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Alga tossica, è di nuovo allarme nel Barese: ecco le zone con presenza «abbondante»

 
Antonio Galizia

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Antonio Galizia

Alga tossica, è di nuovo allarme nel Barese: ecco le zone con presenza «abbondante»

La concentrazione maggiore è stata rilevata al Lido Trullo nel capoluogo. È quanto emerge dal sesto monitoraggio eseguito da Arpa nei sei punti prelievo del litorale barese (Molfetta, Giovinazzo, Bari lido Trullo e lido Lucciola, Mola di Bari e Monopoli)

Mercoledì 30 Agosto 2023, 15:54

BARI - C’è un’alga insidiosa, spesso invisibile ad occhio nudo e che può intossicare, che si sta diffondendo sempre più sul litorale barese. È l’Ostreopsis Ovata, la cosiddetta alga tossica. La concentrazione maggiore e ben superiore al limite è stata rilevata al Lido Trullo nel capoluogo. È quanto emerge dal sesto monitoraggio eseguito da Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) della Puglia nei sei punti prelievo del litorale barese (Molfetta, Giovinazzo, Bari lido Trullo e lido Lucciola, Mola di Bari e Monopoli).

Secondo il campionamento divulgato ieri ed eseguito dal primo al 16 al 30 agosto, è stata rilevata una presenza «abbondante», tuttavia non «potenzialmente pericolosa» al lido Trullo nel capoluogo, dove la densità di Ostreopsis è pari a 125mila 367 cellule per litro (il limite è 20mila). Un dato in aumento rispetto al precedente monitoraggio che segnava 2880. Concentrazioni in aumento anche a Giovinazzo (8mila 330 rispetto agli 8mila 135), a Lido Lucciola a Bari (14mila 905 contro il precedente 5776), Mola di Bari sito ex Iom (14mila77, dato in aumento rispetto al 680 registrato nella prima quindicina di agosto) e Monopoli Castello Santo Stefano (680 contro il precedente 320 e la totale assenza di alga tossica nel mese di luglio). I dati, conferma Arpa Puglia, pur non destando preoccupazione, suggeriscono accorgimenti da parte dei bagnanti. Infatti, nel caso di certificata fioritura di Ostreopsis è opportuno evitare lo stazionamento lungo le coste rocciose durante le mareggiate, limitando il consumo a scopo alimentare di frutti di mare quali, ad esempio, i ricci che, evidenziano i biologi dell’agenzia regionale, a causa della loro eco-biologia (brucano sulle alghe) «potrebbero potenzialmente accumulare la tossina».

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