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Bari, arriva il verdetto dei giudici: «Anche le suore devono pagare l’Imu»

 
Giovanni Longo

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Giovanni Longo

Bari, le sanzioni ridotteper i «ritardatari» Imu

Secondo la Corte di giustizia è legittimo l’avviso di accertamento. Conto da 310mila euro tra sanzioni e interessi

Venerdì 18 Agosto 2023, 12:48

BARI - Se un ente religioso svolge attività didattica esercitandola come una vera e propria attività d’impresa, l’esenzione Imu non si applica e, di conseguenza, l’imposta è dovuta. La Corte di Giustizia tributaria di secondo grado della Puglia, seguendo questo ragionamento giuridico, ha respinto il ricorso della «Provincia religiosa di Bari delle suore adoratrici del sangue di Cristo» che chiedeva l’annullamento dell’avviso di accertamento 2012 emesso dal Comune di Bari.

Morale: l’ente religioso cui fanno capo l’Istituto Preziosissimo Sangue, l’istituto scolastico Beata Maria De Mattias e Celips (Cultura e Lavoro e Preziosissimo Sangue), molto noti in città, non solo deve versare l’imposta (212mila euro) più sanzioni (63mila euro) e interessi (35mila), ma è stato anche condannato a pagare le spese (4mila). Totale: 315mila euro circa.

L’esenzione prevista dalle norme tributarie per gli enti religiosi non si applica nel caso concreto perché ai fini del riconoscimento «l’importo delle rette deve essere significativamente ridotto rispetto ai prezzi di mercato, onde evitare un’alterazione del regime di libera concorrenza». In sostanza, scrive la seconda sezione Corte di giustizia tributaria pugliese, «l’esenzione può trovare applicazione a condizione che sia dimostrato che l’attività di natura didattica sia svolta con modalità non commerciali. E a fare il discrimine in questo caso è la retta». L’ente religioso, in sostanza, «avrebbe dovuto provare - cosa che non ha fatto - che la retta pagata non costituisse contributo idoneo a coprire, per una parte significativa, i costi effettivi di gestione» scrivono i giudici tributari (presidente Fernando Antonio Cazzolla, relatore Salvatore Casciaro, giudice Nicola Magaletti). Un conto è svolgere l’attività a titolo gratuito o dietro un corrispettivo simbolico, altro è svolgere di fatto un’attività d’impresa.

La «Provincia religiosa», ente proprietario degli immobili di via Scipione l’Africano, via de Marinis e piazza Garibaldi, sedi delle note scuole cattoliche paritarie dove si sono formate generazioni di baresi, in primo grado aveva sostenuto che l’attività svolta non aveva natura commerciale; che lo scopo istituzionale consiste in opere di educazione; che le rette versate dai genitori degli alunni sono corrispettivi meramente simbolici. Tante buone ragioni per beneficiare della esenzione del pagamento del tributo. Una tesi non condivisa dai giudici tributari che hanno accolto, invece, le argomentazioni di segno opposto prospettate dal Comune.

Legittimo, dunque, l’avviso di accertamento per omesso versamento dell’imposta emesso dalla Ripartizione tributi di Palazzo di Città con riferimento al periodo d’imposta 2012. Un contenzioso non isolato tra Preziosissmo Sangue e Comune, considerando che un provvedimento di analogo tenore era stato emesso dalla Corte di giustizia tributaria di primo grado anche con riferimento al periodo d'imposta 2016. In quel caso le suore sono state condannate in primo grado a versare a Palazzo di Città 190mila euro oltre a sanzioni (57mila euro) e interessi (27mila). Totale 275mila euro circa.

E pensare che all’ente religioso poteva andare anche molto peggio, considerando che il Comune non ha emesso alcun avviso di accertamento per le annualità 2013, 2014 e 2015. Il conto, con ogni probabilità, sarebbe stato ancora più salato.

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