriti furono condannati con rito abbreviato a 30 anni di reclusione, Costantino a 14 anni e 8 mesi. Sentenza irrevocabile da dicembre 2022 per tutti tranne Mariani. Per la donna, infatti, i giudici annullarono con rinvio la condanna a 30 anni, chiedendo ai giudici baresi di rivalutare «il coinvolgimento della donna nell’affare criminoso», basato prevalentemente sul movente: non aver accettato la fine della relazione extraconiugale con la vittima.
Dalle indagini era emerso che «in occasione di precedenti contrasti tra i due amanti, nel 2016, la donna - si legge negli atti - aveva già commissionato una spedizione punitiva ai danni di Amedeo, dando ordine di far incendiare la sua villa al mare». E così nei confronti dell’ex amante si è celebrato un processo d’appello bis che si è concluso a maggio 2023 con l’assoluzione dal reato di ricettazione dell’auto e la conferma della responsabilità per l’omicidio premeditato (con dolo eventuale quindi con concessione delle attenuanti generiche equivalenti all’aggravante della premeditazione) e per porto e detenzione dell’arma. Condanna quindi più che dimezzata: 14 anni e 4 mesi di reclusione. Ora la Cassazione ha reso definitiva quella sentenza.
LA VENDETTA - Negli atti, la relazione tra la vittima e l’ex amante che poi ne ordinò la morte viene definita «tossica e turbolenta». L’ossessione della donna per Amedeo era tale che – in una precedente separazione tra i due - aveva contattato la figlia dell’uomo tramite un falso profilo facebook per metterla al corrente «non solo della relazione clandestina con il padre, ma anche dei suoi intendimenti vendicativi, qualora lui avesse continuato ad ignorarla». Addirittura nell’agosto 2015 era arrivata a simulare una gravidanza «pur di riuscire nell’intento spasmodico di ricondurre a sé il proprio amante».
Nel processo i famigliari di Amedeo si sono costituiti parte civile, assistiti dagli avvocati Luca Italiano e Fabio Alberto Russo.