BARI - Sono i seicento metri della discordia. Che fanno infuriare i negozianti e preoccupare non poco i residenti. Per quello che non esitano a definire «il nostro nuovo caos quotidiano» tra disagi alla circolazione e alla sosta delle auto e incassi sempre più esigui. «Stiamo perdendo nei primi due mesi il 50 per cento dei clienti» sentenziano di vetrina in vetrina.
Scatta questa mattina a Bari la protesta dei commercianti di viale Japigia, la principale strada dell’omonimo quartiere dove da luglio scorso è stata creata la pista ciclabile light parallela alle auto in sosta. Alle ore 9 sono state simbolicamente abbassate le serrande delle attività commerciali mentre in serata saranno spente le insegne. Due momenti pacifici e fortemente simbolici per puntare il dito contro la decisione del Comune di creare proprio qui una bidirezionale per le due ruote con una semplice gettata di asfalto seguendo le orme della prima pista ciclabile leggera e post Covid del centralissimo corso Vittorio Emanuele.
Il percorso, che si snoda lunga il lato dei numeri civici pari, ha creato il restringimento della carreggiata e azzerato diverse modalità della sosta (doppia fila inclusa) creando a detta dei commercianti non pochi disagi. Messi neri su bianco in una petizione popolare (raccolte già oltre 300 firme) ed esposte durante un incontro nei giorni scorsi a Palazzo di Città con il sindaco Antonio Decaro, ma che non ha sortito i risultati sperati. Da qui la decisione di organizzare un flash mob invitando i residenti ad esporre lenzuola bianche ai balconi in segno di protesta nei confronti dell’amministrazione comunale.
«Perché questa pista così concepita non ci piace» è il mantra che riecheggia da queste parti. «I commercianti - è la tesi del quartiere - rischiano di chiudere le proprie attività, in quanto i clienti ormai preferiscono fare i propri acquisti in altre zone per non sottoporsi ai rischi di difficoltà di circolazione e ai blocchi stradali derivanti dal restringimento della carreggiata». In queste settimane non sono mancate infatti scene di ordinaria follia tra furgoni per lo scarico delle merci, autobus di passaggio, auto incolonnate e cantieri infiniti. Anche perché da più parti viene fatta notare la pericolosità della pista creata a ridosso dei cassonetti, delle auto e senza la previsione di una sola rampa per disabili e carrozzini.
«La speranza è che questa civile protesta - spiegano i commercianti nel volantino affisso su alcune vetrine - possa portare l’amministrazione comunale a rivedere quanto realizzato, apportando le necessarie modifiche al fine di non distruggere intere famiglie che vivono esclusivamente dalle attività commerciali che oggi hanno subìto un crollo dei propri incassi quotidiani».
Viale Japigia è una strada commercialmente molto viva, fatta di tante attività, molte anche a conduzione familiare, ma che in questo periodo si sentono stritolate tra la concorrenza della grande distribuzione - tra alcune settimane in via Oberdan sbarcherà la catena dei discount MD in quello che fu l’ex centro commerciale De Sandi - e la riduzione dei posti auto creata dalla nuova viabilità e dalla presenza della pista ciclabile. «I clienti, spaventati dall’impossibilità di parcheggiare, scappano verso i più vicini centri commerciali dove ci sono le aree parcheggio» spiegano alcuni commercianti e componenti del neonato comitato spontaneo di Viale Japigia.
Una vicenda che anche sui social ha preso una strada ben precisa: oltre il 60 per cento dice «no» alla pista in base a un sondaggio pubblicato su un gruppo Facebook che racconta la vita e i bisogni del quartiere. Un quartiere che nella sua strada principale si prepara ad abbassare le serrande e a spegnere le insegne.