MONOPOLI - Inizio d’anno complicato per i lavoratori Eco Leather dello stabilimento cittadino. L’azienda che produce pelli per l’automotive e l’arredamento, è stata ammessa dal Tribunale di Bari al concordato preventivo il 4 maggio 2023, ed è alla ricerca di partner che permettano il rilancio del core business aziendale.
L’ultima vertenza interna all’azienda era partita nel 2016 con il ricorso alla cassa integrazione, dopo che tra il 2014 1 il 2015 attraverso una complessa attività di mediazione 115 lavoratori avevano accettato un accordo bonario per la messa in mobilità (con una spaccatura forte sul fronte sindacale interno storicamente formato da Cgil, Cisl, Uil e Ugl in cui si aggiunti nelle elezioni del 2013 anche i Cobas), insieme ad altri 50. Di questi 35 poi decisero di procedere con causa di lavoro nei confronti dell’azienda. Il risultato di quella complessa stagione fu la riduzione della forza lavoro dello stabilimento di monopoli da 372 unità a poco più di 200.
L’iniziale comunicazione di esuberi era stata di 272 lavoratori. Nel 2016 si era resa necessaria la cassa integrazione ordinaria, cui era subentrato nel 2018 un contratto di solidarietà tra i lavoratori di quasi due anni fino all’utilizzo nel 2020 della cassa integrazione Covid, per tornare al contratto di solidarietà dal giugno 2022 allo scorso mese di giugno, quando l’azienda annuncia altri 80 esuberi, poi ridotti a 70, congelati all’indomani dell’ammissione al concordato preventivo con l’apertura di nuovi ammortizzatori sociali che dovrebbero scadere questa volta a giugno di quest’anno.
Tempi non facili per l’impresa, come per buona parte del comparto, e soprattutto per i lavoratori sempre appesi al filo dell’incertezza sul futuro.
Oggi, la ricerca di investitori continua ma sulla via del rilancio vi sono alcuni ostacoli non di poco conto. In primo luogo la condizioni generali del mercato servito dall’azienda: sebbene alcuni comparti come quello dell’automobile siano in fase di timida ripresa, le scelte green portano sempre più i produttori ad abbandonare l’uso della pelle per gli interni delle vetture. Il risultato è che la produzione dello stabilimento è calata di parecchio, con dati che oscillano tra il 70 e l’80% rispetto al passato.
E’ evidente che, quando un dato del genere diventa strutturale ad una impresa che affronta già le sue difficoltà, le ripercussioni si riverberano sulla forza lavoro. Sono questi i presupposti con cui, nei prossimi giorni Rsu aziendale, delegati sindacati provinciali ed azienda si siederanno attorno al tavolo per discutere del futuro dello stabilimento e del destino dei circa 180 lavoratori rimasti. L’azienda, dal canto suo, ha già inviato ai vari attori della vicenda una convocazione urgente che vedrà certamente impegnata anche la task force regionale sulle vertenze: in ogni caso si apre una nuova e delicata fase per lo stabilimento di Monopoli che sarà probabilmente un vero e proprio spartiacque sul futuro dell’impresa e dei dipendenti.