POLIGNANO A MARE - Istituzioni e comunità locale sono gli attori di un percorso, lungo e tutt’altro che facile, per rendere Costa Ripagnola sito Unesco. Se ne è parlato ieri sera, dinanzi a un’aula consiliare gremita grazie all’iniziativa «Grand Hotel, Costa Ripagnola: albergo di lusso o patrimonio dell’umanità?» promossa dall’associazione «La Giusta Causa». L’incontro è stato introdotto dal sindaco Vito Carrieri che ha ribadito la posizione dell’amministrazione comunale sintetizzata dalla delibera di indirizzo adottata dal consiglio comunale, oggetto di critiche da parte dell’opposizione per non aver prodotto il ricorso al Tar.
Presidente de «La Giusta causa», l’avvocato Michele Laforgia ha evidenziato la difficoltà di «conciliare la libertà dell’iniziativa privata con l’esigenza di tutela del territorio. Nel progetto iniziale vi era un parco pubblico che è stato eliminato».
Se la Regione è pronta a finanziare l’intervento per tre milioni di euro a valere sul turismo, «il nostro patrimonio non è artificioso - ha aggiunto Laforgia – e dobbiamo chiederci cosa vogliamo fare del nostro territorio mentre la Puglia è in crescita sul piano turistico. Il territorio è bene comune indisponibile, occorre interpellare la comunità e di qui la proposta di inserire Ripagnola nel patrimonio Unesco che costituisce una giusta causa».
Sugli aspetti procedurali per la candidatura è intervenuto l’architetto Amerigo Restucci: «Polignano supera la dimensione regionale. Dobbiamo esplorare il modo in cui questa porzione del territorio può diventare un bene da candidare all’Unesco. Un percorso che comporta il rilievo del territorio dal punto di vista geologico e deve costruire percorsi per rendere viaggiatori interessati a conoscere il territorio e incontrare la comunità. Regione Puglia e Comune devono cercare situazioni contermini lungo la dorsale adriatica, mantenendo la leadership di Ripagnola. ll Ministero manda la documentazione a Parigi che manda due ispettori. E’ un percorso lungo nel quale è necessario che non ci siano tradimenti»,
Molto applaudita la relazione dell’architetto Mariella Annese, supportata da dati significativi sullo sviluppo turistico di Polignano «riconosciuta nel 2017 dalla Regione Puglia località ad economia turistica e culturale, protagonista di uno sviluppo privo di una regia pubblica, che si è distinta dal modello della riviera romagnola grazie alla unicità del paesaggio». «Dobbiamo chiederci se intendiamo lo sviluppo turistico come una svendita del patrimonio agli operatori economici o una forma di accoglienza. La candidatura Unesco va avviata perché la comunità acquisisca piena consapevolezza del valore di questo patrimonio», dice.
Il ricorso al Tar è stato presentato dalle associazioni ambientaliste. «Noi abbiamo acceso la scintilla – ha detto Alessandro Rutigliano dei pastori della costa – tenendo in piedi una non facile battaglia a livello giudiziario. Nel 2019 la Regione, dopo un flash mob, si è attivata e l’anno dopo ha costituito il parco, primo passo verso la candidatura Unesco. Abbiamo sollevato il problema del resort che insiste su una piccola area ma significativa. Siamo grati all’Amministrazione per averci ascoltato e invitiamo tutti a seguirci».
«Le associazioni ambientaliste e i cittadini – ha detto Mara Buttiglione – hanno avviato una battaglia. Il percorso per l’Unesco è lungo e difficile, deve coinvolgere le istituzioni e i cittadini. Si potrebbe mettere in relazione anche con la candidatura della via Appia Antica magari comprendendo la costa di Polignano, Egnazia, i laghi di Sassano. Bisogna avere presente l’obiettivo e il percorso nella direzione di uno sviluppo sostenibile».
Un’attenta ricostruzione dell’iter legislativo a livello regionale, con l’istituzione del parco, è stata fatta dal giornalista Fabio Modesti. «A partire da allora si è capito che ci sono regole da rispettare. Ora bisogna lavorare perché l’area protetta sia effettiva e abbia una gestione reale. La legge che ha istituito il parco è stata una tragedia, la sentenza della Corte costituzionale con la sua azione demolitoria l’ha resa perfetta, va solo applicata. Occorre applicare l’atto di indirizzo dell’Amministrazione comunale, applicare la legge e sviluppare gli strumenti di tutela, sostenendo nel contempo la candidatura Unesco».