BARI - Promesse di assunzioni nelle municipalizzate Amtab e Multiservizi ma anche posti di lavoro al Policlinico e in aeroporto. Le rivelazioni del collaboratori di giustizia raccontato quasi un decennio di infiltrazioni dei clan mafiosi di Bari nella vita politica e sociale della città. E tirano in ballo tutti. I verbali dei «pentiti» sono contenuti nei faldoni dell’inchiesta «Codice Interno» della Dda che il 26 febbraio scorso ha portato all’arresto di 135 persone (l’ultimo, il pregiudicato del clan Palermiti Nereo Zanchi si è costituito ieri, era a Dubai).
L’indagine documenta gli intrecci tra la mafia e il mondo dell’economia legale e della politica attraverso compravendita di voti alle elezioni (è il caso dell’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, in carcere, e della moglie Maria Carmen Lorusso, ex consigliera comunale di Bari finita agli arresti domiciliari), assunzioni pilotate nelle aziende partecipate, aste giudiziarie truccate e tanto altro.
Le parole dei collaboratori, in questo variegato quadro di connivenze, offrono uno spaccato che va ben al di là delle contestazioni che sono state poi formalizzate dai magistrati antimafia nelle richieste cautelari. Nicola De Santis, per esempio, «pentito» del clan Capriati di Bari Vecchia, ex dipendente Amtab, di vecchie storie dice di saperne tante. Ricorda il primo incontro con Olivieri («l’ho conosciuto una volta, nel 2016, durante un concerto al Palaflorio. Mi dissero “quello è Olivieri, a livello politico può essere sempre utile, per un’assunzione, una cosa, lo dobbiamo tenere bello bello”»).
Poi parla anche di altri esponenti politici che si sarebbero negli anni avvicinati agli uomini dei diversi gruppi criminali per accaparrarsi i voti dei clan.
«In tutte le campagne elettorali, sia regionali, che comunali, i politici escono a galla» ha spiegato il «pentito», tirando fuori, tra gli altri, il nome di un consigliere comunale barese di Fratelli d’Italia, Pasquale Finocchio (estraneo all’indagine). «Finocchio non dà soldi - le parole di Di Santis - lui dice “mi voti e io ti sistemo”, però vuole i numeri, sezione, scuola, dove vai a votare. Questo me l’ha riferito un collega dell’Amtab che ha sistemato entrambi i figli all’aeroporto, ha pagato 20 milioni di lire a posto». La vicenda riferita dal collaboratore, sempre stando alle sue parole, risalirebbe a più di un ventennio fa. In tempi più recenti, ha detto De Santis agli inquirenti della Dda, sarebbero state favorite da uomini delle istituzioni assunzioni nelle cooperative che lavorano con il Policlinico.
I racconti e gli episodi si moltiplicano e a volte si confondono nei ricordi dei collaboratori. Tutti, però, dipingono una città, e alcuni quartieri in particolare come Japigia, sotto molti aspetti assoggettati al controllo dei clan. Il «pentito» Domenico Lavermicocca, ex affiliato al clan Palermiti, racconta per esempio della imposizione delle luminarie natalizie. Il pregiudicato Giovanni Mastrorilli (tra i 135 arrestati) «aveva fatto un prestito di soldi» al titolare di una nota azienda di luminarie della provincia «che poi non era più riuscito ad avere indietro e Mastrorilli gli tolse una quarantina, una cinquantina di pali di luminarie con tutte le strumentazioni. Ora infatti, quando arriva il periodo di Natale o le feste, mette lui i pali delle luminarie». Il racconto fa riferimento agli anni 2017 e 2018. «Diceva sempre - riferisce Lavermicocca parlando di Mastrorilli - che aveva guadagnato il doppio, perché queste luminarie potevano valere 70-80mila euro, che però comunque negli anni gli avrebbero fruttato tanti soldi, perché 40-50 pali, a noi amici si prendeva 250 euro, poi lui li imponeva ai commercianti. Su Japigia li metteva tutti lui diciamo, pescheria, polleria, li metteva tutti lui».
LA PRECISAZIONE: «IL CONSIGLIERE FINOCCHIO ESTRANEO ALLE INDAGINI»
Con riferimento all’articolo intitolato «Assunzioni in aeroporto i pentiti tirano in ballo il Consigliere barese Pasquale Finocchio», l’avvocato Roberto Eustachio Sisto precisa:
«Le riportate dichiarazioni del collaboratore di giustizia, sono non rispondenti al vero e del tutto sprovviste di fondamento. Senza considerare che le stesse sono indirette, riferite al dichiarante da soggetto ignoto e risalenti “a più di un ventennio fa”».
«Mai (nemmeno vent’anni fa!) il Consigliere Finocchio - prosegue la nota dell’avvocato Sisto - ha avuto contatti con soggetti vicini a qualsiasi forma di criminalità e meno che mai per ragioni inerenti alla sua attività politica. E non casualmente, come precisato anche nell’articolo in questione, egli è del tutto “estraneo all’indagine”».