BARI - Il censimento degli alberi a rischio (ben 1.243) nei quartieri della città, realizzato dal Codacons e pubblicato dalla Gazzetta martedì scorso, ha evidenziato un quadro di degrado oggettivo delle condizioni di parte del verde urbano, rispetto alle quali gli esperti interpellati (l’agronomo Daniele Zanzi, incaricato dalla sezione barese della associazione dei consumatori, e l’ex professore ordinario dell’Uniba Pasquale Montemurro) hanno riscontrato pratiche errate nella manutenzione e suggerito la necessità di affidarsi a figure specializzate («non si tratta di potature, ma di scempi che non hanno alcuna motivazione» ha relazionato il primo; «sono evidenti le conseguenze di una trascuratezza nella gestione che è stata perpetrata già da anni addietro; c’è da sperare che Bari ammoderni al più presto la gestione degli alberi e di tutto il verde», ha scritto il secondo in un intervento).
MULTISERVIZI -Chiamata in causa («chiederemo al sindaco e agli assessori competenti di annullare il contratto in essere con la società dei servizi urbani e di indire una gara di appalto per l’affidamento di un servizio centrale e di vitale importanza», ha affermato il referente del Codacons locale Dario Durso), la Bari Multiservizi, società in house del Comune, cui sono affidati i servizi di manutenzione e custodia degli immobili comunali e delle aree a verde, ha provveduto a preparare un documento per puntualizzare il proprio coinvolgimento e relazionare l’operato svolto, specificando le ragioni di determinati interventi e segnalando, dopo aver visionato censimento completo del Codacons, per quali di essi non ha avuto alcun ruolo. «La Bari Multiservizi - afferma il presidente Francesco Biga - ha la manutenzione di una aliquota del verde cittadino attraverso una specifica convenzione. Le attività, svolte nell’ambito di superficie complessiva pari a 1 milione di metri quadrati, che rappresenta circa un sesto dell’area a verde del capoluogo, sono di carattere continuativo a canone durante tutto l’anno e si caratterizzano, ad esempio, in aratura, rasatura prati, sagomatura aiuole, spollonatura, pulizia dal verde degli alvaretti (l’insieme di cordoli e terreno sede degli alberi - n.d.r.) all’interno dei giardini e dei plessi scolastici. Tale attività è ripetitiva ed è svolta su base mensile ed è divisa in quattro classi. Per questa attività ogni mese viene redatto un programma che è poi comunicato al settore Giardini del Comune da cui la società dipende. Assieme a questa attività ordinaria (a canone) la società è chiamata a svolgere altre lavorazioni cosiddette a misura. Ossia la società è pagata per quello che fa ed è contabilizzato a fine anno. Le lavorazioni sono potature, trattamenti contro pasandisia e punteruolo rosso e pronto intervento (a seguito di eventi atmosferici). Esse sono di volta in volta richieste dal settore Giardini e, soprattutto, le potature non vengono eseguite sempre nelle aree che abbiamo in manutenzione a canone. In poche parole, non è la società a decidere, quando arriva il periodo delle potature, quali alberi potare e in quali zone. Tutt’al più vi è da parte della società segnalazioni di esigenze».
SERVIZIO - Bari Multiservizi, insomma, rivendica la bontà della gestione di propria pertinenza (sostanzialmente rimandando la palla dalla parte opposta del campo, quella di pertinenza delle ditte che si occupano delle altre potature del capoluogo). «La maggior parte dei presunti “scempi” di cui si parla nell’inchiesta non sono potature eseguite dal nostro personale, che è sotto la diretta supervisione dei tecnici del Settore Giardini (dove ci sono tre agronomi e quattro periti agrari - n.d.r.), ma da altre ditte incaricate dal Comune. Non è inutile ricordare - continua Biga - che Bari Multiservizi fino a 7 anni fa non riusciva a soddisfare la domanda dell’Amministrazione, mentre adesso la soddisfa e assicura interventi supplementari a costo zero per le lavorazioni a canone: invece di eseguire dodici passaggi mensili per la rasatura dei prati, ad esempio, ne fa qualcuno in più, tanto che lo scorso anno ha coperto 6.859.000 metri quadrati, circa 240.000 mq in più rispetto ai 6.569.000 dovuti (va moltiplicato un milione per sei, questo è il calcolo), pari a un beneficio in termini economici, stando ai costi della convenzione, di 100.000 euro circa. Tutto ciò con meno dipendenti rispetto al passato e con una selezione che ha consentito di abbassare l’età media e di innalzare la professionalità, ricercando personale già formato con concorsi pubblici specifici e facendo seguire corsi di formazione in continuo anche sulla sicurezza delle lavorazioni».