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«Bari mi ha adottato ed io sono riconoscente», Lucien arrivato solo dalla Guinea oggi è mentore per altri ragazzi

 
Rita Schena

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Rita Schena

«Bari mi ha adottato ed io sono riconoscente», Lucien arrivato solo dalla Guinea oggi è mentore per altri ragazzi

L’assessore Bottalico: «Accogliere i migranti minori significa far capire loro che non sono soli, che possono contare su adulti pronti ad aiutarli»

Domenica 17 Settembre 2023, 10:46

BARI - «Sono arrivato a Bari nel 2017 e accolto in famiglia grazie al progetto Famiglie senza Confini del Comune». Lucien parla con una erre morbida e calda. Il sorriso ti conquista. Originario della Guinea non parlava una sola parola di italiano quando ha toccato terra italiana. Oggi ha 22 anni ed è uno studente di Scienze Politiche al terzo anno, dopo essersi preso il diploma di scuola media e superiore.

«Sono stato tra i primi ragazzi migranti ad essere stato coinvolto in Famiglie senza confini. E' grazie a questo progetto che posso dire che Bari è una città accogliente, che mi ha dato tanto. Certo ci sono problemi, servirebbero molte più risorse per garantire percorsi di accoglienza e inclusione, anche per questo ho voluto dare la mia disponibilità: io sono stato accolto e oggi sono io che cerco di accogliere i ragazzi e far loro capire che c'è qualcuno che si prende cura di loro».

«Lucien diventerà un orientatore nel prossimo centro pensato per gli adolescenti che apriremo a breve – spiega l'assessore Francesca Bottalico -, dove attiveremo spazi studio per ragazzi universitari e non solo. Con lui stiamo organizzando un grosso torneo interculturale e diversi festival sul contrasto alle discriminazioni».

«I migranti minori che arrivano sono ragazzi seri, che hanno affrontato la morte per avere una opportunità. Sentono il dolore dello straniamento – raccontano alcune delle famiglie che in questi anni hanno fisicamente abbracciato questi ragazzi -. Accoglierli significa far capire loro che non sono soli, che possono contare su adulti pronti ad aiutarli. Sono riconoscenti e per noi è un arricchimento: attraverso le loro storie conosciamo le loro culture e insegniamo le nostre».

«Grazie al progetto Famiglie senza Confini e alla cooperativa Gea non mi sono sentito più solo – conferma Lucien -. Non è stato facile per me. Arrivavo dalla Guinea, non sapevo parlare né capire l’italiano, non conoscevo nessuno. La mia priorità era studiare, imparare la lingua italiana per comunicare con le persone, farmi capire, integrarmi realmente. Volevo fare attività, conoscere gente. Ho iniziato dalla licenza media, poi il diploma di scuola superiore e infine ora l’università».

«Quello che si crea con le persone che ti accolgono sono legami unici – continua Lucien – sono ponti che avvicinano. Chi arriva qui da migrante è costretto a strapparsi le radici, a ricominciare. E' importante trovare chi ti apra le braccia e ti fa sentire come a casa. Chi scappa ha difficoltà da non avere scelta. Io sono stato fortunato, ma c'è chi lo è meno. Anche per questo io sono grato a Bari e ho deciso di dimostrare in concreto la mia riconoscenza per quanto ho avuto. La famiglia che mi ha accolto mi ha dato una seconda possibilità di vita e non era scontato che la avessi. Nel tempo ho parlato con mia madre del mio desiderio di dare una mano a chi si sente solo, o spaesato e lei ha apprezzato. Ora che sono adulto, ho deciso di dare il mio contributo al progetto “Famiglie senza confini Adulti”, diventando mentore. Dare una mano è importante e per me – ha concluso – voglio essere un esempio per molti ragazzi, studenti piccoli o grandi che non sanno cosa fare, o a chi rivolgersi. Sono entrato nel mondo dell’attivismo perché io ho provato cosa significa essere solo. E questo non è bello. Oggi sono molto contento perché alcuni di questi ragazzi che ho seguito sono iscritti a scuole o all’università. Ora anche grazie al progetto Famiglie senza confini adulti, è arrivato il momento di essere ancora più utile, voglio diventare un mentore».

Ora Lucien è all’ultimo anno di università. Non solo, è il presidente dell’Associazione studenti stranieri. È impegnato socialmente, vuole essere al fianco di chi si sente solo. Organizza anche progetti culturali tra cui l’«Afrofest», Festival con il Comune.

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