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Torrente Picone, per la gara «5mila euro nella saccoccia»

 
Isabella Maselli

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Isabella Maselli

Torrente Picone, per la gara «5mila euro nella saccoccia»

La mazzetta scorre sulla lama: la presunta tangente pagata per aggiudicarsi l’appalto a Lamasinata

Giovedì 09 Novembre 2023, 13:32

La presunta tangente da 60mila euro che sarebbe stata data a Elio Sannicandro, l’ormai ex commissario straordinario regionale delegato per il dissesto idrogeologico, «scorre» anche in una lama barese. È quella per l’appalto integrato per la progettazione esecutiva e realizzazione delle opere di mitigazione e prevenzione dal rischio idraulico nei bacini idrografici del torrente Picone e della lama Lamasinata (in corrispondenza del canale deviatore immediatamente a valle di via Donadonisi), tra gli interventi finanziati con le risorse del Fondo sviluppo e coesione 2014-2020, assegnate nell’ambito dei cosiddetti «patti per lo sviluppo della Regione Puglia». Una vicenda per la quale la Procura di Bari ha chiesto e ottenuto (insieme ad altri presunti fatti illeciti) l’arresto di tre persone e l’interdizione di altre due (Sannicandro e il funzionario regionale Leonardo Panettieri).

LA GARA «TRUCCATA» E GLI INCONTRI SOSPETTI

A dicembre 2019 l’ufficio di Sannicandro indice nove gare, di cui otto rientranti nell’ambito del cosiddetto «Piano Stralcio 2019» e quella per il torrente Picone. Qualche settimana dopo la Guardia di Finanza ricostruisce quattro incontri tra Sannicandro, l’imprenditore di Lucera Antonio Di Carlo (in carcere) e Sergio Schiavone, dipendente del Coni ritenuto intermediario tra i due e finito ai domiciliari. Il 21 gennaio 2020, alle ore 13.47 circa, i tre si incontrano al Circolo della Vela; il 30 gennaio a Roma, nel circolo tennis del Foro Italico; il 25 febbraio nel ristorante romano «Padovano»; il 26 maggio nella sede della Regione in via Gentile. Incontri che «avvenivano - si legge negli atti - in concomitanza con lo svolgimento delle procedure ad evidenza pubblica bandite nel dicembre 2019».

In particolare, per quanto riguarda l’appalto integrato «Picone - Lamasinata», il bando viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 20 novembre 2019, con svolgimento della procedura di gara interamente in modalità telematica e con il criterio di aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa, sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo (appalto da circa un milione e mezzo di euro), poi aggiudicato a maggio 2020 alla società di Di Carlo.

Dal contenuto delle conversazioni intercettate, «si rileva un interesse preminente» di Sannicandro per questa gara, tanto che risulta che questi avrebbe incontrato e sentito più volte il presidente della commissione, «anche immediatamente prima della seduta pubblica con cui veniva data lettura del punteggi finali delle offerte tecniche e delle offerte economiche e temporali, decretando la graduatoria provvisoria». Ma l’imprenditore avrebbe fatto di più pur di accaparrarsi l’appalto. «E il canale come si mette? Il canale se... se spingo.., il canale lo possiamo pure prendere, perché non c’è nessuno. Il Canale - dice l’imprenditore in una ambientale di febbraio 2020 - lo devo dire a Panettiere che sta dentro la commissione».

In quei mesi gli investigatori documentano infatti anche il coinvolgimento di un altro funzionario regionale, Leonardo Panettieri, componente della commissione di gara, il quale - ritiene la Procura - avrebbe intascato 5mila euro per pilotare la procedura. Un giorno una dipendente, ad appalto ormai vinto, chiede a Di Carlo «se ha preso la gara perché si è avvicinato con il ribasso o perché era stato fatto qualcosa» e lui risponde che «oltre a lui (Sannicandro, ndr) sono andato da un altro, gli ho messo 5mila nella saccoccia e questo ha messo tutti punteggi alti e quella gara l’abbiamo vinta in eccesso».

GLI ALTRI APPALTI NEL BARESE

Nel mirino degli investigatori, tra le gare ritenute coinvolte nella «spartizione» di lavori e incarichi gestiti dall’imprenditore lucerino con la complicità dei funzionari pubblici, c’è anche l’appalto per la realizzazione delle opere di «Recupero statico della cava Santa Lucia» nel Comune di Cassano delle Murge. Di Carlo, si legge negli atti, aveva «caldeggiato» a Sannicandro la sua partecipazione alla gara di Cassano dicendogli espressamente di avere partecipato alla gara («...a Cassano, vedi che se non ci sta nessuno .... sto sempre io.. ») e di avere ricevuto da Sannicandro la seguente risposta: «Adesso non ti allargare troppo ... dobbiamo accontentare un pochetto tutti quanti... organizziamoci per i lavori idraulici...». Sempre Antonio Di Carlo, con la figlia Carmelisa e il funzionario regionale Michele Tamborra (la donna finita agli arresti domiciliari e Tamborra raggiunto da interdizione) avrebbero interferito anche nella gara indetta dal Comune di Conversano per i lavori di recupero e valorizzazione del Parco Archeologico di Castiglione (in cambio il funzionario avrebbe intascato 5mila euro).

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