BARI - All’imboccatura del porto l’acqua non supera il metro. A Torre a Mare il porticciolo resta insabbiato come ogni intervento promesso. I suoi 4-5 metri di pescaggio sono ormai un ricordo lontano. A distanza di un anno, la situazione non è cambiata se non nelle conseguenze: lo scalo diventa sempre più impraticabile e tra poco potranno entrare e uscire solo le barche a remi, le più leggere e le uniche a potersi muovere in 50 centimetri d’acqua. La ventina di pescatori professionisti che finora hanno resistito sfidando anche le microlesioni agli scafi, saranno costretti a «emigrare» con inevitabile aggravio di costi, se vorranno continuare a pescare e con un porto che diventa sempre più inaccessibile anche in caso di emergenze.
Se un’imbarcazione si trovasse in difficoltà per un’avaria o in caso di maltempo in arrivo, non potrebbe farlo. Anche i soccorsi sarebbero in evidente difficoltà, perché trainare uno scafo nel porto più vicino, che sia Bari o Mola, potrebbe rivelarsi difficile. La soluzione attesa, ma che per tanti motivi continua ad essere rimandata, è il dragaggio. Rimedierebbe ad anni di deposito dei sedimenti che hanno progressivamente insabbiato il porto di Torre a Mare, come altri sul litorale barese, e restituirebbe fruibilità a un’infrastruttura che oggi vede mancare almeno un paio di metri di acqua in quello che dovrebbe essere lo specchio d’acqua del molo.
ll colpo d’occhio rende evidente che c’è qualcosa che non va, al di là della sporcizia portata dalle onde, degli accumuli di alghe e della sensazione di abbandono che si somma alla desolazione di metri e metri di sabbia emersa che fanno sembrare che il mare si sia ritirato. Molti scafi sono letteralmente in secca. Una condizione che fa praticamente camminare i pescatori dentro l’ansa di ormeggio per raggiungere le imbarcazioni, o che costringe chi ha piccoli pescherecci a spostare tutto il carico a prua durante l’ingresso in porto per alleggerire al massimo la poppa dove è alloggiato il motore, in modo da consentire alle eliche di avere lo spazio minimo di movimento.
Ma il vero rischio sono le microlesioni delle quali ci si accorge solo in un secondo momento, in mare aperto quando minuscole infiltrazioni diventano improvvise e pericolose falle. Non è solo colpa delle basse maree tipiche del periodo, che rendono possibilmente più evidente uno stato di incuria che va avanti da troppo tempo. Sono bloccati anche i lavori al braccio esterno del porto: si attendeva una draga per rimetterlo in linea ma alla fine, la scorsa estate, sono stati fatti solo dei fori ai massi per fissare le imbracature.
Sono state ripristinate solo le chianche divelte sulle banchine e tolte un po’ di alghe accumulate sul bagnasciuga. Si aspetta un bando per appaltare i lavori e una soluzione efficace per far decantare e filtrare la sabbia inquinata dei fondali. Chi frequenta il porto segnala poi un altro motivo di preoccupazione e pericolo incombente nella speranza che intervengano i servizi sociali: nella grotta sotto il ristorante che si affaccia sul porticciolo, dove prima si faceva il presepe, oggi vive un senzatetto in condizioni di disagio e di evidente degrado.