BARI - «Improvvisa mancanza di commesse» e «perdita di clientela». Circostanze, almeno secondo l’azienda che si auto assolve sul punto, «non previste dall’imprenditore». Dopo lo scandalo giudiziario che ha travolto la Soa, azienda leader nei settori logistica, trasporti e distribuzione di merci per conto delle più grosse catene di supermercati del sud Italia, sostanzialmente accusata di avere frodato il fisco per milioni di euro, adesso esplode la crisi occupazionale. Avviata la procedura di «Fis», Fondo d’integrazione salariale (ammortizzatore sociale riservato alle aziende che non rientrano nel campo di applicazione della cassa integrazione) nei confronti dei circa 60 dipendenti Soa (in prevalenza amministrativi).
Una bomba che presto potrebbe allargarsi a macchia d’olio anche alla galassia di cooperative che fanno capo al Consorzio e che prestavano servizi praticamente a un cliente unico, la stesso Soa appunto. Circa duemila lavoratori in tutto. Si parte con 12 settimane di «Fis», poi si vedrà. Un intervento «necessario al fine di salvaguardare l’occupazione a fronte dello stato di crisi in atto» si legge nella lettera inviata a Filcam Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Rsa aziendali.
Un mese fa la guardia di finanza ha eseguito un decreto di sequestro preventivo - emesso dal gip - del valore di 60 milioni di euro nei confronti di Soa e di tre cooperative che operavano nello stesso settore facenti parte del consorzio. I 60 milioni sono considerati dalla Procura di Bari il profitto di dichiarazioni fraudolente mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti (per gli anni di imposta dal 2016 al 2021) e di omesso versamento dell’Iva pari a 25 milioni.
Perno dell’inchiesta che conta tra i cinque indagati, Oronzo Angiulli, sino ad agosto 2022 amministratore di Soa, nonché, secondo gli inquirenti, amministratore di fatto delle cooperative collegate tra loro, gestite da «teste di legno» e che fungevano - questa è l’ipotesi - da meri «serbatoi» di manodopera. Soa, cioè, società «filtro» incaricata di servizi dal trasporto al facchinaggio, avrebbe subappaltato quei servizi alle cooperative, risparmiando così sui costi forza lavoro. Un’indagine complessa e non ancora conclusa se le fiamme gialle sono tornate da Soa, nella sede operativa dell’Interporto e in quella legale ad Alberobelllo per acquisire altra documentazione.
Ma torniamo alla crisi occupazionale. Secondo Soa, l’accesso agli ammortizzatori sociali si rende necessario a causa della improvvisa mancanza di clientela. Eppure secondo una relazione redatta dall’amministratore delegato chiamato a sostituire Angiulli nell’ambito di una operazione di «self cleaning» successiva a una approfondita verifica fiscale della guardia di finanza, le commesse si sono rarefatte per altre ragioni. L’amministratore in carica dall’8 settembre 2022 al 24 giugno 2023 ha messo nero su bianco una serie di presunte criticità sulla gestione del consorzio targata Angiulli, in parte figlie del «carente e lacunoso» assetto organizzativo. Da un lato cooperative satelliti «meri contenitori di personale» e sommerse da «ingenti debiti tributari», dall’altro il consorzio in «profonda crisi economico/finanziaria e gestionale che ha chiuso negativamente 16 mesi sui 24 esaminati, con ben 9 mesi di perdita consecutiva realizzati tra settembre del 2021 e maggio 2022».
Insomma, la crisi veniva da lontano. Tra le cause lo «tsumani finanziario» determinato dalla scadenza, il 30 settembre 2022, dell’accordo di prossimità, firmato nel 2016 tra le cooperative e i sindacati in deroga rispetto ai contratti collettivi. Un patto che ha consentito a Soa di potere risparmiare in maniera significativa sul costo del lavoro, e di potersi presentare sul mercato con tariffe molto competitive. Venendo meno di un accordo che avrebbe drogato l’offerta - è il ragionamento - i costi si sono allineati agli standard nazionali. Di qui perdita delle commesse e addio utili. Con una escalation di «perdite strutturali» che per anni sarebbero state «coperte con evidenti maquillage di bilancio».